Vedi tutti

È possibile digitalizzare l'artigianato italiano?

A nove mesi dall'istituzione della legge per il Made in Italy, il settore continua a barcollare

È possibile digitalizzare l'artigianato italiano?  A nove mesi dall'istituzione della legge per il Made in Italy, il settore continua a barcollare

Questa settimana a Roma si sta tenendo la Settimana Anticontraffazione 2024, evento per l'informazione dedicato alla protezione dell'economia e dei consumatori. Uno dei principali temi affrontati in questi giorni è proprio la contraffazione degli articoli di lusso, un fenomeno che nel 2024 ha avuto a che fare con l'inserimento di una nuova legge a protezione del Made in Italy (per la tutela e valorizzazione della proprietà intellettuale e commerciale dei beni italiani). Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha comunicato che, secondo quanto presentato in un report del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Contraffazione e all’Italian Sounding, a nove mesi dall'istituzione della legge sono avvenuti quasi 9mila sequestri di prodotti contraffatti, sono stati oscurati 354 siti web dedicati alla falsificazione e che in cento casi le autorità giudiziarie hanno distrutto le merci sequestrate. Inoltre, secondo la nuova legge, quest'anno sono state applicate più di 2mila sanzioni. La protezione del Made in Italy è un tema molto sentito nel settore moda, colpito nell'ultimo anno da diverse controversie: la scorsa primavera, le forze dell'ordine hanno messo sotto amministrazione giudiziaria dei brand italiani poiché coinvolti in diversi casi di manifatture illegali, mentre questo mese il distretto tessile di Prato (il più grande d'Europa) è entrato in sciopero per protestare maltrattamenti e contratti fasulli. Ai problemi legati alla legalità di alcuni dei principali siti produttivi d'Italia si accoda poi anche la crisi di filiera che coinvolge tutto il Paese: secondo un'inchiesta di MF Fashion, tutti i problemi legati all'artigianato italiano stanno portando il settore verso un generale declino.

Per risanare la filiera produttiva italiana, i principali esponenti del settore guardano alla tecnologia. Come affermava Carlo Capasa in un'intervista sui nostri canali, Camera Moda lavorerà alla preservazione del Made in Italy attraverso «la digitalizzazione dell’artigianato, per creare un ambiente forte per le piccole imprese e rafforzare i consorzi». Tale trasformazione sarebbe in grado di incidere anche sul mercato dei falsi che, come dimostrano i dati esposti in questi giorni alla Settimana Anticontraffazione, ha un impatto notevole sulla reputazione del Made in Italy così come sull'economia del Paese. Secondo il report "State of the Fake 2024", di Entrupy, «La globalizzazione ha rafforzato i mercati della contraffazione. Non solo le operazioni stanno progredendo, ma anche la qualità dei beni di lusso contraffatti sta migliorando, tanto che anche gli esperti hanno difficoltà a distinguere il vero dal falso». La piattaforma sostiene che strumenti di autenticazione supportati dall'intelligenza artificiale possono garantire fino al 99,1% di precisione grazie all'utilizzo di enormi database immagini.

In una strana svolta degli eventi, l'intelligenza artificiale si sta rivelando un enorme aiuto per il settore dell'artigianato, che all'arrivo della nuove tecnologia sul mercato aveva storto il naso. Se fino a poco tempo fa si pensava che l'IA avrebbe rubato il lavoro ai creativi e alla vecchia industria, adesso si sta dimostrando un supporto eccezionale nella lotta alla contraffazione e all'illegalità. E mentre si discute sulle tempistiche richieste per una completa «digitalizzazione dell'artigianato italiano» (un'impresa che, sebbene ottimista, potrebbe risultare piuttosto difficoltosa data la complessità e l'età del sistema tessile italiano), siamo sempre più vicini alla data dell'istituzione obbligatoria del Digital Product Passport (DPP) in Europa, fissata per il 2030. Una delle piattaforme che raccoglierà tutti i documenti digitali collegati agli articoli in vendita nell'UE sarà proprio Aura Blockchain Consortium, la no-profit lanciata dai gruppi del lusso OTB, Prada, Cartier e LVMH. Sempre che il mercato dei dupe non riesca a infiltrarsi anche lì.