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Come stanno cambiando i loghi delle case automobilistiche?

Il ritorno del logo bidimensionale sta contagiando l'industria dell'automotive

Come stanno cambiando i loghi delle case automobilistiche? Il ritorno del logo bidimensionale sta contagiando l'industria dell'automotive
Volkswagen
Toyota
Nissan
Mini
Citroën
BMW
Audi

Il logo di un’automobile è come la firma di un’artista: una piccola parte senza cui tutte le altre non avrebbero identità. È il logo che dà il nome all’automobile e, per certi versi, è il logo che veicola per primo i valori e la storia di una casa automobilistica. Ma il logo riflette anche, coi suoi cambiamenti, le varie fasi di vita di un brand – la cui adattabilità al presente determina la sua longevità. Nel settore automotive si è assistito negli ultimi anni a un trend che ha portato case automobilistiche come Nissan, Toyota, Citroën e Audi a rendere bidimensionali i loghi che, negli anni ’80 e ’90, erano invece tridimensionali, semplificandone la grafica. Il trend nasce da un’esigenza di marketing: con la comunicazione dei brand che si svolge sempre più sulle piattaforme digitali, un logo troppo complesso, troppo ricco di effetti visivi realistici e gradienti perde distintività. Qualcosa di simile è accaduto nel mondo della moda con il fenomeno del blanding, che ha visto numerosi brand uniformare il font e il colore dei propri loghi per meglio proteggere la proprietà intellettuale e auto-rappresentarsi con uniformità attraverso piattaforme diverse, digitali e non.

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Nel campo del graphic design, questo realismo è noto come scheumorfismo – uno stile che, nell’era dell’iPhone e dei social media, è diventato sempre meno screen-friendly, portando alla semplificazione dei loghi a cui si è assistito dal 2015 in avanti. Come ha spiegato Dan Beckett, uno dei principali designer del nuovo logo di Toyota, a Dezeen:

«Con l'avvento dei brand digital touchpoints e soprattutto dei piccoli schermi, tutti quei dettagli e gradienti hanno fatto diventare i loghi piccole macchie grigie, indistinguibili l'una dall'altra. Il flat design non è un trend. Io lo vedo come la soluzione più logica a un problema universale creato da un trend di diversa natura».

La prima casa automobilistica a modificare il proprio logo con un re-design bidimensionale fu Mini, nel 2015, che non solo eliminò gli elementi cromatici e tridimensionali del proprio logo ma cambiò il font usato con il nuovo MINI Serif. Il vecchio logo rimase sulle automobili mentre il nuovo venne usato nella comunicazione del brand, sia cartacea che digitale. Nel 2016 fu Citroën che perse non solo le cromature ma anche il colore rosso del nome, optando per una tinta grigia vista come più versatile per futuri impieghi grafici. Il nero invece fu il colore scelto da Audi nel 2017 quando appiattì il proprio iconico logo per riposizionarsi meglio sul mercato digitale – una mossa seguita di recente dalla nuova possibilità, data agli utenti, di selezionare interattivamente lo spessore dei quattro anelli concatenati che lo compongono. Nel 2019 anche Volkswagen appiattì il logo e ne semplificò il color scheme. A differenza delle case automobilistiche precedenti, Volkswagen accompagnò il re-design con il lancio della ID.3, la sua prima auto elettrica, rafforzando in questo modo la narrativa della ridefinizione del brand che entrava in una nuova era. La “nuova era” per il brand arrivava dopo il cosiddetto Dieselgate, ovvero lo scandalo scoppiato in seguito alla scoperta dei dati falsificati sulle emissioni dei motori diesel nelle auto del brand vendute in USA  e Europa - scandalo che fece crollare le azioni di Volkswagen e portò alle dimissioni del CEO dell’epoca, Martin Winterkorn.

L’onda lunga del flat design trend arriva fino al 2020, con il debutto del nuovo logo semplificato di BMW questo marzo, che oltre al solito appiattimento ha visto sparire l’anello nero esterno che conteneva il nome del brand. Il cambiamento è stato pensato per accogliere al suo interno i colori delle carrozzerie, facendolo diventare diverso da un modello all’altro. A inizio luglio, poi, è stata la volta di Nissan che ha forse applicato il re-desing più radicale eliminando addirittura il box che conteneva il nome del brand e trasformando il cerchio metallico in due minimali semicerchi bianchi. Più soft è stato l’aggiornamento apportato da Toyota, infine, che ha visto la caduta del nome e un look monocromatico grigio scuro al post del precedente 3D cromato.