Il debutto di Matthew Williams da Givenchy
Un nuovo inizio per la maison francese
05 Ottobre 2020
Matthew Williams ama il metallo – un elemento che già aveva fatto la fortuna del suo primo brand, 1019 Alyx 9SM con la celebre rollercoaster buckle e che è stato il fil rouge della sua collezione di debutto per Givenchy fin dalla prima campagna-teaser scattata da Nick Knight per il brand. La presentazione della nuova collezione della maison era uno degli eventi-chiave della Paris Fashion Week SS21 e, in appena novanta giorni dal suo ingresso da Givenchy, Williams ha dato una brusca svolta all’estetica del brand – portandola lontano dall’ovattato mondo di Clare Waight Keller e dandole una nuova edginess che rievoca i giorni della turbolenta reggenza di Alexander McQueen. Il piano di rilancio di Givenchy voluto dal gruppo LVMH serviva a riportare sulla cresta dell’onda un brand che, pur riportato in auge da Riccardo Tisci nei suoi dodici anni di direzione creativa, si era affossato in una posizione fin troppo mainstream all’interno del mercato del lusso cadendo negli ultimi anni in una sorta di aureo anonimato – uno stato d’inerzia a cui Williams e Lotta Volkova, nel bene e nel male, hanno dato ieri una vigorosa scossa.
Tra l’entusiasmo trionfale di alcuni critici e la reazione negativa di certe community online capeggiate da Diet Prada (i cui follower appaiono più interessati all’appartenenza razziale e all’orientamento sessuale di Williams più che al lavoro di design in se stesso), la verità sta probabilmente nel mezzo. Sarebbe a dire: la proposta di Williams per Givenchy è forte e decisa, infinitamente desiderabile e vendibile, ma servirà ancora un po’ di rodaggio per trovare un compromesso coerente fra i linguaggi di Williams e quelli dell’heritage della maison. Detto ciò, la mossa vincente di Williams è stata quella di abbandonare la logomania più commerciale e affidare all’hardware metallico l’identità del brand. Il lucchetto è stato il tema visivo della collezione, scomposto e rielaborato in un gran numero di gioielli e accessori – su tutti le pesanti collane e cinture che saranno di sicuro una delle nuove signature del brand e sulle varie fibbie e applique presenti su borse, hoodie e giacche. Un’altra corrente d’ispirazione per Williams è stato l’immaginario vagamente occultistico delle corna, sia trasformate in tacchi che presenti sui cappelli di pelle – un dichiarato richiamo al compianto McQueen che potrebbe espandersi in direzioni molto interessanti nelle future collezioni.
In mezzo a proposte forti nel campo della pelletteria in tutte le sue declinazioni, del tailoring (la fascia da smoking tonale trasformata in un elemento quasi solido di alcuni dei look maschili è un dettaglio discreto e degno di nota) e del footwear, rimangono alcune riserve. Il lato più femminile della collezione, e nello specifico i lunghi abiti trapezoidali decorati da catene e le gonne del tutto trasparenti sormontate da una mantella di pelle dall’aspetto boxy, appare un po’ caotico – l’eleganza molto francese di Givenchy è rimasta un po’ lost in translation in questa categoria. Esiste anche un elemento vagamente derivativo da Balenciaga: le giacche tenute insieme da una fascia che passa sul petto ricordano da molto vicino quelle disegnate da Nicolas Ghesquiere nella collezione SS12 di Balenciaga, così come l’esagerazione di certe spalle e i look monocromatici rievocano il mood di Demna Gvasalia – un’analogia, quella con Gvasalia, di cui forse lo styling di Lotta Volkova, per il resto perfettamente eseguito, è responsabile.
Da un punto di vista generale, comunque, la collezione di debutto di Matthew Williams da Givenchy rimane una delle migliori e più eccitanti di questa Paris Fashion Week grazie a quella che è forse la principale dote del designer americano, quella cioè di sapersi focalizzare sul prodotto più che sul mood generale, producendo degli item desiderabili, su cui si avverte forte la personalità e il tocco personale del designer.