A Guide to All Creative Directors

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Nel 2025 la moda parla di corpi o di vestiti?

Reggiseni a punta e addominali a tartaruga, piedi scalzi e bumster jeans preannunciano un nuovo inizio

Diesel FW25
Nel 2025 la moda parla di corpi o di vestiti?  Reggiseni a punta e addominali a tartaruga, piedi scalzi e bumster jeans preannunciano un nuovo inizio
Alaįa FW25
Comme des Garçons SS97
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McQueen's bumster trousers
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Miu Miu FW25
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Alaįa FW25
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Diesel FW25
The Row FW25
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Doechi at Chloè FW25
Chloé FW25
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Duran Lantink FW25
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Diesel FW25
Diesel FW25
Nel 2025 la moda parla di corpi o di vestiti?  Reggiseni a punta e addominali a tartaruga, piedi scalzi e bumster jeans preannunciano un nuovo inizio

All’ultima sfilata di The Row le modelle hanno sfilato scalze, con i piedi e le gambe avvolti soltanto da spesse collant nere. Sempre a Parigi, Alaïa ha portato in passerella design massimalisti, abiti monocolore ma tridimensionali che si contorcevano attorno ai corpi lasciando nuda solo la tartaruga delle modelle. Da Chloé, la rapper Doechii ha creato fermento presentandosi ricoperta da una cascata di balze e di pelliccia ma a piedi nudi. Il corpo è stato messo sotto i riflettori anche dalla moda indipendente, con il giovane designer olandese Duran Lantink che ha abbinato pantaloni sartoriali a prostetici a forma di torso e di seno. Se da un lato l’ossessione per la nudità non è una novità per la fashion industry, dall’altro la tendenza di brand di lusso e alternativi di celebrare il corpo questa stagione ha fatto emergere un lato inedito della moda contemporanea. Anche a Milano, i bumster jeans anni 2000 presentati da Diesel - e il successivo movimento che hanno generato sui social - sollevano una grande domanda circa il vero interesse del pubblico e dei consumatori: a cosa diamo più importanza, al corpo o ai vestiti? Uno dipende inevitabilmente dall’altro, ma adesso che la moda si sta facendo sempre più conservatrice, la direzione creativa delle maison sempre più omologata e le passioni dei consumatori sempre più improntate alla nostalgia, la narrazione dei corpi in Fashion Week sembra aver acquisito straordinaria importanza. 

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Doechi at Chloè FW25
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Diesel FW25
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Diesel FW25
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Diesel FW25
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Duran Lantink FW25
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Duran Lantink FW25
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Duran Lantink FW25
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Miu Miu FW25
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Miu Miu FW25
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Alaįa FW25
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Alaįa FW25
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Alaįa FW25
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Alaįa FW25
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The Row FW25
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The Row FW25
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The Row FW25
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Chloé FW25
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Chloé FW25
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Chloé FW25
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Doechi at Chloè FW25
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Diesel FW25

Anche quando i corpi erano totalmente coperti dai vestiti, negli ultimi giorni il focus principale del design era sulle proporzioni corporee. Da Miu Miu, reggiseni a punta deformavano i capezzoli delle modelle a indicare la ricerca del significato di femminilità, tema a cui la designer Miuccia Prada e la stylist Lotta Volkova hanno dedicato la stagione, mentre di nuovo da Duran Lantink le forme degli abiti più tradizionali, come le gonne tartan e i maglioni Aran, diventavano voluminosi fino a sembrare grotteschi. A loro modo, le strane silhouette di Lantink ricordavano la celebre SS97 di Comme des Garçons, in cui gobbe e spalle imbottite distorcevano il corpo avvolto in fantasia gingham. La collezione è diventata simbolo della moda controcorrente anni ’90, che in quegli anni cercava disperatamente di distinguersi dagli ’80 e dalla sua ossessione per la per i corpi scolpiti e per le modelle-amazzoni. «I vestiti potrebbero essere il corpo e il corpo potrebbe essere i vestiti», aveva commentato Rei Kawakubo in UNLIMITED: COMME des GARÇONS. «Questa era un'idea per possibili nuovi abiti. Non mi aspettavo che fossero capi facili da indossare tutti i giorni, ma gli abiti di Comme des Garçons dovrebbero essere sempre nuovi per il mondo e di grande ispirazione».

