Quando Marc Jacobs disegnava per Perry Ellis
E il grunge era cool
28 Giugno 2022
Con un sentenzioso quanto diretto «il grunge è orrendo», Suzy Menkes è stata una delle penne responsabili della fine della carriera di Marc Jacobs da Perry Ellis. Assunto dal brand americano nel 1988, fino al 1993 il designer aveva mantenuto una linea dal piglio stranamente rassicurante, salvo poi decidere di cambiare strada, portando in passerella modelle che simulavano una quasi totale indifferenza alla moda: camicie di flanella, vestiti floreali e un vibe da boscaiolo che difficilmente sarebbe risultato credibile agli occhi di un pubblico tradizionalista. Aveva deciso di raccontare una volta per tutte la scena grunge di Seattle.
Eppure, la scelta di dare adito ad una trasandatezza confinante con la dissolutezza lo portò diretto al licenziamento. A poco e nulla servì il consacramento del WWD Magazine - che lo aveva definito il guru del grunge - di fronte ad una stampa infastidita dall’atteggiamento inconcludente delle modelle in passerella. La collezione era probabilmente destinata a incarnare una coolness inarrivabile dato che, di lì a poco, sarebbe andata a sovrapporsi con l'immaginario imminente dell’ugly chic. Persino il casting riproduceva fedelmente la disillusione post anni ’80: Christy Turlington apriva la sfilata, mentre Kristen McMenamy e Kate Moss camminavano avvolte in strati di plaid con camicie legate a casaccio intorno alla vita. La produzione della collezione fu interrotta e Marc Jacobs decise di inviare dei campioni a Kurt Cobain e Courtney Love. Pur essendo tradotti in capi di lusso, gli indumenti della collezione SS93 di Perry Ellis disegnati da Marc Jacobs risultavano controversi per il semplice motivo di aver portato in passerella una moda non convenzionale. Quella diffusa fra le strade e di conseguenza meno ingessata rispetto ai soliti immaginari esplorati dal lusso patinato. Quella che dava voce a bed hair, cappelli lavorati a maglia, camicie da notte sbottonate e Dr. Martens in nome di un’autenticità direttamente prelevata dal mondo musicale e dalle subculture giovanili, consacrando Marc Jacobs a legittimo precursore dello streetwear.
La collezione SS93 fu un errore per il marchio Perry Ellis, ma non in termini aspirazionali. Prendendosi gli oneri e gli onori di aver violato la dicotomia lusso/streetwear, Marc Jacobs era riuscito a dare profondità a una narrativa tenuta cautelamente alla lontana dai piani alti della moda. Tanto che, a distanza di 15 anni, il designer ha avvertito l’esigenza di dare una seconda vita alla controversa collezione, corredandola della sua sola firma: nel 2018 Redux Grunge Collection 1993/2018 ha preso forma in 26 look realizzati con i tessuti e i ricami originali della SS93, uno scenario estetico di cui Marc Jacobs si è riappropriato in parte con la label Heaven by Marc Jacobs e con la collezione AW22 dove, in soli 10 look, ha plasmato un’idea di distruzione che ha finito con l’assumere un tono chiaramente postapocalittico. I pantaloni cargo tagliati e trasformati in gonne, il monogramma sminuzzato in frange, così come gli ornamenti sul ventre, sono chiari segnali di un tentativo di elevare il tutto a un livello più impressionante. E, se elevare vuol dire sollevare qualcosa in una posizione più alta o a un livello più importante, è esattamente questo che ha mosso Marc Jacobs nel disegnare una collezione che ora conserva del leggendario.