LVMH continua a crescere nonostante guerre e lockdown
Il ritorno della pandemia in Cina e i conflitti in Europa non hanno fermato il gigante del lusso
13 Aprile 2022
Il gruppo LVMH ha pubblicato il report dei suoi ricavi nel primo trimestre del 2022 conclusosi il 31 marzo scorso, mostrando ottimi risultati simboleggiati da un aumento del 29% nelle proprie revenue che non è stato fermato né dallo scoppio della guerra in Ucraina né dal ritorno del lockdown a Shanghai. Quest’ultimo, però, potrebbe avere delle ripercussioni in futuro che, se si verificheranno, potrebbero dunque diventare più evidenti nei prossimi mesi. Le chiusure in Cina, iniziate dal 15 marzo e che hanno coinvolto tra il 15% e il 25% degli store LVMH in Asia non hanno arrestato la crescita delle revenue che, globalmente, si sono attestate intorno ai 18 miliardi di euro e superando di circa 1 miliardo le proiezioni degli analisti. Rispetto ai problemi geopolitici, «LVMH rimane vigile ma fiduciosa» ha detto il gruppo.
Louis Vuitton e Dior hanno alimentato nello specifico la crescita del 30% nelle categorie di abbigliamento e pelletteria mentre Celine e Fendi hanno registrato performance forti, orologi e gioielleria sono aumentati del 17%, profumi e cosmetica del 19% mentre la divisione alcolici solo del 2%. Il report ha inoltre evidenziato come gli Stati Uniti siano diventati il mercato più importante per LVMH con un aumento del 26% delle vendite e doppiano invece il mercato asiatico in cui i ricavi sono aumentati solo dell’8% (una cifra bassissima considerato come nel primo trimestre dell’anno scorso le revenues locali erano salite dell’86%). Il gruppo rimane comunque sereno ricordando la lezione appresa nel 2020 e cioè che le perdite sul breve termine causate dai lockdown non corrispondono ad abbassamenti della domanda e la ripresa di questi mercati resta sempre dietro l’angolo.
Sulla questione russa LVMH non si è sbilanciato: dopo aver chiuso circa 120 boutique sul territorio nazionale, le perdite dovute al ban delle vendite non dovrebbero essere troppo rilevanti considerata la scarsa incidenza del mercato del lusso russo sulle vendite globali del gruppo. Più importanti sono i problemi generati dall’interruzione della fornitura di materie prime, specialmente diamanti, di cui la Russia è il più grande esportatore al mondo, anche se i rappresentanti del gruppo non si sono detti preoccupati del cambio di fornitura.