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Lo strano caso di "Kinds Of Kindness"

Un progetto con un timing insolito che non ha una nicchia di riferimento

Lo strano caso di Kinds Of Kindness Un progetto con un timing insolito che non ha una nicchia di riferimento

Oggi Yorgos Lanthimos è un regista mainstream. Non è un difetto né una critica, sia chiaro. Si tratta di una semplice considerazione. Povere Creature! è riuscito a raccogliere un successo unanime, a partire dal Leone d’Oro a Venezia fino ad arrivare alla Notte degli Oscar, passando per un ottimo successo al botteghino e un grande gradimento da parte del pubblico. Sicuramente aiutato dal sodalizio con una star come Emma Stone e dalla tematica attualissima, sembra che Lanthimos sia riuscito a intercettare quell’audience amante del weird (ma non troppo). La casella occupata per lungo tempo da Tim Burton e rimasta sguarnita in tempi recenti.

Eppure, nonostante siano chiare le ragioni, in questo successo non c’è nulla di scontato. Anzitutto perché Lanthimos è greco e, come dimostrano in diversi casi, il sistema hollywoodiano e il gusto del pubblico statunitense faticano a sposarsi con chi non è americano o comunque non ha quel tipo di imprinting. In più si tratta di un regista dal background profondamente autoriale ed europeo. Anche senza considerare i titoli prodotti in Grecia e concentrandoci solo sui primi lavori in lingua inglese (The Lobster e Il Sacrificio del Cervo Sacro), abbiamo davanti film difficili, naturalmente respingenti per temi e linguaggio filmico utilizzato. E dopo il bagno di folla arrivato con Povere Creature! - dove è evidente ci sia stata una semplificazione del proprio approccio al cinema (percorso già iniziato con La Favorita) - nascevano spontanee delle domande. Adesso che fare? Ma soprattutto, davvero Lanthimos è pienamente soddisfatto di questo genere di successo? Quesiti a cui potrebbe aver risposto Kinds Of Kindness.

Delle strane tempistiche

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Non insinuiamo che Lanthimos si stia lamentando della fama e della ricchezza ottenuta. Ma è vero che spesso alcuni autori, quando raggiungono certi risultati, si sentano come imbrigliati dalla loro nuova posizione e inizino a cercare progetti alternativi, quasi a prendere le distanze da quanto fatto in precedenza. E Kinds Of Kindness sembra proprio un esempio di questo tipo. Prima di tutto per le tempistiche. Il film, presentato al Festival di Cannes, arriva a pochissimi mesi di distanza dall’uscita in sala di Povere Creature! Ancor meno dalla Notte degli Oscar in cui è stato tra i protagonisti assoluti e dall’approdo su Disney+. Certo, si tratta di un progetto che era già pronto e terminato ma non è comunque un timing normale. Non c’è alcuna ragione per rilasciarlo ora e di certo non regge la scusa del voler cavalcare l’onda di Povere Creature!. Si poteva aspettare qualche mese - magari tornare a Venezia e uscire a fine anno - ma si è scelto di non farlo. Come a voler prendere in un qualche modo le distanze dal vicino passato o, quantomeno, sottolineare che c’è anche altro.

Tornare Respingenti

Poi è la stessa natura del progetto a creare curiosità. Kinds Of Kindness è un film diviso in tre capitoli auto-conclusivi, dove attrici e attori son sempre gli stessi ma, di volta in volta, interpretano personaggi differenti. Una tipologia di prodotto che, proprio per sua natura, non ha un vero pubblico a cui rivolgersi se non la nicchia cinefila. Ad aggiungersi come deterrente c’è anche la durata. Parliamo di 2 ore e 45, che sarebbero molte per un titolo qualsiasi ma che diventano tantissime in un film a episodi. Il pubblico è chiamato a ricominciare una nuova storia ed a conoscere nuovi personaggi per tre volte, l’ultima delle quali a 120 minuti dall’inizio.

La sensazione è quella di vedere un Lanthimos che si riaffaccia al suo vecchio mondo. Non più un’opera in costume con scenografie imponenti. Nessun effetto "vanilla weird" con esasperazione di alcuni vezzi stilistici (come l’uso del fish eye). Kinds Of Kindness è contenuto e minimal nel respiro ma comunque con una regia raffinata e un montaggio di altissimo livello. Anche nei temi e nei toni si cambia rotta. E non è un caso che la sceneggiatura sia co-firmata da Efthymis Filippou, storico collaboratore del regista greco che però mancava proprio negli ultimi due lungometraggi. Kinds Of Kindness assomiglia a una raccolta di racconti di un grande romanziere, un progetto forse non del tutto riuscito ma realizzato da persone che si stavano divertendo sul set. Forse un tentativo di Lanthimos di ricordare (o ricordarsi?) da dove viene. Una boccata d'aria dopo un successo opprimente e prima di un nuovo grande progetto.