I Nirvana contro Marc Jacobs
La band simbolo del grunge ha fatto causa al designer americano
04 Gennaio 2019
Quello che per qualcuno è celebrazione di un'epoca d'oro, per altri è furto. Capita spesso, stavolta a Marc Jacobs. Il designer è stato infatti citato dai membri dei Nirvana con l'accusa di aver violato la legge sul copyright usando per una T-shirt della sua recente collezione Redux Grunge, un logo un po’ troppo simile a quello della band: una faccia dal contorno giallo su sfondo nero, con un sorriso tremolante e le X al posto degli occhi. Anche se nella versione di Jacobs le X sono sostituite dalle sue iniziali, MJ, e, al posto del nome del trio c’è la parola Heaven, la somiglianza tra le grafiche è decisamente innegabile.
Tanto più se si considera che nella comunicazione promozionale i rifermenti ai Nirvana sono molteplici, quello che accompagna il capo incriminato recita ad esempio:
This bootleg smiley tee sure smells like teen spirit
un espediente di marketing sfruttato secondo Dave Ghrol e Krist Novoselic per
rendere più autentica l'associazione del Grunge con la collezione.
Non stupisce, quindi, che i due musicisti chiedano un risarcimento, il ritiro dalle vendite degli oggetti con il logo e l’eliminazione di qualsiasi riferimento al gruppo nelle pubblicità. E pensare che per Jacobs, Redux Grunge doveva essere una celebrazione del suo periodo d’oro, il momento in cui la sua carriera ha preso la svolta decisiva. Lo scorso novembre, infatti, l’ex creative director di Louis Vuitton ha ristampato, come omaggio al suo venticinquesimo anniversario, la famosa collezione SS93 che aveva portato il grunge in passerella, incanalando la cultura street e lo spirito dell’epoca nella moda.
È il 1992, Marc ha 29 anni e lavora per il marchio statunitense Perry Ellis, quando per la stagione primaverile del 1993 presenta camicie a quadri, maglie a righe e i maxi vestiti floreali, accessoriati con berretti, Doc Martens e Converse Chuck Taylor, una serie di capi che sembra preso da un negozio vintage, ma, che, in realtà, sono lo specchio dello stile dei giovani di quegli anni.
L'accoglienza, però, non è delle migliori. La critica lo demolisce e l’azienda lo licenzia. Come ricorda qz.com, Rebecca Searleman, che aveva il compito di vendere la collezione Perry Ellis a Barneys nel 1993, disse ad Allure un paio di anni fa che gli acquirenti a quell'epoca erano cauti,
o perché erano troppo distinti per indossare qualsiasi cosa associata al grunge, o se erano clienti alla moda, non approvavano il grunge rivisitato da Marc Jacobs.
Marc ha spedito a Kurt e me la sua collezione grunge di Perry Ellis. Sai cosa abbiamo ci abbiamo fatto? L'abbiamo bruciata. Eravamo punk, non ci piaceva questo genere di cose.
Negli anni successivi tutto il gotha della moda ha cambiato idea sul lavoro di Jacobs, definito dalla critica Cathy Horyn
uno sguardo che era legittimamente un'espressione di nuovi valori impertinenti di una bellezza alternativa, di un glamour inalterato, di un nuovo anti-lusso.