L’autenticazione è il segreto meglio nascosto del mondo del resell
E la sua espansione sta già portando alla nascita di un nuovo job market specializzato
31 Gennaio 2022
Chiunque abbia la passione del lusso secondhand e passi le ore a studiare tutte le novità di Vestiaire Collective, StockX o Grailed, ha anche imparato a riconoscere i fake: quando si scorrono le foto di un capo si guardano numeri di modello, stato delle etichette, presenza di branding all’interno e ci sono anche alcuni, più esperti, che riconoscono produttori e manifatture, ma anche l’epoca di questa o quell’etichetta. È una skill del tutto empirica, sviluppata affinandosi l’occhio e prendendo occasionalmente qualche granchio – eppure per le principali piattaforme di resell come quelle che abbiamo appena citato il processo di autenticazione è qualcosa di essenziale ma anche di difficile. «Abbiamo imparato ogni regola per l’autenticazione degli item di lusso», ha spiegato a Vogue Business la presidente di Hardly Ever Worn It, Rachel Reavley, «ed è un tipo di conoscenza che non vogliamo dare al mercato o fornire a chi produce falsi». E, in effetti, mentre il mercato del resell continua a gonfiarsi anche quello della contraffazione si fa sempre più sofisticato nelle sue copie e dunque i segreti dell’autenticazione diventano sempre più preziosi così come la figura di chi svolge il processo di autenticazione sempre più ricercata. Per metterla nelle parole di Derek Morrison, general manager di StockX per l’area EMEA, «il nostro mercato non può funzionare senza un’autenticazione garantita».
Il problema della vicenda risiede nell’aggettivo “garantita”: il mondo del resell sta attualmente cercando di risolvere la complicata issue dei costi e delle falle del sistema, ciascuno con diversi metodi. Grailed e Goat, ad esempio, svolgono autenticazioni digitali, a distanza, usando il machine learning e le community di moderatori. Altre piattaforme come Vestiaire Collective, StockX e The RealReal, invece, si affidano a squadre di autenticatori specializzati – anche se a volte, nel caso di Vestiaire ad esempio, l’autenticazione può avvenire in forma digitale e la verifica fisica richiesta pagando un piccolo sovraprezzo, potendo comunque scegliere la spedizione diretta. Da Vestiaire, c’è un programma di training interno che inizia con un corso di tre mesi, e prosegue con lo svolgimento di autenticazioni supervisionate per altri sette mesi con corsi mensili di aggiornamento. Da Goat l’addestramento dura svariati mesi e si conclude solo quando il test finale viene passato con il 100% delle risposte corrette.
Quando invece StockX arrivò in Europa nel 2018, il primissimo passo fu quello di aprire un authentication center a Londra – una struttura che svolge un ruolo logistico critico nel “ciclo vitale” di un marketplace del genere tanto che, nel 2016, il primo fake trovato dal team dell'azienda ricevette un post Instagram dedicato. Ovviamente entrambi i metodi hanno le loro falle: se StockX rimane forse il più stringente, in quanto tutti i vari prodotti devono essere in mint condition, possedere packaging e sostenere l’esame di un team di persone e di AI; marketplace enormi come Vestiaire Collective, Grailed e The RealReal invece, pur riuscendo a identificare la gran parte dei fake, se ne fanno sfuggire alcuni oppure considerano fake pezzi che invece sono autentici, come testimoniano numerosi thread di Reddit. Il caso più eclatante avvenne poco prima della pandemia, all’inizio dell’espansione del resell di lusso. Nel 2019, infatti, The RealReal dopo un settlement da 11 milioni per risolvere una class action riguardante le manchevolezze del suo sistema di autenticazione, l’azienda ha moltiplicato i suoi investimenti pubblicando anche un documento in cui viene descritto l’iter dell’autenticazione passo passo.
È chiaro che tutte queste manchevolezze, che sono comunque normali quando si parla del volume di affari dei marketplace che abbiamo citato, deriva sia dalla mera massa di milioni di utenti e centinaia di migliaia di item giornalieri da esaminare attraverso checklist molto precise; sia dalla sempre crescente sofisticazione delle copie. La parte più complicata del procedimento, però, rimane il recruiting: non esistono università per autenticatori e, esaminando i vari statement delle aziende a riguardo, si vede come molti team siano composti da professionisti che provengono tanto dal mondo delle aste, come Sotheby’s o Christie’s, quanto dai forum di esperti online, che hanno sviluppato una profonda conoscenza di modelli e materiali. In un articolo di Medium, un utente mostra come un modello fake di adidas Futurecraft 1.0 fosse stato tradito attraverso la luce: la suola stampata in 3D della sneaker veniva attraversata dalla luce, quella dei fake no – e i dettagli della suola mostravano alcune imprecisioni nelle finiture che ne provavano la falsità. Un tipo di dettaglio, cioè, che solo chi fabbrica le scarpe e chi le conosce da cima a fondo saprebbe riconoscere.
È un tipo di learning multidisciplinare (che va cioè dalla storia della moda fino all’orologeria) che finisce per accumularsi e cristallizzarsi: Vestiaire possiede un handbook da 600 pagine aggiornato regolarmente che contiene tutte le indicazioni per individuare contraffazioni; similmente StockX possiede una checklist composta da oltre cento data points mentre stanno nascendo servizi come LegitGrail che sostanzialmente sono autenticatori indipendenti che richiedono che ciascun oggetto sia verificato da almeno quattro persone diverse mentre Trove, che è una specie di fornitore di servizi di resell per i brand, proprio collaborando con loro acquisisce la competenza sul prodotto dagli stessi produttori. Di recente, poi, la tecnologia blockchain è diventato un nuovo metodo di autenticazione con l’Aura Blockchain Consortium (quello formato da LVMH, Richemont, il gruppo Prada e OTB) che «può dare ai brand maggiore controllo sui beni falsi e rubati, consente ai consumatori di mantenere il valore del loro investimento». Un altro esempio di tecnologia applicata all'autenticazione da parte dei brand è l’inclusione di un QR Code tra le etichette del singolo capo.
Il numero di iniziative, investimenti e sperimentazioni presenti oggi nel campo dell’autenticazione, così come la segretezza degli handbook che va crescendo, considerato come ogni handbook o checklist sia anche un manuale del perfetto contraffattore, dà la misura con cui il job market dell’autenticazione si stia espandendo e come potrebbe far nascere l’esigenza di una categoria di professionisti specializzati ad hoc. Una categoria che sarebbe anche così trasversale attraverso diversi campi e competenze da poter giustificare la nascita di corsi specializzati nelle scuole di moda, passo che comunque testimonierebbe un completo riconoscimento del mercato di lusso secondhand da parte dei singoli brand – un nodo “politico” per così dire che al momento è sulla strada della risoluzione.