Esiste un’alternativa a come consumiamo la moda?
La fine di LOT2046 sembrerebbe mettere un freno all'idea di un fashion system diverso
19 Novembre 2021
Nell'epoca del consumo aggressivo e delle consegne a casa in meno di 24 ore, il mondo della moda sembra essere diventato lo specchio di una società iperattiva. Si crea tanta moda, se ne consuma tanta e se ne spreca ancora di più, trasformando il nostro rapporto con il nostro guardaroba in una relazione morbosa e impersonale fatta di pulsioni spesso motivate dall'ambiente esterno. È proprio tra le pieghe di questo cortocircuito sociale che è nato LOT2046, il progetto di Vadik Marmeladov che solo pochi giorni fa ha annunciato la sua chiusura, spiegando con un breve testo sul loro sito che dal 1 gennaio 2022 il sito e il dominio cesseranno di esistere.
Nato nel 2017, alla base di LOT2046 c'era un'idea di community i cui principi si riassumevano nelle parole del suo designer: "Non c'è un founder, non c'è un consiglio di amministratore e non c'è futuro" per quello che veniva venduto come un brand senza direttori creativi o senza alcun interesse al profitto. Cos'era allora LOT2046? Un'utopia probabilmente, una che per 50 dollari al mese prometteva di mandarvi a casa tutto il necessario per la vostra vita quotidiana: tee, pantaloni, calzini, giacche e anche scarpe, tutto rigorosamente monocromatico e con un branding minimale. Dopo ogni ordine una mail vi chiedeva un feedback su quello che avevate appena ricevuto in un pacco su cui spesso comparivano scritte come “This is between us" o “For the good death” come aveva raccontato Kyle Chayka nel 2018 su Ssense. Ogni mail e ogni feedback contrbuivano a customizzare la vostra esperienza, rendendo gli ordini successivi ogni volta sempre più vicini ai vostri gusti: dal sizing ai colori, trasformando progressivamente l'utente nel direttore creativo del suo brand. Oltre all'apparel per un abbonamento da 100$ al mese LOT2046 si offriva di mandarvi anche anche una serie di prodotti per igiene personale, dallo spazzolino fino al deodorante nella piena rappresentazione di una filosofia riassumibile nella frase "la vita è piena di distrazioni, eliminiamone una" come detto da Chaya.
Nel corso degli anni quella filosofia si era allargata a dismisura fino a collassare sulla sua stessa utopia. L'ultimo sogno, forse quello più ambizioso di tutti, era l'ARK 1, una casa portatile presentata come "a digital-native, futuristic, black 13 sqm caravan" parte del subscription plan di LOT per 2500$ al mese. La filosofia minimalista del progetto di Vadik Marmeladov, in cui la mentalità della Silicon Valley si univa a un'idea di moda fai-da-te, ha finito per scontarsi con l'ambizione di un progetto alla cui base c'era la presunzione di poter automatizzare una parte delle nostre vite, trasformando la moda in un meccanismo in cui scegliere cosa mettersi non era più un nostro problema. Se Netflix sceglie cosa farci vedere e Airbnb dove andare a dormire, LOT2046 voleva scegliere cosa farci indossare per un'idea di moda partecipativa che rappresentava, almeno nelle intenzoni, una vera alternativa alla fruizione tradizione del fashion system. Nonostante il destino abbia condannato LOT2046, l'idea di una moda dal basso e partecipativa è uno dei punti su cui fondare una rivoluzione futura per cambiare il modo di vivere il rapporto con il nostro guardaroba.