5 modi in cui Mick Jagger ha influenzato la moda maschile
Un’icona musicale e non solo
26 Luglio 2021
Ci sono poche figure, tanto nella musica che nella moda che, più in generale nella cultura pop, più influenti dei Rolling Stones e del loro frontman, Mick Jagger, che oggi compie 78 anni. Nel corso di quasi 59 anni di carriera, Jagger e la sua band hanno creato il mito della rockstar maledetta, hanno portato il sesso, la controversia e l’androginia sul palcoscenico contribuendo a definire l’estetica di almeno tre decenni di musica rock ma lasciando anche una traccia indelebile sull’estetica del menswear – traccia che rimane ancora adesso, grazie al revival degli anni ’70 che si vede un po’ ovunque nella moda ma soprattutto grazie all’estremo successo di cui gode da dieci anni a questa parte l’estetica di Hedi Slimane con Dior e Saint Laurent prima e ora con Celine.
Se questi stili sono diventati così popolari oggi, con centinaia di community online ad essi dedicate, e se cantanti e band come Harry Styles o i Maneskin sono così famosi e popolari oggi è proprio perché un pioniere come Mick Jagger ha indicato loro la strada, grazie a uno stile provocatorio, camaleontico ma sempre on point che ha saputo reinventarsi epoca dopo epoca senza mai rinunciare al proprio linguaggio, ma che anticipa anche i tempi e i dibattiti sulla gender fluidity che sono ancora oggi fra i temi più caldi della nostra cultura.
Per esplorare meglio quest’estetica e, soprattutto, il fenomeno globale dei Rolling Stones, abbiamo elencato i 5 modi in cui Mick Jagger ha influenzato la moda maschile.
1. Introdusse l’androginia nel rock
Fra gli anni ’60 e ’70, si svolsero alcuni dei movimenti di liberazione dei costumi più importanti della nostra epoca. Se l’invenzione della rockstar androgina viene fatta risalire a Elvis, a cui gli Stones si ispirarono, la sua introduzione ufficiale nella musica rock è arrivata nel ’69 quando Jagger indossò un abito bianco del designer Michael Fish per un concerto a Hyde Park – un outfit considerato il culmine totale degli Swinging Sixities che spinse persino Jimi Hendrix ha indossare tacchi alti e camice femminili e David Bowie a sperimentare sempre di più con costumi e personaggi. Da quel momento in avanti, il rock e l’androginia rimasero per sempre legati – e lo sono ancora oggi, senza perdere nulla della propria carica eversiva.
2. Ispirò Hedi Slimane e lo skinny look
Secondo molti fu Hedi Slimane, con il suo debutto da Dior, a reinventare completamente la categoria del menswear, che all’epoca si limitava a completi sartoriali e poco altro. L’estetica che Slimane sintetizzò da Dior e poi sviluppò in maniera abbastanza epocale da Saint Laurent, creando un’identità precisissima e variegata per un nuovo genere di uomo, che era chic ma anche aggressivo, che indossava stivali a punta e skinny jeans così come taglienti completi sartoriali viene proprio da Jagger, con cui, fra l’altro, Slimane si ritrovò a collaborare in diverse occasioni, vestendoli per alcuni dei loro tour più recenti.
3. L’anima rock del completo da uomo
Ieri come oggi, il non-plus ultra della sartoria maschile si trova a Savile Row a Londra. Ma alla fine degli anni ’50 anche quei completi raffinatissimi erano diventati qualcosa di noioso, appartenevano al linguaggio di una generazione ormai appassita. Fin dall’inizio della sua carriera, però, Jagger indossò i completi inglesi ritagliati sul proprio corpo magrissimo, con flares nei pantaloni, motivi houndstooth e baveri esagerati – ma anche con un taglio di capelli che non è cambiato negli anni ed è rimasto il segnale identificativo dei mod. All’improvviso il completo da uomo non era più noioso, anzi, diventava qualcosa di sfumato e di androgino, sempre elegante ma senza la rigidità del passato.
4. Anticipò lo streetwear
Si potrebbe pensare che Jagger sia stato un purista per quanto riguarda il suo guardaroba, coltivando la sua estetica bohèmien senza mai davvero sperimentare altri stili. Eppure, quando arrivarono gli anni ’80 con la loro carica di streetwear e sneaker, Jagger fu uno dei primi ad adottare il nuovo stile. Lo fece a modo suo: indossando a volte completi sportivi rosa shocking e oro, oppure con pantaloni extra-loose ma il momento più iconico di questa anticipazione dello streetwear fu il video di Dancing in the Street, canzone creata insieme a David Bowie nel 1985, in cui Mick Jagger abbandonò le scarpe Repetto e gli stivaletti Chelsea in favore di un paio di Reebok Freestyle, sneaker che all’epoca erano un simbolo della mania dell’aerobica che attraversò l’intero decennio.
5. La potenza del logo e del merch
Gli Stones hannno forse il logo più assolutamente celebre nella storia della musica. Un logo che ha anche lanciato in tutta la sua potenza la categoria, oggi di estremo successo, del merch musicale in ogni sua forma. Il logo venne creato da John Pasche nel 1970, ispirandosi alla dea indù Kali spesso rappresentata con la lingua rossa, ma semplificando il simbolo, facendo diventare la bocca e la linguaccia in simbolo della sensualità di Jagger e della sua attitudine irridente. Il logo divenne poi il principale protagonista del loro merch, infinitamente riproducibile, e arrivò infine anche nel fast fashion dimostrando in anticipo di anni la forza commerciale di un simbolo.