Intervista ad Alexandra Hackett una delle partecipanti di Nike Vote Forward
I suoi progetti, la sua passione per Nike, ed il suo stile
25 Marzo 2017
Abbiamo conosciuto Alexandra Hackett una dei designer partecipanti al concorso indetto da Nike per l'Air Max Day. Scoprite attraverso la nostra intervista, come è nata la sua passione per Nike, la sua partecipazione al Nike Vote Forward e molto altro.
#1 “Mini Swoosh”. Come mai questo nome?
Tecnicamente parlando, Mini Swoosh si riferisce al piccolo logo Nike che vedete sulle sneakers del brand. È il mio elemento preferito di tutta la scarpa, e questo nome lo ha suggerito il mio amico Pedro di Footpatrol! Ci siamo riuniti per pensarne uno e alla fine abbiamo scelto questo.
#2 Hai avuto l’opportunità di mostrare quella che è la tua visione di una futura Air Max in occasione dell’Air Max Day. Da dove sei partita per progettare la tua sneaker?
La mia silhouette di Air Max è un mix dei nove modelli originali Air Max che mostrano di più la tecnologia Air. Sono diversi i modelli cui ho fatto riferimento: l’Air Max 1, 90, 180, 93, 95, 97, Plus, 360 e 2015. Ho voluto creare un modello che rendesse omaggio a quelli passati. Per la costruzione e la palette cromatica invece, ho optato per una combinazione di 3M e tyvek (un tessuto lavabile simile alla carta) per riflettere Nike. La lingua invece è al contrario, infatti la taglia e l’etichetta sono ben visibili.
#3 Potremmo dire che sei ossessionata da Nike, quindi, dicci la verità! Come è cominciata questa tua esperienza?
Io sono una GRANDE fan di Nike, ho anche un piccolo Swoosh tatuato sulla caviglia. Il mio lavoro con Nike mi ha fatto aprire gli occhi. È una grande azienda ed è molto strutturata. Sono stata abbastanza fortunata a poter accedere ai Nike World Headquarters in Portland (Oregon), dove ho fatto un tour di tutto il campus, ed è stato incredibile.
#4 Come definiresti il tuo stile in una sola parola? Immaginare o progettare, qual’è il tuo momento preferito del processo creativo?
In una sola parola, probabilmente “Nike”, ma è essenzialmente un mix di sport e street. Tutta la mia pratica ruota intorno ad una progettazione altamente sviluppata. Non mi interessa creare qualcosa di esteticamente bello se non è anche funzionale. Credo molto fermamente che qualsiasi cosa si crei debba avere una funzione ed una finalità ben delineata.
#5 Guardando ALCH, la tua linea, la prima cosa che ci viene in mente è il concetto di riprogettazione. Il packaging diventa moda. Cosa significa realmente questo?
Quando creo mi concentro molto sullo scomporre e ricostruire. Sono curiosa di come i tessuti non tradizionali associati a pezzi che fanno parte invece dell’abbigliamento, possano divenire essi stessi capi d’abbigliamento, pur mantenendo le loro funzionalità originali. Mi piace l’idea di un corpo come prodotto che veste una sorta di confezione, è davvero interessante concepire l’idea di “vestito” come elemento di basica praticità.
#6 Menswear VS Womenswear. Pensiamo di sapere quale sia il tuo preferito, puoi spiegarci il perchè?
Al 100% Menswear. Da un punto di vista tecnico, trovo che pattern e silhouette dell’abbigliamento femminile siano troppo impostati. Preferisco quello maschile, è molto meno…fashion!
#7 Sei una street-icon. Ti vedresti nel mondo dell’alta moda un giorno?
Sono lusingata che mi consideriate un’icona! Ho già lavorato nell’alta moda, ma non sono certa faccia per me. Sono molto più interessata allo streetwear e allo sportwear, è un’industria molto più reale e meno di facciata.
#8 Raccontaci qualcosa del tuo lavoro. Progetti futuri in ballo?
Bene, nell’ultimo anno e mezzo ho lavorato come Studio Manager per un marchio menswear qui a Londra, e ora sto lavorando freelance come menswear designer. Ho lavorato anche part time da Footpatrol, uno dei migliori store di sneakers londinesi. Ho diversi progetti in cantiere, mi sono dedicata molto nell’ultimo periodo al concorso Nike Vote Forward, ma sono in arrivo tante altre novità!