Produttore, sviluppatore o autore. È difficile racchiudere Hideo Kojima in un’unica definizione, trovare una parola che possa descrivere chi dagli anni’90 ad oggi si è andato a scavare un posto nella cultura pop, guadagnandosi di diritto lo status di icona. Nato a Tokyo e cresciuto sotto l’influenza della cultura occidentale, Kojima sognava di fare il regista ma, all’interno della rigida e pressante società giapponese, finì prima per studiare economia e poi a scrivere. Scelse in particolare di investire su una nuova forma d’arte in ascesa: i videogame e le console Famicom, estremamente popolari all’epoca.
Le cose andarono meglio del previsto e anno dopo anno Hideo Kojima scalò la piramide del mondo dei videogiochi. Dai suoi primi lavori fino alla
saga di Metal Gear Solid, Kojima ha portato il videogame sempre più vicino al cinema, finendo per creare
un ibrido che portava la distintiva firma e coolness del suo creatore. Cut-scenes, sceneggiature e altri elementi tipici del medium filmico divennero subito elementi importanti per i suoi lavori. E Kojima li introdusse in un periodo in cui venivano
visti come secondari in un videogame.
Grande creatore e innovatore, negli ultimi anni Hideo Kojima è diventato un vero e proprio punto di riferimento della cultura pop. Il suo account Instagram racchiude un bibbia di consigli tra film e musica, accompagnate da foto di gruppo con attori e band. Il punto d’arrivo di questo suo percorso personale è senza dubbio
Death Stranding, il primo lavoro Kojima Productions
dopo la scissione con Konami.
Annunciato durante l’
Electronic Entertainment Expo del 2016 con l’iconico grido “
I’m back”, il gioco è diventato nel corso degli anni l’oggetto del desiderio di migliaia di gamers, raggiungendo in breve tempo quell’hype e quell’attesa che raramente si ritrovano in quel mondo. Grazie anche alle partecipazioni di
Norman Reedus, Guillermo del Toro, Edgar Wright, Nicolas Winding Refn, Mads Mikkelsen e Margaret Qualley, il countdown verso l’8 novembre ha reso Death Stranding un evento paragonabile a quella che nel mondo dello streetwear è l’attesa per un drop Supreme o di un nuovo paio di Yeezy.
Un paragone, quello con il mondo della moda e della cultura hypebeast, non casuale. Pur non avendo mai mostrato un particolare interesse verso il mondo dell’abbigliamento, nell’ultimo periodo il nome di Hideo Kojima è stato spesso accostato a quello di diversi brand di moda. Se il merch di Death Stranding era diventato già un must have, sono state due collaborazioni a elevare Kojima a
icona involontaria di stile.
Prima la linea di occhiali creata insieme alla maison Jean-François Rey, poi una versione custom della giacca ACRONYM J1A-GT realizzata dal designer e co-fondatore del brand Errolson Hugh e ispirata al look del protagonista del gioco, Sam Porter. Iniziata con le Air Presto Mid Acronym sfoggiate da Kojima in più di un’occasione, la collaborazione con il brand berlinese è poi arrivata fino al mondo virtuale di Death Stranding attraverso alcuni capi presenti direttamente in game insieme ad altri product placement di marchi come l’energy drink Monster e la già citata maison Jean-François Rey.
L’ultimo passo nel cammino di avvicinamento tra Kojima e il mondo streetwear è però
la collaborazione con il collettivo Places+Faces, annunciata in previsione del lancio di
Death Stranding e andata sold-out poco dopo il drop online. Composta da
una hoodie e una tee dal design molto semplice, la collaborazione unisce il branding di P+F con l’iconico logo della Kojima Production disegnato da Yoji Shinkawa su uno sfondo nero arricchito nella tee da una stampa di Death Stranding. Nata dall’amicizia tra Kojima e i due fondatori del brand Ciesay e Soulz, questa collab è l’ulteriore prova della
dimensione trans-culturale assunta dall’autore giapponese, lontana dallo stereotipo del gamer emarginato e vicina alla diffusione della moda vista negli ultimi tempi nell’ambiente eSport in cui
Louis Vuitton collabora con Riot Games per League of Legends e
il proplayer Ninja stringe una partnership con adidas.
In quest’ottica il ruolo di Hideo Kojima diventa ancora più rilevante, quello di un creativo in grado di calamitare l’attenzione a forza di hype e attese. Un Virgil Abloh dell’intrattenimento virtuale, un’icona inconsapevole nata dallo strano matrimonio tra il mondo orientale e la cultura pop occidentale.