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5 cose che puoi trovare soltanto sul profilo Ig di Marc Jacobs

E perché il suo feed è una curatela di moda postmoderna

5 cose che puoi trovare soltanto sul profilo Ig di Marc Jacobs E perché il suo feed è una curatela di moda postmoderna

«Mi piacciono le persone che trasmettono un senso di individualità. Amo qualsiasi cosa risulti strana e imperfetta, perché è naturale ed è reale» è una di quelle frasi che, cercando in rete, finisce dritta nella lista degli aforismi di Marc Jacobs. Classe 1960, newyorkese e fautore del fenomeno culturale del grunge degli anni ’90  (vedi alla voce Perry Ellis), il noto designer americano è stato persino alla guida di Louis Vuitton dal 1997 al 2013. 33 tatuaggi che rifarebbe senza alcuna remora, un rehab di cui lo stilista ha parlato apertamente e una visione della moda così contagiosa da potere essere riassunta soltanto nelle sue parole: «La moda non è un'arte, è parte dell'arte di vivere».

Marc Jacobs, in effetti, appartiene ad una generazione di creativi che l’industria della moda l’ha creata per davvero, forgiando, riconoscimento dopo riconoscimento, i capisaldi di quel decennio passato alla storia come Golden Age - creatività e commerciabilità di pari passo con l’incosapevolezza che le esigenze di un sistema ipervigilante avrebbero potuto rivelarsi dannose per la sanità mentale degli addetti ai lavori. Con alle spalle un licenziamento lampo da Perry Ellis controbilanciato dalla nomina a miglior designer women dal CFDA nel 1992, una linea omonima attiva da più di vent’anni e un modo di giocare con la moda difficilmente riconducibile ad un’unica categoria estetica, Marc Jacobs è il ritratto del direttore creativo sopra le righe. Oltre alle sue collezioni, è soprattutto il suo feed Instagram a ricordarci che conservare è meglio che archiviare: il suo profilo Ig è una vera e propria curatela di moda gestita da un curator decisamente flamboyant. Qui una selezione delle cinque cose che puoi trovare soltanto sul suo account IG dove, con l’ironia e la sagacia tipiche del designer, si passa dalle posizioni queer sulla moda al mecenatismo in ambito letterario.

Una passeggiata a Central Park con i boot di Rick Owens

Nel 2019 il designer newyorkese si era già cimentato nelle libere associazioni con i foulard, rendendoli dei copricapi degni di un’impareggiabile vibe granny chic - nemmeno Grace Kelly li avrebbe portati con tanta disinvoltura. Nello stesso anno ha rincarato la dose postando uno scatto a Central Park con indosso un paio di stivali di Rick Owens, modello con tacco posteriore di 13 cm e plateau di 7, abbinato con foulard legato al collo, giacca vintage pied de poule, camicia a quadri e un paio di blue jeans skinny. L’hairstyle, poi, è imbalsamato in un wet look geometrico, impreziosito da due mollette argentate e glitterate all’altezza delle tempie. C’è del glamour, del kitsch, del camp e lo styling, nel suo insieme, potrebbe richiamare persino dei vezzi di un dandy - una mise sicuramente non passata inosservata per una passeggiata al parco insieme al marito Char Defrancesco.

 Una sessione di birdwatching in tacchi 

Il 2020 è stato l’anno degli outfit da pandemia, terreno fertile per il dilagare del comfy in tutte le sue forme. Non per Marc Jacobs che, nella sua casa di campagna a nord di New York, si era concesso una sessione di birdwatching in mezzo alla natura. Seduto su un tronco in una posa plastica e munito di binocolo, il designer ha indossato un look due pezzi (cardigan e gonna color fango custom Marc Jacobs), cappello safari e un paio di sandali slingback con tacco. Fuori contesto penserete. Se leggete attentamente la caption, capirete però che questa è stata la mise della sua summerCAMP - l’eccesso e la stranezza mirano ad una critica sociale che non sta di certo a pensare alla sobrietà.

Una foto con Miuccia Prada e Raf Simons

A scorrere il feed di Marc Jacobs viene da chiedersi se il fashion system sia un mondo fatato in cui i colleghi si supportano amorevolmente  e vicendevolmente (spoiler, le cose non stanno esattamente così). Le foto insieme ad un Pharrell Williams ancora non direttore creativo di Louis Vuitton, i fotomontaggi ironici che ritraggono il designer americano e Karl Lagerfeld in una puntata dei Simpson, uniti agli appreciation post di brand emergenti nei suoi styling catchy lascerebbero intendere (e sperare) che possa esistere un modo genuino di concorrere insieme agli altri player del settore. E poi lo scatto insieme a Miuccia Prada e Raf Simons parla da solo: un’ordinaria giornata newyorkese a pranzo con i due direttori creativi di Prada. Pare infatti che Marc sia devoto, da sempre, alla Signora della moda e non vede perché mai dovrebbe farne un mistero.

 Il photo dump con le ballerine

Dopo averci abituato a modelli di scarpe chunky o vertiginose, il designer ha poi deciso di passare alle ballerine. Ne ha scritto un’ode con un photo dump in cui ha descritto il design del modello partorito dal suo team in occasione della FW23, precisando che il copy non è frutto di Chat GPT. Le bacia da lontano perché, sempre facendo fede al  suo frasario,  «la moda non è una necessità. Va dritta al cuore. È un capriccio. Non ne hai bisogno, la vuoi». E lui alle ballerine, per il momento, non vuole proprio rinunciare (anche se sono di Balenciaga).

 La reading hour 

Querelle de Brest di Jean Genet, La donna perfetta di Ira Levin, Le regole dell’attrazione di Bret Easton Ellis o, ancora, Walking through Clear Water in a Pool Painted Black sono solo alcuni dei titoli che compaiono nella rubrica “the reading hour” curiosando sul feed di Marc Jacobs. Immagini in cui il designer, mettendo in secondo piano la sua verve high fashion, riscopre la letteratura americana e non, instaurando una conversazione con la sua community con il fine di scambiarsi banali consigli di lettura. L’ultimo libro consigliato da uno dei 100 uomini considerati più influenti al mondo secondo il Time? Quello scritto e curato dalla sua amica e regista Sofia Coppola, The Archive, alla cui presentazione Marc ha optato per un look total black Chanel.