
A chi piace l’arte AI?
La tecnologia è entrata in dialogo con la creatività ma nessuno vuole ascoltare
18 Febbraio 2025
Tra un paio di giorni inizierà una nuova asta di Christie’s ma, nonostante si tratti della più grande casa d’aste al mondo, questa volta l’azienda non è riuscita a conquistare il supporto dei fan. In migliaia hanno firmato una open letter contro la vendita in programma il 20 febbraio, dedicata unicamente a opere create con l’intelligenza artificiale. È la prima volta che la casa d’aste più grande al mondo dà il via a un’asta del genere, che includerà più di venti lot appartenenti anche a decenni passati, dagli anni ’60 a oggi. Solo il 26% delle opere incluse nella vendita di Christie’s saranno NFT, mentre il resto corrisponde a schermi digitali, sculture, dipinti, stampe e scatole luminose. Secondo le previsioni della casa d’asta, le vendite potrebbero ammontare a un totale di 600mila dollari. Adesso però l’azienda deve confrontarsi con le migliaia di persone che hanno chiesto espressamente l’annullamento dell’asta, sostenendo che i programmi utilizzati per la creazione delle opere siano stati creati sulla base di opere protette da copyright. La notizia fa scalpore non solo a New York, dove dovrebbe tenersi l’asta di Christie’s, ma fino in Europa: questa primavera, la Milano Design Week sarà proprio incentrata sul tema dell’AI, perciò il caso di questi giorni offre un piccolo anticipo delle critiche a cui potrebbe dover fare fronte la fiera di design più importante al mondo.
I’ve looked at the public statements of the artists involved in the Christie’s AI art auction, and I think it’s likely that at least 9 or so of the works being sold use models trained on copyrighted work without permission.
— Ed Newton-Rex (@ednewtonrex) February 10, 2025
I don’t blame the artists for this - they’re just using… https://t.co/1AKqBa5aS6
L’open letter indirizzata agli organizzatori dell’asta AI ha iniziato a circolare il giorno seguente all’annuncio della vendita. Le opere incluse nell’asta includono la firma di artisti ben noti, tra cui Refik Anadol, Harold Cohen, Holly Herndon e Mar Dryhurst, Alexander Reben e Claire Silver, eppure la critica più importante sollevata nei confronti dei loro lavori riguarda proprio la loro autenticità. «Queste opere e le aziende che le hanno ideate sfruttano gli artisti umani, utilizzando il loro lavoro senza autorizzazione o pagamento per costruire prodotti commerciali di IA che competono con loro - legge l’open letter - Il vostro sostegno a queste opere e alle persone che li utilizzano premia e incentiva ulteriormente il furto di massa del lavoro degli artisti umani da parte delle aziende di IA». Ciò che sostiene la lettera indirizzata a Christie’s non è sbagliato: i programmi AI Midjourney, Stable Diffusion e Dall-E sono coinvolti in cause legali per possibile infrazione del copyright.
Centinaia di artisti di tutto il mondo si sono scagliati contro le nuove tecnologie AI, affermando che le aziende che hanno allenato questi software hanno utilizzato le loro opere senza dare loro nessun tipo di riconoscimento né di ricompensa. In risposta, le compagnie tech si sono difese citando il fair use, che in alcuni casi consente anche l’utilizzo di materiale protetto da copyright. Similmente, uno degli artisti il cui lavoro sarà presente all’asta di Christie’s, Sarp Kerem Yavuz, sostiene che l’idea che l’arte creata con l’AI sia un furto corrisponda a un errore di comprensione della tecnica artistica, dato che per poter allenare un software occorre dargli in pasto «una combinazione di milioni di immagini», perciò non ha senso che un artista rivendichi il proprio dominio su un’opera AI.