Moon Boot, l'iconica calzatura ispirata dallo sbarco sulla Luna
Breve storia di un simbolo del ventesimo secolo esposto al Louvre e al Moma di NY
10 Gennaio 2020
Negli anni ’70 erano una novità. Negli anni ’80 tutti ne avevano un paio e li sfoggiavano sulle piste da sci, ma anche in città nelle fredde giornate invernali. Nei ’90 da Paris Hilton e Missy Elliot li elevano a cult. Comodi, funzionali, colorati, buffi, con la loro silhouette inconfondibile i Moon Boot non sono solo entrati nel guardaroba di molti di noi, ma, con oltre 30 milioni di paia vendute e altrettante copie, anche nella storia della moda. Il loro nome è sinonimo di doposci, ma, in realtà, evoca uno degli eventi più importanti della storia dell’umanità: lo sbarco del primo uomo sulla Luna del 16 luglio 1969.
Come il resto del mondo, Giancarlo Zanatta, leader di Tecnica, azienda della provincia trevigiana specializzata equipaggiamento e abbigliamento per sport invernali, resta affascinato dall’impresa, ma è solo l’anno successivo che sviluppa un’idea destinata a proiettare il suo business tra i maggiori player del settore. È alla Grand Central Station di New York, quando fissando una gigantografia che ritrae gli stivali e le enormi impronte lasciate sul suolo lunare dagli stivali di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, ha un’intuizione geniale: riproporre quel design spaziale per dei doposci. Realizzare tecnicamente il prodotto non è facile e, per trovare le soluzioni più adatte, l’imprenditore si rivolge alle aziende comasche che producono nylon per le giacche a vento. Trova un nylon pesante, resistente all'acqua e siliconato all'interno, lo imbottisce di schiuma di poliuretano e ottiene una calzatura ambidestra. I primi prototipi sono due: uno rosso, l’altro blu da bambino. Pochi giorni dopo il lancio a una fiera di settore in Germania, cominciano a piovere ordini. Si racconta che in una sola domenica Zanatta ne vende mille paia, seimila entro la fine dell'anno e settantamila solo in Emilia Romagna durante la grande nevicata del 1985. Il successo è strepitoso.
I Moon Boot sono semplici, allegri, economici, unisex, caratterizzati da rivestimento esterno in nylon impermeabile, gommapiuma come isolante termico, suola ovale e antiscivolo e decorati con una grande scritta applicata sul collo della scarpa. E, grande novità per una paio di doposci, sono coloratissimi. Negli anni ne vengono realizzate innumerevoli versioni: viola, verdi, gialli, arcobaleno, con le coccinelle, con farfalle, glitterati, con stampe ispirati alla pop art o all’astrattismo, tributo Star Wars, animalier, pelosi,… Molte di queste sono il risultato di capsule collection con altri brand come Jeremy Scott, Borbonese, Jimmy Choo, MSGM, Moncler, 10 Corso Como.
Da Paul e Linda McCartney a Paris Hilton, dalle Kardashian ad Olivia Palermo, tutti li indossano. Oggi come allora. Lo testimoniano anche gli scatti vintage di Slim Aarons e le tante fashion blogger che li sfoggiano su Instagram.
Il prodotto realizzato da Tecnica è parte dei ricordi di molti, è un item così iconico che nel 2000 è stato esposto al Museo del Louvre di Parigi tra i 100 simboli del design del XX secolo e qualche anno dopo il Moma di New York lo ha inserito nella sua collezione permanente per aver plasmato un’epoca. Quasi contemporaneamente, è arrivato il riconoscimento del Tribunale di Milano che ha decretato gli stivali "oggetto di design inimitabile", vietando di "imitare forme, stile e design dell’unico e originale Moon Boot". La voce Moon Boot è entrata persino nel dizionario Zingarelli, come nome proprio che ha assunto la funzione di nome comune con cui ci si riferisce ai doposci. Nonostante fama e premi, lo stivale ispirato all’allunaggio continua a guardare al futuro e ad evolversi. Come? Lanciando la sua prima collezione estiva, perché il vero segreto del successo è mai sedersi sugli allori.
Tecnica, infatti, non è sinonimo solo di Moon Boot.I suoi successi sono tanti. Nel 1970 l’azienda presenta al mondo Tecnus, il primo scarpone da sci a doppia iniezione. Dimenticate i vecchi modelli goffi e ingombranti, l’impiego di due diversi tipi di plastica, una plastica più dura per lo scafo e una plastica più flessibile per il gambetto, regala allo sciatore, un livello di comfort, calzata e precisione tecnica senza precedenti. Per trovare la tecnologia adatta, Zanatta si rivolge addirittura ai subfornitori di Fiat che facevano gli stampi per i cruscotti e gli interni delle autovetture. Negli anni 80 la silhouette viene ripresa dalla linea TNT con cui il marchio si installa stabilmente sul mercato, e viene lanciata una collezione di scarpe Outdoor. Nel 1993 acquisendo Löwa, brand tedesco specializzato in scarpe da escursione e da tempo libero, Tecnica inizia una fase di espansione che continua ancora oggi e che le ha consentito di superare nel 2017 i 400 milioni di euro di fatturato.