La storia del progetto HTM di Nike
Raccontata da Hiroshi, Tinker e Mark
15 Marzo 2016
HTM rappresenta la collaborazione tra Hiroshi Fujiwara, fondatore di fragment design e famoso per il suo lavoro nella scena Harajuku Street Fashion; Tinker Hatfield, Vice President of Creative Concepts nonché designer delle più iconiche silhouette Nike; Mark Parker, il Presidente e CEO di Nike. Questa collaborazione ha visto la nascita di 32 release, che hanno sottolineato l’obiettivo di reinterpretare le silhouette più classiche, esaltare le nuove tecnologie e aprire la strada a future applicazioni.
Attraverso le loro parole vogliamo ripercorrere questi 14 anni di esperienza e collaborazioni esclusive.
#1 LA COLLABORAZIONE HTM DEBUTTA NEL 2002 CON UNA REINTERPRETAZIONE SENZA PRECEDENTI DELLA NIKE AIR FORCE 1, MA DA DOVE DERIVA IL NOME HTM?
H: Altre aziende si sono avvalse di acronimi per le proprie collaborazioni, così come fosse un nome in codice ho utilizzato HTM per ricondurla a Hiroshi, Tinker e Mark. Ma non ho mai immaginato che ne sarebbe diventato davvero il nome ufficiale.
T: Sono convinto che alla fine l’idea di HTM sia stata di Mark. Lui sa davvero come mettere insieme le persone giuste.
M: Abbiamo dato al progetto la sua identità attraverso l’associazione con le nostre iniziali, che all’inizio apparivano prive di significato per la maggior parte delle persone che le vedessero. Ma HTM rappresentava l’impronta di ognuno di noi sul processo di design di ogni prodotto.
#2 CHE RUOLO RICOPRONO MARK, TINKER E HIROSHI IN QUESTO PROGETTO ESCLUSIVO?
T: Mark interpreta il ruolo che è sempre stato suo. E’ un designer ma è anche stato uno sviluppatore e ha trascorso molto tempo in laboratorio. In più, ha sempre avuto la capacità di scegliere le persone con le quali lavorare e i progetti più giusti ai quali dedicarsi. E’ poi un vero genio nel rifinire, curare e riorganizzare.
M: Sia Hiroshi che Tinker sono due partner creativi meravigliosi. Hiroshi è uno stylist-designer più che un designer puro. Possiede un innato senso dello stile, della vestibilità e della semplicità. La sua capacità di vedere come il design possa adattarsi alla vita di tutti i giorni è impagabile. Tinker è un mago, invece, nel combinare tra loro in un modo davvero unico design, performance, innovazione e stile.
#3 CHE OPPORTUNITA’ HA OFFERTO IL PROGETTO HTM?
H: In quel momento non era comune il concetto di sneakers di lusso. Così all’inizio HTM rappresentò l’opportunità di aggiungere alle sneakers un senso di particolare ricercatezza.
T: All’inizio, HTM è stato un esercizio di elevazione di design classici attraverso l’impiego di colorazioni e materiali inaspettati.
M: Ognuno di noi ha un diverso stile e approccio al nostro lavoro, cosa che sono convinto renda il risultato di questo lavoro molto più forte. Si potrebbe paragonare questo nostro processo a una sessione di jazz – come fossimo musicisti che fanno riff e costruiscono idee l’uno su quella dell’altra. A volte partiamo da un’idea specifica sulla quale uno di noi è ossessionato, altre invece il processo è più libero.Hiroshi è più un designer-stylist che un designer puro. Possiede un innato senso per lo stile, la semplicità e la portabilità di un capo, e un occhio attento verso il modo in cui il design si adatta allo stile di tutti i giorni.
Il lavoro di Tinker parla da solo. Ha contribuito al conferimento di un nuovo livello di personalità al prodotto, non solo al footwear, che il mondo non aveva mai conosciuto.
