Tutte le volte che Topolino è finito in passerella
Celebriamo i cento anni di Disney ricordando i migliori cameo moda
26 Ottobre 2023
Un paio di orecchie che il Times ha definito come «una delle più grandi icone del XX e del XXI secolo», otto dita rivestite da guanti bianchissimi in contrapposizione alla silhouette nero pece e una verve iper-pop concepita una notte nell'ufficio Laugh-O-Gram Studio: stiamo parlando di Topolino, all’anagrafe Mickey Mouse. Il suo creatore, Walt Disney, lo presentò nel 1928 per il cortometraggio Steamboat Willie traendo ispirazione da un topo realmente esistito - «Mi affezionai particolarmente a un topo domestico marrone. Era un piccoletto timido. Toccandolo sul naso con la matita, lo addestrai a correre all’interno di un cerchio nero che avevo tracciato sul mio tavolo» aveva raccontato Walt Disney in persona. Quando ha preso parola per la prima volta, nel corto The Karnival Kid, Mickey Mouse pronuncia un telegrafico “Hot Dogs“ che fa breccia sui bambini di tutto il mondo - coni gelato, orologi, pantofole e biancheria intima cominciano a reclamare a gran voce l’immagine di Topolino. Nonostante muovesse i suoi primi passi all’interno di uno scenario economico segnato dal crollo di Wall Street, Mickey Mouse ha instaurato una relazione istantaneamente proficua con il mondo della moda, tutt'ora declinata in nuove collaborazioni. Dalla fine del 2023 la Disney, pur essendo riuscita a prolungare la scadenza dei diritti esclusivi su Topolino per ben due volte, non potrà più farlo su Mickey Mouse versione Steamboat Willie (1927) preservando, comunque, il copyright sulle versioni successive.
Ripercorriamo insieme l’eredità che Topolino ha lasciato al mondo della moda tra streetwear, slogan, attitude naïf e deviazioni punk.
Il cappello con le orecchie
Al crescere della richiesta di un merchandising con le sue sembianze, la Disney decide di assumere nel 1932 un pubblicitario di Kansas City, Herman "Kay" Kamen, per supervisionare tutti gli aspetti di licenza in merito alla protezione del copyright. Nel 1955 la Disney lancia così i primi cappelli con le orecchie del topo più popolare e redditizio mai esistito, mostrando come l’immaginario estetico tracciato da Mickey Mouse non sia stato soltanto un’enorme fonte di guadagno, ma anche la più preziosa proprietà intellettuale posseduta dall’azienda statunitense.
Topolino tra il pop e il punk
Il legame fra Topolino e la moda, come tutti i veri e propri fenomeni sociologici di massa, parte dalla spontaneità della strada e finisce con l’imporsi sulle passerelle di tutte le capitali del fashion. Prima di arrivare agli scatti dell’attrice Lisa Bonet e di Lenny Kravitz immortalati per strada nel 1987 con un pupazzo a dimensioni umane del topo antropomorfo per antonomasia, scavando in rete, il web ci restituisce un ritratto di Michael Jackson tredicenne mentre indossa una tee con la stampa di Mickey Mouse. Quel protomodello in cotone grigio approda così su John Lennon, Jamie Lee Curtis e su Emilio Estevez nel film The Outsiders (1982): l’immagine di Mickey Mouse, seppure non codificata dalla moda in senso stretto, è già fissata nella memoria collettiva del XX secolo. Merito, forse, della reinterpretazione punk messa a punto negli anni ’80 da Vivienne Westwood che, con il Mickey and Minnie dress, immagina e imprime sul cotone bianco l’amplesso tra la coppia di topi più famosa al mondo.
