Federico Lupo
18 Giugno 2012
La poetica di Federico Lupo sembra riprendere i moventi che, agli inizi del Novecento, portarono Marcel Proust ad individuare nella memoria l'unico strumento capace di recuperare il “tempo perduto” e nell'arte l'unica via per sfuggire all'azione del tempo stesso che, nel suo fluire incessante, muta ineluttabilmente la natura delle cose. Tuttavia, la riflessione artistica di Lupo spinge il fulcro dell'indagine oltre la definizione della funzione dell'arte, per registrare gli effetti che quest'ultima produce nella società. I volti plastici - se pure evanescenti - richiamano il bisogno atavico dell'uomo a cristallizzare la vita, a costringere un ricordo entro una forma tangibile che possa essere documento, testimonianza della sua esistenza.
Dal testo di Alessandra Ferlito
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Sezione Arte a cura di Patrizia Emma Scialpi