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McQueen's bumster trousers
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Comme des Garçons SS97
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Comme des Garçons SS97
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Comme des Garçons SS97
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Comme des Garçons SS97
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McQueen's bumster trousers
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McQueen's bumster trousers
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Comme des Garçons SS97

Persino i bumster jeans riproposti da Diesel trovano origine negli anni ’90. Era stato Alexander McQueen, fresco di laurea in fashion design, a portarli in passerella con la collezione FW93, Taxi Driver, e poi ancora due anni dopo con la FW95, Highland Rape. In entrambi i casi, il designer aveva proposto capi completamente regolari come i jeans e i pantaloni sartoriali con il punto vita talmente basso da esporre la parte più alta del sedere. Il look aveva indignato i più per la sua volgarità ma si è affermato in brevissimo tempo come innovazione radicale. Più tardi, McQueen ha spiegato che l’invenzione voleva dimostrare che esporre così tanto il fondoschiena, come se si trattasse di un decolletè, allungava il torso femminile drammaticamente, cambiando essenzialmente la corporalità con un solo trucco sartoriale. Non si trattava di sessualizzare il corpo femminile bensì di valorizzarlo, in qualche modo di concedere alle donne la libertà di scegliere come venire percepite. Una delle citazioni più famose del designer inglese riporta proprio: «Disegno abiti perché non voglio che le donne abbiano un aspetto innocente e ingenuo. Non mi piace che le donne vengano sfruttate. Non mi piace che gli uomini fischino le donne per strada. Penso che meritino più rispetto. Mi piace che gli uomini mantengano le distanze dalle donne. Mi piace che gli uomini siano stupiti da un'entrata in scena. Ho visto una donna quasi picchiata a morte dal marito. So cos'è la misoginia. Voglio che la gente abbia paura delle donne che vesto». 

È un periodo critico per i corpi delle donne. Se fino a poche stagioni fa nella moda e nella pop culture si respirava aria di libertà, con l’ingresso sempre più insistente di modelle curvy e plus size in passerella e con il movimento della radical self acceptance che guadagnava terreno sui social e sul red carpet, nuovi fenomeni hanno arrestato il trend. Prima l’ascesa dei farmaci dimagranti Ozempic e Wegovy, poi il ritorno al conservatorismo etico e estetico. La crisi finanziaria del lusso ha dato il colpo di grazia all’inclusività spostando improvvisamente la bilancia della nostalgia dal y2K agli anni ’50, ma così come gli anni 2000 avevano riportato con loro le tute di ciniglia, l’epoca delle trad wife ha trascinato con sé tutta una serie di valori che pensavamo aver abbandonato, dalla modestia ai concetti antiquati dei ruoli di genere. Ecco che, in un periodo in cui il corpo è terreno politico, i designer sono entrati in campo per dire la loro - in maniera velata, per non fare arrabbiare i piani alti. Questo Fashion Month è stato dimostrato un rinnovato interesse per la femminilità: da Saint Laurent, Anthony Vaccarello ha scelto di non fare pantaloni, mentre Hermès, maison da sempre sinonimo di quiet luxury, ha portato in passerella una donna assertiva, sicura, una dominatrice in completi di pelle lucida che esponeva la pelle con mordenti cut out. 

Il mix tra capi tradizionali e femminilità moderna piacerà ai consumatori? Prendiamo come esempio Miu Miu, che a colpi di estetica office-siren e coquette era tra i brand apripista del movimento: nel 2024 è arrivato a (un altro) record di fatturato, un aumento complessivo di vendite del 93%. Anche i reggiseni della FW25 hanno già fatto impazzire pubblico e modelle - «Tutte le ragazze erano entusiaste, le volevano più appuntite», ha raccontato Miuccia Prada dopo lo show. Col senno di poi, la collezione portava con sé un allettante doppio senso politico: da un lato, la raffigurazione tradizionale della donna, dall’altro l’inclusione di modelle trans nel cast della sfilata (un tema che è stato centrale anche alla London Fashion Week grazie ai designer Willy Chavarria e Conner Ives). Il significato sociale del reggiseno a punta sfugge ai conservatori che criticherebbero una sfilata politica, il che lo rende più - lasciateci passare il gioco di parole - pungente. Come tutti i trend, lo scatto di passione della moda per il quiet luxury, le distinzioni di genere e la modestia ha forse già finito le energie. Di tutto questo Fashion Month che ancora una volta è stato punteggiato da caos e spostamenti alla direzione creativa, una cosa è chiara: quando la moda non può dire ciò che vuole, può sempre farlo attraverso il corpo.