Narcos' Anatomy
Tutte le ispirazioni dietro la serie
29 Settembre 2016
Yo soy Pablo Emilio Escobar Gaviria.
Venerato come un santo, come il Robin Hood dei colombiani, odiato dall'America e da quelli che cercano di liberare la strada dalla droga, colpevole di 3.245 omicidi, Escobar è stato per vent'anni il re della Colombia, monarca assoluto che uccide con il plomo – il piombo – e corrompe con la plata – i soldi.
Josè Padilha e Chris Brancato con Narcos seguono la sua epopea: l'ascesa da piccolo trafficante di alcol, sigarette e marijuana a leader del temutissimo cartello di Medellin, criminale talmente ricco da dover seppellire i soldi, con un patrimonio stimato da Forbes intorno ai 30 miliardi di dollari negli anni Novanta.
Da una parte c'è Escobar, interpretato da Wagner Moura, "l'uomo povero con tanto denaro", dall'altra ci sono i gringos americani che cercano di smantellare il cartello, gli agenti della DEA, capitanati da Javier Pena (Pedro Pascal, famoso per essere stato Oberyn Martell in Game of Thrones) e Steve Murphy (Boyd Holbrook), voice over della serie che racconta dal suo punto di vista ogni puntata.
La serie di Netflix è ambiziosa, avvincente, girata in inglese e spagnolo, con un taglio di tipo documentaristico. Ci trascina nelle strade della Colombia anni '70 e '80, al centro dell'azione, facendoci diventare testimoni di un pezzo di storia.
Dopo una prima stagione incentrata sui successi di "El Patron", diviso tra ambizioso, feroce narcotrafficante e uomo spaventato dalla possibilità di fallire, la seconda racconterà la sua discesa.
Se non l'avete ancora vista approfittate del weekend per una maratona di binge-watching, alla fine della quale vi troverete a ripetere il mantra "Plomo o plata" senza alcun motivo. Tre, due, uno.
Prima hanno preso la coca. Poi i soldi. Ora i cartelli colombiani vogliono il potere. La guerra della droga è iniziata...
FEEL LIKE: Fernando Botero
Fernando Botero è colombiano come Escobar.
Famoso per le figure voluttuose, ha realizzato sculture e disegni, immortalando nudi, nature morte, scene di vita quotidiana, ritratti, ma anche un progetto su Abu Ghraib. E un quadro raffigurante la morte di Pablo Escobar. L'artista testimonia attraverso questo suo lavoro la rabbia e la delusione per la diffusione in Colombia di droga, violenza e sangue.
DRESS LIKE: Kenzo
Come si veste il leader di un enorme cartello del traffico di cocaina? Secondo Narcos con mom jeans, polo, camicie hawaiane e felpe con stampe a tema nautico, ma se fosse stato ospite nel front row delle varie settimane della moda probabilmente avrebbe scelto lo stile Kenzo.
La costumista Bina Daigeler ha dovuto collezionare e realizzare centinaia di capi anni '70 e '80, ispirandosi a un documentario intitolato The Cocaine Cowboys, alle reginette di bellezza del Sud America, ma anche un pò a Miami Vice.
Per ricreare il guardaroba di Pablo Escobar ha iniziato studiando una sua foto segnaletica del 1976 e copiando le camicie. Il Michael Jordan dei criminali non aveva particolare buon gusto, non comprava abiti costosi, anche se avrebbe potuto farlo, ma amava le scarpe da ginnastica bianche, tanto che pare ne possedesse 100 paia.
THINK LIKE: The Memory of Pablo Escobar, by James Mollison
Prima di ogni episodio sulle note di Rodrigo Amarante si alternano immagini e filmati d'archivio della Colombia di Escobar, alcuni realizzati dal suo fotografo personale "El Chino": un'automobile che brucia, belle ragazze, soldi, armi, omicidi e i veri agenti della DEA e il vero Pablo.
L'idea di mixare passato e presente, ricreando in pochi secondi il sapore dell'epoca e di Narcos, arriva dal libro di James Mollison The Memory of Pablo Escobar.
L'autore ha passato tre anni esplorando la Colombia, cercando documenti ed intervistando la gente che ha conosciuto il leggendario narcotrafficante. Alla fine di questa intensa attività di ricerca Mollison ha raccolto oltre 340 documenti fotografici, un archivio composto da materiale preso dagli album della famiglia Escobar, dalla polizia, dalla Federal Drug Administration e non solo.
SOUND LIKE: Rodrigo Amarante, Tuyo
"Soy el fuego que arde tu piel, soy el agua que mata tu sed.
El castillo, la torre yo soy... La espada que guarda el caudal..."
Sono le parole di "Tuyo", il bellissimo brano di Rodrigo Amarante che introduce ogni puntata di Narcos e che lo stesso Pablo Escobar, rapito dalla musica, canta nel pilot, interrompendo una conversazione sulla vendita di cocaina a Miami.
Amarante, raffinato artista brasiliano ora solista, noto soprattutto per la collaborazione con Devendra Banhart, ma prima membro di Los Hermanos e di Little Joy, ha dichiarato di aver composto il brano, una ballata che sembra scritta negli anni '30 e ri-registrata negli anni '50, pensando al tipo di musica che avrebbe potuto ascoltare la madre di Escobar mentre cresceva il figlio ed immaginava come sarebbe diventato da adulto.
TASTE LIKE: Arepas with carnitas and sweet potato
LOVE LIKE: Plata o Plomo mantra
Plata o plomo. Soldi o piombo. Escobar lo ripete spesso, un mantra che pianta radici nella testa dello spettatore.
Narcos, con il suo ibrido di veri materiali di repertorio e narrazione da gangster movie, trasporta la storia di Escobar fuori dalla polvere del tempo inserendolo in una mitologia cinematografica accanto a Michael Corleone e Tony Montana, ma senza retorica. La serie di Netflix incarna il realismo magico colombiano, il racconto puntuale e dettagliatissimo di una realt‡ troppo assurda per essere vera.
Narcos ci piace per questo, ma anche perché è una serie bilingue, inglese e spagnola, e alla fine di ogni puntata ci regala l'illusione di aver frequentato un corso intensivo di spagnolo.
E poi ci sono tutti questi uomini baffuti che, una puntata dopo l'altra, insinuano l'idea che i baffi siano cool.