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Welcome to the Grand Budapest Hotel

Introducing the new Wes Anderson's tidbit

Welcome to the Grand Budapest Hotel Introducing the new Wes Anderson's tidbit

Correva l'anno 1994 e Wesley Wales Anderson presentava assieme ai fratelli Wilson il suo corto d'esordio al Sundance Film Festival: Bottle Rocket. Da quel primo, timido successo è passato quasi un ventennio ma Wes ha continuato a tenerci col naso incollato allo schermo, facendoci innamorare non solo delle sue favole e dei loro protagonisti ma anche delle scenografie che, al pari di un narratore esterno, ci hanno raccontato le rocambolesche avventure del capitano Zissou, le peripezie dei fratelli Whitman, gli intrecci della famiglia Tenenbaum o la fuga d'amore di Suzy e Sam in Moonrise Kingdom. 

L'ironia malinconica di Wes ci ha conquistati e affascinati, i suoi personaggi sono diventati l'alter ego del bambino che c'è in ognuno di noi; il suo metodo narrativo piatto, quasi quotidiano ma sempre inaspettato, le musiche e le palette colori ci hanno storditi e cullati in quella bubble dolceamara di cui non possiamo più fare a meno. Per nostra fortuna il buon Wes non è rimasto con le mani in mano: incontreremo infatti Lobby Boy e tutta la "nuova" crew andersoniana al Grand Budapest Hotel, nelle sale il prossimo 7 marzo. 

Il chiacchiericcio che da sempre accompagna i mesi precedenti la prima è già cominciato e noi, per ingannare l'attesa, abbiamo visto e rivisto il trailer almeno una dozzina di volte, scovando alcuni dettagli che non hanno fatto altro che alimentare la nostra morbosa curiosità. Vi siete accorti della spropositata presenza di baffi sui volti maschili? Tutti ne hanno un paio, eccezion fatta per Harvey Keitel (che non ha bisogno di peli sul viso per sembrare un duro); addirittura il giovane Tony Revolori se li dipinge per calarsi meglio nel ruolo di apprendista concièrge. Altra chicca impossibile da non notare: la voglia a forma di Messico sulla guancia destra di Saoirse Ronan, di cui non vediamo l'ora di scoprire la storia; per non parlare della ultra ottantenne, per esigenze di fiction, s'intende, Tilda Swinton, affascinante anche sotto tutti quegli strati di "old age makeup". Ultima ma non meno importante la scelta del formato d'immagine (4.3), escamotage che sicuramente agevolerà il nostro ingresso al Grand Budapest Hotel.