Come l’Haute Couture sta resistendo alla crisi del lusso
Un dato francamente inatteso che promette bene per la prossima Couture Week
20 Giugno 2024
Che il 2024 sia un anno di crisi e ripensamento del lusso è qualcosa di noto a tutti. Ma nonostante il rallentamento generale del settore, la produzione degli abiti più rari e costosi del mondo continua a prosperare, dimostrando di essere immune alle pressioni esterne. Sidney Toledano, presidente della Chambre Syndicale de la Haute Couture, ha espresso ottimismo riguardo allo stato attuale dell'Haute Couture alla vigilia della Couture Week di Parigi, che si terrà dal 24 al 27 giugno. «A livello globale, l’haute couture sta andando bene», ha dichiarato Toledano, sottolineando la domanda costante di prodotti custom made di elevata qualità. Questo sentimento è condiviso anche nei mercati fiorenti dell'haute joaillerie (alta gioielleria) e dell'haute maroquinerie (alta pelletteria), e si estende persino al settore della cosmesi. Secondo un report di 360 Research Reports, «la dimensione del mercato globale dell’Haute Couture è stimata a 12.020 milioni di dollari nel 2022 e si prevede che raggiungerà una dimensione di 13.780 milioni di dollari entro il 2028, con un CAGR del 2,3% nel periodo in esame». Toledano, veterano del settore e consulente del presidente di LVMH Bernard Arnault, ha lodato la programmazione della settimana che sta per aprirsi, che avrà quasi 30 maison presenti ma anche assenti illustri tra cui Valentino e Fendi.
La vera sfida per il settore, come Toledano ha detto, è quella del reperimento di maestranze: la domanda c’è, l’offerta pure ma qualcuno deve fisicamente cucire e creare tutti i diversi vestiti dato che la regola fondamentale dell’Haute Couture è che tutto quanto va realizzato a mano. Il reclutamento e la formazione di sarte e sarti specializzati sono cruciali per soddisfare l'aumento degli ordini da parte dei clienti di Europa, America, Asia e oltre – ed è per questo che ad esempio Van Cleef & Arpels ha inaugurato di recente una nuova scuola per gioielleri in città. In generale, comunque, il servizio offerto dall’Haute Couture, anche se non ovviamente redditizio come le altre ramificazioni commerciali dei vari brand, rimane fondamentale per la brand perception. Molti brand, in effetti, come ad esempio Schiaparelli e Viktor & Rolf, che vendono anche linee di prodotti collaterali all’haute couture vera e propria come profumi o pelletteria, compensano l’assenza di negozi internazionali e la misura tutto sommato ristretta delle proprie operazioni globali con l’enorme prestigio che l’haute couture può dare. Un altro segnale positivo è la vitalità del settore con nuovi brand di lusso entrati di recente nella programmazione della couture, tra cui Balenciaga e Thom Browne, De Vilmorin e il brillante Robert Wun, ma anche Maison Margiela che sostanzialmente sfila solo con la collezione Artisanal se si eccettua lo show della linea MM6 a Milano. Un altro newcomer molto interessante della prossima edizione sarà invece l’esordio del brand De Pino, fondato e diretto da Gabriel Figueiredo, che produrrà una collezione di haute couture genderless.
Proprio per esplorare gli ampiamenti del mercato, Toledano ha rivelato che la Chambre Syndicale sta considerando aggiornamenti a questi requisiti per adattarsi ai tempi che cambiano consentendo una frequenza ridotta delle sfilate, ma senza rimuovere rigorose linee guida sulla produzione. I parametri aggiornati potrebbero essere introdotti già a fine anno. Non mancano nemmeno speculazioni sui brand che potrebbero tornare a produrre Haute Couture: Givenchy, ad esempio; ma anche Lanvin e Saint Laurent. In generale, nel mondo dominato da un ready-to-wear sempre più uniforme e in certi casi scadente, la couture rappresenta ancora un laboratorio di design sperimentali e concettuali oltre che una garanzia di qualità artigianale elevatissima. La crescita e il successo del settore, a occhio e croce, sembra anche determinata dalla sua relativa sostenibilità: senza la pressione di avere enormi margini, lavorando manualmente e garantendo un’esclusività superiore l’Haute Couture è ancora un’area dell’industria dove uno sviluppo organico e sano è accettabile e dove non serve dopare le vendite. È, in sostanza, un settore ancora autentico e che deriva il suo valore da questa autenticità. Ed è proprio per questo che la Chambre cittadina non ha voluto posporre il calendario per le Olimpiadi, preferendo invece proseguire con un’edizione vivace magari lasciando più spazio tra uno show e l’altro e provando ad aggirare i diversi ostacoli (più che altro logistici) presentati dalla concomitanza dei due eventi.