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Hello Brooklyn #10 - Imani Dennison e Robin Williams

Le menti creative dietro lo short film Garden of Eden

Hello Brooklyn #10 - Imani Dennison e Robin Williams  Le menti creative dietro lo short film Garden of Eden

 “We’re all not crazy hormonal women just having sex and fucking shit up"


Aveva piovuto tutta la sera e c'era un vento ingestibile ma, fortunatamente per me, ero in buona compagnia. Dall’altra parte del tavolo, in un ristorante alla moda di Williamsburg, si trovano Imani Dennison, direttore della fotografia/fotografa, e Robin Williams, attrice e scrittrice. Amiche, collaboratrici e giovani di Brooklyn.

Quando le ho incontrate avevano concluso da poco la seconda e ultima proiezione (sold out) del loro short film, Garden of Eden, un racconto di formazione sul venire a patti con l’essere di colore, donna e queer a New York City e selezionato per il programma Creative Minds Short Film Corner del Festival del Cinema di Cannes. Si tratta di una narrativa che ho scoperto rispecchiare perfettamente e profondamente la vita di Imani Dennison, Robin Williams e  il loro collettivo, scopritela con noi. 


#1 Questa proiezione, oltre ad esser stata una vetrina del vostro lavoro, lo è stata anche per altri diversi talenti locali. Come vi siete trovati l'un l'altro? Considerate la comunità di cui siete parte una componente essenziale del vostro film e del vostro stile di produzione?

Imani Dennison: Tutti gli artisti presenti stasera sono amici che abbiamo incontrato attraverso conoscenza comuni o frequentando gli stessi eventi d’arte in città.

Robin Williams: La nostra comunità è sicuramente una grande parte del nostro modo di fare cinema perché percepiamo una mancanza di rappresentazione del cinema queer e, quelli che ci sono, o sono realizzati male o non raccontano la storia come realmente è. Un'altra cosa  veramente importante in Garden Of Eden è stato il   non voler  sessualizzare eccessivamente i personaggi. Un sacco di serie web lesbiche rappresentano quasi esclusivamente  sesso.  È importante per noi specificare questo punto perché c’è molto che accade prima del sesso. Cosa succede quando capisci che sei attratta dalle donne? Cosa succede quando ti prendi la prima cotta? Ci sono una serie di momenti, ben prima del sesso, che non vengono mostrati.  Noi abbiamo delle relazioni sane. Non siamo tutte delle pazze isteriche che fanno sesso e mandano la loro vita in malora e la cosa peggiore è che siamo noi stesse a dipingerci in questo modo. Io sono interessata a mostrare l’altra faccia della medaglia, le storie d’amore, le cose che succedono ma di cui nessuno è interessato a parlare.


#2 In che modo le vostre storie personali si sono inserite nella narrazione? 

ID: Mi sento molto legata al film, nel senso, sono veramente Julia [il personaggio principale nel film] e davvero non come come navigare la mia sessualità. Soprattutto al liceo. Nel film, Julia si è  appena diplomata al liceo e vive quel momento in cui cerca di star bene con te stessa, gestire la pressione dei familiari e capire cosa desideri. Cercando disperatamente un modo per inserirti. Quando ho letto la storia, sapevo che volevo essere parte del progetto in qualche modo, perché mi sono rivista nel film… ma ora so bene quale sia il mio posto.

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RW: Io sono americana di prima generazione. Entrambi i miei genitori sono giamaicani ed è universalmente risaputo che i giamaicani siano estremamente omofobi. Non ho vissuto la stessa esperienza di Julia, l’essere cacciata di casa, ma è una paura che ho avuto per molto tempo ed è il motivo per cui non ho fatto coming out fino ai miei 26 anni. E quando l’ho fatto mi sono assicurata di essere fuori dallo stato ed economicamente indipendente.

#3 Le performer alla vostra ultima proiezione hanno parlato delle difficoltà di essere una donna lesbica e di colore nella società mainstream. Immagino che, lavorando nell’industria dell’intrattenimento, abbiate riscontrato non poco difficoltà all’inizio eppure, ora, le vostre proiezioni sono andate sold out.

RW: Io sono molto nuova nella film industry, questo è il mio primo progetto cinematografico.  Per quanto riguarda la recitazione, ogni volta che vado su questi siti di casting per attori bianchi ci sono ottimi ruoli, insegnanti, presidi… per una persona di colore o è un tossicodipendente o uno schiavo. 

ID:  Solo esistere in quanto donna di colore nell’ industria creativa, un campo che è dominato da uomini bianchi, è estremamente difficile. Mi viene sempre parlato con questo tono accondiscendente oppure viene dato per scontato che io non sappia quello che sto facendo. È praticamente una fratellanza, un gioco da uomini…. per questo non ho le parole per descrivere come mi sono sentita per il sold out delle proiezioni di Garden of Eden. Cercherò di essere estremamente letterale, senza usare espressioni generiche ma mi sembra di stare sognando e non voglio svegliami. Insomma, cavolo, le persone si presentano ed apprezzano contenuti black e queer. Amore e basta. È incredibile avere delle persone che si presentano per vedere il tuo lavoro e complimentarsi e appoggiare quello che fai. Moltissime persone sono venute ad entrambe le proiezioni!


Ed hanno pagato. 

ID: ED HANNO PAGATO! 


#4 Probabilmente vi viene chiesto spesso, ma perché Brooklyn e non qualsiasi altro luogo?

RW: Sono nata e cresciuta nel Bronx. Amo i film che catturano la sensazione della città che sono in cui sono girate. Come  per New Yorker, il mio primo film, doveva essere a New York. Non c'è niente di peggio che guardare un film che dovrebbe essere ambientato da qualche parte e non è realistico.

ID: Un film di questo tipo in un paese dove il numero di giovani senzatetto LGBTQ [Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer] è qualcosa di assurdo come il 40% , devo essere girato a New York City.

Godetevi il trailer di Garden of Eden.

 

image credit KDJ Perspective/Jeana Lindo