Come gli algoritmi della censura stanno cambiando il mondo dell’arte
Ne abbiamo parlato con Chiara Bardelli Nonino, Andrea Crespi e Carolina Amoretti
29 Ottobre 2021
“È più facile diffondere una cospirazione anti-vax o una dichiarazione razzista, che condividere un'immagine di Schiele o Modigliani”
Ha detto a nss magazine Chiara Bardelli Nonino, Photo Editor di Vogue Italia commentando la scelta dell’ente turistico di Vienna di affidarsi a Only Fans per diffondere i propri contenuti più problematici a seguito di diversi episodi di censura sui social canonici, come il caso della rimozione da parte di Facebook di un post raffigurante la Venere di Willendorf, una statuetta in pietra calcarea di 25.000 anni fa perché “pornografica”. Una decisione che cerca di trovare una soluzione ad un problema, il controverso rapporto fra social network, arte e materiali esplicito, ampiamente discusso e di difficile risoluzione.
C’è da chiedersi se Botticelli si sarebbe mai immaginato che la sua Venere sarebbe apparsa di fianco alle hot pic di sex worker e influencer per sfuggire alla censura di un algoritmo addestrato per sgamare capezzoli clandestini sui feed. C’è da chiedersi anche quanto l’ente del turismo di Vienna creda di riuscire a portare utenti su OF o se si tratti solo di uno statement politico in salsa social.
I vertici dei social non si sono mai voluti aprire a un dialogo con il mondo dell'arte, nonostante le ripetute richieste di trasparenze sulle guidelines, e, adesso che i social media sono davvero la chiave del successo, sia per gli emergenti che non, in assenza di alternative agli artisti non resta che aprire un profilo Only Fans come statement. Un sito che nonostante gli oltre 100 milioni di utenti registrati, di cui oltre 1 milione creator - ha poche possibilità di diventare mainstream dato che nasce proprio come piattaforma di intrattenimento per adulti ed è forse difficilmente approcciabile ai più, ma in cui l’intelligenza artificiale non ha bisogno di distinguere fra nudo d’arte e pornografia.
Tuttavia la censura dei social e l’exit strategy di OF è un argomento che riguarda molto di più gli artisti emergenti in cerca di visibilità ma anche di metodi alternativi di monetizzazione. “È estremamente difficile entrare in gallerie, musei e nel mercato dell'arte in generale. È innegabile che i social network stiano rimuovendo enormi barriere, tuttavia il controllo degli algoritmi spesso penalizza fortemente la nostra libertà artistica: essere oscurati o ancora peggio cancellati, quando l'arte si diffonde e si fa conoscere attraverso i social, diventa una forma gravissima di censura verso qualsiasi forma di espressione” ha detto Andrea Crespi, artista italiano emergente.
Lo stesso problema è stato affrontato da nss in prima persona. In occasione dell’uscita di Body, film girato da Tommaso Ottomano per la quinta digital cover del magazine che racconta la relazione con il proprio corpo di sette protagonisti filmati prima vestiti e poi nudi, nss ha scelto proprio OnlyFans come piattaforma di atterraggio unica del film, oggi premiato come miglior Fashion Film al FFF Amsterdam e al Berlin Commercial festival.
“Dall’inchiesta del WSJ su Facebook Files, sappiamo che esiste una whitelist di persone famose che non sono soggette alle limitazioni del gruppo Facebook, ma vediamo spessissimo profili di artisti e professionisti che vengono eliminati senza alcuna spiegazione o apparente motivazione, come nel caso recente della fotografa Carolina Amoretti, il cui lavoro verte tutto su female gaze e corporeità femminile, che si è vista cancellare il profilo da un momento all'altro nonostante avesse applicato le censure richieste, con danni professionali enormi” spiega Chiara Bardelli Nonino, aprendo il problema dell’autocensura degli artisti.
Il rischio è che gli artisti sviluppino progetti sulla base della piattaforma social su cui andranno condivisi. La diffusione dell’arte in generale è un gran problema: i creator vedono diminuita drasticamente la visibilità delle immagini a favore di nuove feature nate per sbaragliare i competitor: storie, reel, IGTV scavalcano i contenuti dei creatori rilegandoli ad una sorta di shadow ban perpetuo. A questo proposito la Amoretti stessa ha sottolineato la contraddittorietà di Instagram spiegando che “lo stesso post ha scatenato conseguenze diverse nel momento in cui è stato postato su due account distinti: il mio profilo personale è stato cancellato in toto mentre sul profilo del brand, Fantabody, la foto è ancora lì, non è mai stata rimossa, da ciò si evince la profonda differenza di trattamento che Instagram applica fra profili privati e profili paganti".
Parte del problema è l’influenza sulla morale condivisa sulla percezione collettiva della nudità: che il corpo femminile sia ancora un tabù è ormai cosa nota, ma l’accanimento degli algoritmi contro la nudità raggiunge una dimensione paradossale se si pensa a quanti contenuti controversi si diffondano indisturbati senza che bot o segnalazioni servano a fermarli (violenza su animali, razzismo, bullismo). “Facebook ha preso provvedimenti radicali per contrastare human trafficking e domestic servitude nei loro social solo dopo che Tim Cook ha minacciato di cancellare le app dal suo store. È anche ormai chiaro che Zuckerberg non ha interesse a investire parte dei suoi immensi guadagni in un sistema di moderazione più equo” spiega Chiara Bardelli Nonino.
La necessità di un social alternativo per gli artisti e appassionati è stringente. Alcuni hanno quindi cavalcato l’hype attorno a OF e alla recente marcia indietro sul ban sui contenuti sessualmente espliciti. La piattaforma è ancora un modo semplice per monetizzare direttamente la propria fan base con contenuti esclusivi, già utilizzato da influencer e celeb come Cardi B, Tyga, Bella Thorne, Mia Khalifa, Gue Pequeno. Ci sono poi i server NSFW di Discord, visibili però solo da Desktop, i canali Telegram, Twitter, Patreon, sempre su abbonamento come OF, pensato però appositamente per artisti e creativi con la stessa possibilità di pubblicare anche contenuti vietati ai minori di 18 anni. Ma nessuna di queste piattaforme offre la diffusione verticale e capillare dei social istituzionali, né tantomeno le sponsorizzazioni, limitando molto le possibilità di crescita.
“Se ci fosse la volontà, potremmo immaginare una situazione in cui artisti e istituzioni certificate possono condividere immagini di nudità con intento artistico e educativo, e potremmo addirittura pensare a un team di moderatori con conoscenze di storia dell’arte che sappiano distinguere tra un porno e una foto di Helmut Newton."
Chiara Bardelli Nonino