#4 HTM SI EVOLVE NEL 2004, DANDO VITA ALLA NIKE SOCK DART, CHE SI RIFA’ ALLO SPIRITO INNOVATIVO DELLA NIKE SOCK RACER…
H: Più tardi in Giappone mi accorsi del suo impatto sul mercato. Ripetevo continuamente a Mark e Tinker che la scarpa era così interessante e futuristica che avremmo dovuto riproporla. Decidemmo così di elevare la silhouette attraverso HTM.
T: Vi dirò – una delle ragioni per le quali ho preso parte ad un progetto di questo tipo è che ti offre la possibilità di svelare delle “gemme” alle quali in pochi avevano prestato attenzione. Facendolo, puoi innescare il pensiero sul futuro del design. La Sock Dart ha aiutato le persone a ripensare alcuni dei progetti in lavorazione dal momento che iniziavamo a lavorare molto con la lavorazione a maglia e che quella su cui stavamo lavorando era una scarpa tanto avanzata e futuristica.
M: La Sock Dart è il risultato delle sperimentazioni del team di Tinker sulle macchine a tessitura circolare. Parte fondamentale del processo di produzione di footwear ispirato alla calza ebbe proprio inizio con la Sock racer della metà degli anni ’80.
#5 NEL 2012, IL LAVORO DI NIKE CON LA LAVORAZIONE A MAGLIA HA COMPIUTO UN PASSO DECISIVO CON L’INTRODUZIONE DELLA SUA RIVOLUZIONARIA TECNOLOGIA FLYKNIT, CHE PORTO’ AL LANCIO DELLA NIKE HTM FLYKNIT RACER E DELLA NIKE HTM FLYKNIT TRAINER +…
H: Le scarpe Flyknit hanno un look semplice ma sono allo stesso tempo estremamente tecniche. Ho potuto capire quanto incredibile questa tecnologia fosse. Ma nei primi sample, era difficile capire che la tomaia della scarpa fosse effettivamente realizzata a maglia. Così allo scopo di rendere visibile al massimo la costruzione a maglia e priva di cuciture, consigliai al team di servirsi dei colori per raccontare il nuovo concept, ad esempio mixando tra loro fili di colore diverso.
T: In qualche modo HTM ci diede l’opportuntà di agevolare l’ingresso di una tecnologia tanto rivoluzionaria sul mercato. Avremmo potuto imparare da questo lancio, far conoscere la tecnologia alle persone, e partire da lì per lo sviluppo futuro. Così a mio parere, questa release Flyknit è stato il miglior esempio dell’obiettivo e del potenziale di HTM.
M: Riuscivamo a intravedere innanzi a noi l’immenso potenziale di Flyknit. Era evidente che stavamo riscrivendo le regole della progettazione a servizio della performance. Quando abbiamo realizzato il salto che saremmo stati in grado di fare attraverso l’impiego di Flyknit in sostituzione al tradizionale processo di costruzione taglio/cucito, era come mettere a confronto aerografo e collage. La precisione è estrema. Potevamo ora progettare nei minimi dettagli qualunque soluzione desiderassimo – supporto, flessibilità o traspirabilità – attraverso la lavorazione dei fili e dei pattern di tessitura.
#6 NEL 2014, HTM LAVORO’ PER LA PRIMA VOLTA SU UNA SCARPA DA BASKETBALL: LA KOBE IX ELITE LOW HTM…
H: La KOBE IX Elite Low HTM ci ha permesso di celebrare la grande evoluzione di Flyknit. Quella che inizialmente era stata una tecnologia applicata al running poteva ora essere messa al servizio degli intensi movimenti diagonali del basketball.
T: Sicuramente non sono stato coinvolto in modo diretto nel design della scarpa ma ho affiancato Eric Avar durante il suo sviluppo, e a mio parere si è trattato del prodotto meglio realizzato, progettato e testato che abbiamo mai messo insieme. Una superba combinazione di tecnologia e insight dell’atleta.
M: Kobe è un atleta che ha sempre desiderato avvalersi delle ultime tecnologie nel proprio footwear, e sembrò così perfetto che la sua fosse la prima scarpa a cui un atleta dava il proprio nome ad essere rivisitata da HTM. Ne era davvero entusiasta e penso abbia apprezzato molto la connessione con HTM.