Nike cambia CEO dopo 13 anni
Dopo 13 anni Mark Parker lascia il suo ruolo al vertice dell’azienda, lo sostituirà John Donahoe
24 Ottobre 2019
Il prossimo 13 gennaio 2020 Mark Parker, numero uno di Nike dal 2006, lascerà il suo ruolo di CEO a John Donahoe. Parker, che nei suoi 13 anni al comando ha portato le azioni dell’azienda a crescere di quasi l'800%, portando il fatturato ad oltre 39 miliardi di dollari nel 2019, ha fatto sapere che continuerà a lavorare per lo Swoosh come Executive Chairman:
“Rimarrò attivo, con la possibilità di concentrarmi sulle opportunità più grandi, sui prodotti, sulle innovazioni, sul design e sul marketing. Per essere chiari, non vado da nessuna parte. Non sono malato. Non ci sono problemi che non sto condividendo con voi. Credo fermamente che il modo migliore per evolversi e crescere come azienda sia quello di portare un talento fenomenale a far parte del nostro team”.
Il sessantaquatrenne è entrato nel colosso sportswear nel 1979, ottenendo ottimi risultati in ognuna delle posizioni ricoperte: prima product designer, poi co-brand president e, infine, CEO. Nonostante sia conosciuto principalmente come dirigente esperto che ha svolto un ruolo fondamentale nella costruzione del marchio Nike, ama ancora definirsi “product geek”. Si racconta infatti che le scarpe siano la sua ossessione e che disegni prototipi di nuovi modelli dappertutto, persino sui tovagliolini del ristorante. Parlando di lui Karl Taro Greenfeld ha scritto sul Wall Street Journal "Parker thinks in sneakers” e Tinker Hatfield non si stanca di ripetere che, senza il suo contributo, le Air Jordan and Air Max, non sarebbero mai nate. I due, insieme, hanno creato Nike Air, la tecnologia che utilizza una bolla d'aria nelle suole delle scarpe per migliorare ammortizzazione e propulsione. Un’idea che da sola ha generato miliardi di dollari di vendite. Attenzione alle esigenze di atleti e del pubblico più giovane, insieme a strategie vincenti come creare sneaker couture in collaborazione con altri brand, sono solo alcuni degli elementi che gli hanno permesso di restare CEO per oltre un decennio. Negli ultimi ha spinto l'azienda a investire massicciamente in ricerca e sviluppo creando un enorme portafoglio brevetti e ad integrare le tecnologie digitali nell'azienda.
Viene da chiedersi perché nonostante i successi e l’aver garantito un paio di anni fa l’intenzione di restare al capo di Nike, Parker stia lasciando il suo posto nell’azienda. Secondo gli analisti la risposta è nei recenti scandali che hanno colpito il colosso americano. Nella primavera del 2018, ad esempio, la compagnia è stata accusata da alcune dipendenti di alimentare una cultura “tossica”, in cui le molestie sessuali e la discriminazione di genere sono all’ordine del giorno. Per risolvere il problema, Nike aveva annunciato le dimissioni del brand president Trevor Edward, fino ad allora considerato come un potenziale successore di Mark Parker, in seguito a comportamenti che “non riflettono i valori di inclusività, rispetto ed empowerment della società”. Più recentemente, Nike ha dovuto chiudere il suo centro di allenamento di atletica, il Nike Oregon Project, dopo che l'allenatore Alberto Salazar è stato sospeso per violazioni del doping. Come se non bastasse, pare che Parker fosse a conoscenza dell’uso di testosterone.
Con John Donahoe, Nike si appresta ad un nuovo inizio.
"È un onore diventare presidente e amministratore delegato di questa straordinaria azienda e unirsi agli oltre 76mila dipendenti che si mettono al servizio degli atleti. Sono orgoglioso di essere stato in Nike, negli ultimi cinque anni, come membro del cda e non vedo l’ora di far parte del team a tempo pieno, lavorando ancora più vicino a Mark per costruire il successo e cogliere le opportunità future."
Il cinquantanovenne è già membro del board dell’azienda dal 2014 e attualmente presidente, oltre che a.d. di ServiceNow, società americana di cloud computing. Tra le sue collaborazioni importanti ci sono quelle con PayPal Holdings e con eBay. Nike ha sottolineato:
"Donahoe porta esperienza come CEO di una società pubblica e un profondo background nella tecnologia e nella strategia. Queste competenze dovrebbero servire bene all'azienda, dato che Nike continua ad elevare ed espandere le sue piattaforme digitali e integrare ulteriormente la tecnologia nelle diverse sfaccettature del business".
Se riuscirà ad eguagliare i successi di Parker, lo dirà solo il tempo.