Il design per la comunità: intervista a Koji Yanai
Il figlio del founder di Uniqlo racconta il suo progetto “The Tokyo Toilet” arrivato la scorsa settimana a Milano
13 Giugno 2022
«Andare in bagno è un'attività che tutti gli esseri umani svolgono, indipendentemente dal sesso, dalla nazionalità, dalla politica, dalla religione, dalla disabilità e da molti altri fattori», racconta Koji Yanai, figlio del fondatore di Uniqlo oltre che vice-presidente dell’azienda e mente dietro il progetto The Tokyo Toilet, che ha visto i migliori designer del Giappone costruire una serie di toilette pubbliche d’avanguardia nelle principali aree di Tokyo. In molti pensano che il progetto sia nato nel contesto delle scorse Olimpiadi di Tokyo – eppure non è così, perché la vera occasione sono state le Paralimpiadi tenutesi immediatamente dopo: «È da tempo che mi interesso alle Paralimpiadi», spiega Koji Yanai. «C’è sempre molta eccitazione per i Giochi Olimpici, mentre c’è ancora poco entusiasmo che circonda le Paralimpiadi – ed è per questo che ho voluto fare qualcosa e creare dell’entusiasmo. Sono partito da qui». Il progetto, tra le altre cose, è arrivato a Milano in occasione della Design Week 2022 appena conclusasi e ha visto il collettivo SKWAT tappezzare i bagni della stazione della metro Duomo di Milano con le foto di Daido Morayama. «Fin dall'inizio ho deciso di espandere il mio progetto al di fuori del Giappone. Milano era la città migliore: ovviamente in Italia c’è una grande conoscenza dell'arte, della moda, della creatività, dell'innovazione e del design. E il Salone di Milano è stata l'occasione migliore per presentare il progetto».
La filosofia dietro il progetto, al di là del puro mecenatismo, è interessante perché ha tirato in ballo un ventaglio di creativi molto diversi: da architetti come Tadao Ando e Shigeru Ban a una product designer come Nao Tamura, a un interior designer Masamichi Katayama passando anche per un’icona della moda come Nigo il quale, per il proprio progetto, si è ispirato alle case in stile americano costruite dagli Alleati a Shibuya in un’enclave di nome Washington Heights. Quando gli domando come mai abbia deciso di scegliere i migliori talenti da campi così diversi del design, il signor Koji risponde: «Quando pensiamo a grandi questioni o problemi, affrontarle da angolazioni diverse è uno dei fattori chiave nel trovare soluzioni. Per questo sin dall’inizio avevo già deciso di selezionare altri creatori al di là degli architetti». Ovviamente però c’è anche di più.
Quando gli pongo una domanda a proposito dei valori alla base del progetto, Koji cita John Maeda e la sua frase Il design risolve problemi, l’arte li pone. «Credo che i valori delle persone cambieranno quando il design e l'arte, e cioè la risoluzione e l’esplicitazione dei problemi, saranno realizzati allo stesso tempo. In questo progetto credo che l'installazione della migliore creatività e innovazione nelle infrastrutture della città innalzerà il livello della vita stessa e renderà tutti felici, oltre a migliorare la qualità della città stessa». Chiaramente il contributo alla comunità emerge, attraverso questo progetto, non solo tramite il valore artistico del design ma anche tramite il contributo infrastrutturale a una città intera. «Le infrastrutture sono spesso gestite dai governi locali» spiega Koji. «È molto difficile portare la creatività in questi luoghi, ma credo che ci sia molto spazio per l'elevazione. Così come le telecomunicazioni e le tecnologie dell'informazione erano gestite da organizzazioni pubbliche, ma la situazione è cambiata con l'avvento di Internet e l'ingresso di Microsoft, Apple e Google».
L’idea è quella di un design democratico che rispecchia la filosofia coltivata da Koji e dalla famiglia Yanai: «Credo che un'azienda debba esistere per il bene della società. In altre parole, credo che le aziende debbano dare un contributo alla società e alla comunità stessa». E parlando dell’unione di design e contributo culturale, siamo arrivati al prossimo capitolo del progetto The Tokyo Toilet – il film che Wim Wenders, il regista di capolavori come Il cielo sopra Berlino e Paris, Texas, ha girato a Tokyo per raccontare il progetto. Come Koji Yanai spiega il tema centrale è quello della pulizia e dell’igiene, della nobile umiltà dei bagni pubblici che manifestano non solo il gusto per il design e il senso di accoglienza del Giappone ma vogliono partire da un dettaglio piccolo per raccontare i valori più grandi che sostengono l’intero progetto. Il film di Wenders, dunque, avrà come protagonisti gli addetti alla pulizia di quei bagni:
«Li puliamo ogni giorno, ma è anche vero che si sporcano ogni giorno. Volevo trasmettere l'importanza della pulizia in modo naturale, quindi ho scelto il metodo dell'arte. Quando ho pensato a un regista con la migliore comprensione dell'architettura, dell'arte e della bellezza della mente umana, non potevo pensare ad altri che a Wim Wenders. Credo che ritrarrà magnificamente i bagni stessi e la bellezza della pulizia nel profondo dello spirito».