Fare i modelli sta diventando sempre più difficile
Il boom dei casting non è per forza una buona notizia
01 Settembre 2022
Precious Lee, Aaron Rose Philip, Winnie Harlow, Paloma Elsesser, Jill Kortleve: i nuovi volti dell’inclusività nell’alta moda testimoniano come il modello di bellezza dominante, il prototipo della ragazza bianca e bionda dal fisico minuto ma statuario che ha prevalso sulle passerelle dagli anni ‘90 ai primi anni ‘10, sia ormai anacronistico. Nonostante le fashion week internazionali siano ancora fortemente ancorate alla magrezza, specialmente per quanto riguarda il menswear, l’esigenza di una maggiore rappresentazione ha messo in discussione il concetto stesso di ‘modello’. Nell'era in cui chiunque può tentare la carriera da modello, alle solite bellezze eteree dal volto emaciato si affiancano nuovi volti curvy, spesso sotto il metro e settanta, oltre a una più ampia varietà di background razziali ed etnici: l’unico criterio richiesto è l'individualità. Ma, come sottolinea Melissa Magsaysay su Business Of Fashion, il boom dei casting è da un lato un’ottima notizia per la costruzione di un nuovo modello di bellezza più inclusivo e sfaccettato rispetto al passato, ma non è altrettanto positivo se parliamo di stipendi e competizione.
Con l’avvento dei social media è cresciuto esponenzialmente il bisogno di creare contenuti sempre più targettizzati e ad un ritmo sempre più veloce. Grazie alla necessità di un flusso costante di annunci digitali e contenuti sui social media «Il bisogno di risorse è insaziabile - ha raccontato a BOF Ben Sealey, fondatore e CEO di Cast Partner, un'agenzia di casting con uffici a Los Angeles, New York, Miami, Città del Messico e Mumbai - la durata di vita di un contenuto può essere anche un giorno, almeno per quanto riguarda il digitale. C'è una crescita enorme che non mostra segni di rallentamento.» Sealey cita come esempio il settore beauty: se in passato le colorazioni di un nuovo lancio di fondotinta potevano essere un massimo di 10, oggi le shade possono essere anche 50 pur di includere qualsiasi incarnato, di conseguenza nasce la necessità di avere una modella per ogni shade da scattare.
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Il boom dei casting è più significativo nel mercato di medio livello, con aziende come Gap, Banana Republic, Nike, adidas e Walmart che generano un'enorme quantità di lavoro. Ma il budget si divide tra e-commerce, campagne pubblicitarie, influencer e contenuti media, ed è così che spesso sono i modelli disposti ad accettare tariffe più basse o ad assorbire i costi di viaggio pur di farsi notare da un marchio ad essere selezionati, grazie anche ad un processo di casting sempre più virtuale. «Credo che oggi sia più difficile essere una modella, in termini di possibilità di ottenere lo stesso livello di reddito di quelle del passato - dice Daniel Thomas Jones, cofondatore e direttore dell'agenzia di modelle Chapter Management di Londra - Senza nulla togliere ai risultati ottenuti da modelle e agenti in passato, penso solo che tra influencer, street casting e l'uso più prolifico di musicisti e attori, la modella standard si trovi ad affrontare una concorrenza più ampia.» Cresce l'offerta ma anche la competizione ed il già complesso mondo dei modelli diventa così sempre più caotico senza normative chiare a regolarne il funzionamento, con un miliardo di clip a testimoniare le disavventure del mestiere su TikTok. Per questo è nato il Fashion Workers Act, il nuovo disegno di legge presentato al Senato dello Stato di New York, con il fine di fissare i pagamenti a 45 giorni dal termine delle prestazioni e assicurare ai modelli contratti trasparenti, nell'attesa di un cambiamento significativo che possa finalmente migliorare le condizioni di vita di chi svolge un mestiere molto più complesso di quanto possa sembrare.