Topolino e il y2K
È a cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 che la moda fa di Mickey Mouse un caso paradigmatico, mettendo fine alla vecchia querelle che contrappone il pop con il concettualmente snob, l’alto e il basso. Se infatti per creativi come Jeremy Scott, Bobby Abley o Marc Jacobs Mickey Mouse ha costituito il naturale interlocutore di una moda sagace e più o meno disimpegnata, per altri Topolino ha funzionato da catalizzatore di reazioni precedentemente sconosciute. Per Number (N)ine, nel 2000, si è trattata di un’operazione di restyling dell’immagine sdolcinata e ingenua di Mickey Mouse: ispirandosi alla rockstar Eddie Vedder, Topolino assume la posa del frontman dei Pearl Jam e diventa il paladino del grunge nella categoria tee e hoodie ricercatissime su Vinted. Restando in Giappone, dove nel videogioco cult Kingdom Hearts Mickey Mouse è il re del Castello Disney, non si può non citare il varsity jacket di Hysteric Glamour in voga negli anni ’90 con la stampa del personaggio di chiara matrice Disney. Lo stesso immaginario è stato ripreso da brand come Dolce&Gabbana che, nella sfilata FW04, abbozza la storia d’amore tra Topolino e Minnie su una gonna a crinolina color crema già ripescata dagli utenti di TikTok.
Mickey Mouse in passerella
Il 2010 è la volta delle Mickey Hi, sneaker sviluppate da adidas e Jeremy Scott per Disney sulla base di un modello vintage del brand tedesco, le Eldorado. Nello stesso anno è il brand italiano Iceberg, con la collezione SS10 e con la Resort 2012 poi, a rilanciare la verve di Topolino. Energia, quella manifestata da più di novant’anni da Topolino, di cui anche il maestro del colore Charles de Castelbajac si è servito per il suo brand Jean-Charles de Castelbajac (chiuso nel 2016) per la collezione SS12 sotto forma di un abito long sleeve con stampa all over. Nel 2012 è Comme des Garçons, con la FW13, a ricordarci del potere sovversivo che un semplice paio di orecchie da topolino può portare in passerella - Topolino, nella sua malleabilità interpretativa, si lascia modellare anche dai sofismi massimalisti di Rei Kawakubo. È Marc Jacobs, nei suoi voli pindarici mega impattanti, a conquistare celebrities e magazine con un maglione cropped grigio scuro con Topolino che sa di grunge high fashion (la sua variante rossa dalla collezione SS13 è persino all’asta).
Topolino nella moda contemporanea
Dopo la presentazione del film biografico Walt before Disney del 2015, ispirato al libro di Timothy Susanin e con la celebrazione dei 90 anni di Topolino nel 2018, la moda ha continuato a ridisegnare i contorni di un’icona intergenerazionale: le collaborazioni con Supreme, Zara, Moschino [tv] H&M, Gap, Kith o la giacca college di Tommy Hilfiger sono solo alcuni degli esempi di come quei pantaloncini rossi con due bottoni e le scarpe over gialle siano stati prelevati e ripartiti fra ready to wear e fast fashion. Ma è forse l’operato di Alessandro Michele da Gucci ad aver tirato il meglio dal personaggio di Mickey Mouse, prendendo la sua testa e trasformandola in una borsa sulla passerella dello show SS19. Soltanto un anno dopo, in concomitanza dell'anno del Topo cinese, Gucci collabora con Disney abbinando il monogram della maison fiorentina con il volto di Topolino. Persino John Galliano, partendo dalle riflessioni esplorate dalla Couture di Maison Margiela, arriva ad arruolare Mickey Mouse nella sfilata Co-Ed 2023 stampando la sua immagine su t-shirt in un campo minato fatto di leggings a rete, tacchi a spillo Tabi rossi rubbino, camicie di flanella rivestite di chiffon e spille punk. Vale la pena ricordare che «tutto questo è iniziato con un sogno e un topo», un topo il cui aspetto innocente racchiude un messaggio inaspettatamente cinico e realista: «Potresti non rendertene conto quando succede, ma un calcio nei denti potrebbe essere la cosa migliore del mondo per te» aveva detto Walt Disney. E la moda se ne è accorta tempo fa.