In un mondo di rapper, Celine ha scelto il rock
Da Jack White a Bob Dylan, tutti i rocker di Hedi Slimane
07 Marzo 2023
Qualche giorno fa, per la sua serie continuativa Portrait of a Musician, Celine ha pubblicato un photoshooting con un protagonista abbastanza eccezionale: Bob Dylan. La leggenda della musica americana, un cantautore insignito del premio Pulitzer e anche del Nobel per la Letteratura, non si faceva fotografare dal 2012 – e il fatto che abbia deciso di farsi scattare da Hedi Slimane in persona per un progetto così associato a un fashion brand, la dice molto lunga sul capitale culturale che Slimane può vantare. Il ritratto di Bob Dylan, tra l’altro, è il coronamento di una serie di analoghi progetti che hanno avuto al loro centro Jack White, Julian Casablancas dei The Strokes, Kevin Parker dei Tame Impala e Paul Banks degli Interpol solo negli ultimi mesi. Chiunque conosca Slimane e il suo lavoro sa bene che la carriera del designer si è sviluppata, oltre che nella moda, anche nella musica – e nello specifico negli ambienti romantici del rock. I ritratti che Slimane firma ora da Celine rappresentano in fondo il desiderio di dare coesione a un patrimonio di conoscenze personali oltre che culturali che nella carriera del designer francese si è espresso attraverso un numero scioccante di collaborazioni col mondo della musica espresse sia attraverso la moda, tramite la curation dei costumi di scena di vari artisti, che attraverso la fotografia con numerosi ritratti visti nel corso degli anni. Ma con Celine questa collaborazione trova un compimento definitivo.
Se il rock accompagna Celine sin dal debutto di Slimane alla direzione creativa (la prima sfilata SS19 si aprì con Runway dei La Femme) e tutti quanti i suoi show hanno come colonna sonora la musica di artisti più o meno underground, nell’ultimo periodo il legame tra il brand e l’epoca musicale definita dallo stesso “Age of Indiness” è andato stringendosi sempre di più. Ci dev’essere sicuramente qualcosa di sentimentale che lega Slimane a quella scena indie rock dei primi 2000 che, in effetti, lui portò in scena e mitizzò ai tempi del suo esordio da Dior Homme le cui collezioni, ricordiamolo, prendevano tutte il nome da una specifica canzone. Era anche l’epoca in cui Slimane creava gli abiti per i The Strokes, The Libertines, i Franz Ferninand e The Killers – un’epoca fedelmente preservata nello sterminato diario fotografico online che lo stesso Slimane aggiorna dal remoto 2006. Proprio i The Libertines hanno creato la colonna sonora per lo show digitale SS23 della collezione donna e si sono esibiti dal vivo all’ultimo show FW23 per la collezione uomo al Le Palace di Parigi. A dicembre, invece, per lo show al teatro Wiltern di Los Angeles la collezione è presto diventata un concerto (anche abbastanza scatenato, ascoltando i resoconti di chi era presente) con una line-up che includeva Iggy Pop, gli Interpol, The Strokes e i The Killers. Infine, Slimane ha collaborato a Meet Me in the Bathroom, film adattamento dell’omonimo libro di Lizzy Goodman che racconta la scena musicale underground di New York nei primi 2000.
In tutte queste attività creative s’intravede non solo il desiderio di intercettare e farsi interprete di un aspetto particolare e originale del fenomeno Y2K che ha travolto la moda nelle ultime stagioni, ma anche quello di trovare un fondale e basamento creativo che vada oltre il mainstream e la sua superficialità e possieda invece uno status culturale autonomo e autoconclusivo, una tradizione di autenticità tutta sua e una mitologia che, proprio come i design di Slimane, è rimasta coerente con se stessa per anni: il rock. L'idea è anche quella di attingere a uno star system forse meno attuale ma sicuramente distaccato da quell'ecosistema di mega-star associate a tre o quattro diversi brand commerciali contemporaneamente e dunque più effimero e volatile, legato al trend del momento. Questo non ha certo impedito al brand di dialogare con ambassador più moderni, come Lisa delle Blackpink e Park Bo-gum, ma anche Austin Butler o Jacob Elordi, spesso visti indossare gli abiti del brand, che comunque ha espanso la sua presenza mediatica notevolmente – basti pensare al cardigan di Travis Kelce visto al Saturday Night Live dello scorso weekend. Non di meno, nello stringere il suo rapporto con il mondo del rock e le sue icone storiche, Celine assume su di sé quella iconicità senza tempo, iscrivendosi anche nella sua mitologia dato che, nel corso di oltre vent’anni di carriera, Slimane in persona ha accumulato un notevolissimo pedigree firmando negli anni i costumi di qualunque superstar pensabile: dai relativamente di nicchia Primal Scream fino ai Rolling Stones e ai Daft Punk – persino la copertina di The Fame Monster di Lady Gaga è stata scattata da lui, giusto per dare una misura di quanto i suoi ritratti di musicisti siano stati onnipresenti e influenti nell'ultimo decennio.