La cultura pop si sta innamorando dei truffatori?
Da "Inventing Anna" a "Il truffatore di Tinder", i con artist popolano sempre di più il nostro intrattenimento
15 Marzo 2022
Ultimamente, film dopo film, serie dopo serie, pare che la cultura pop sia diventata una nuova fonte di reddito per i truffatori di mezzo mondo. Due degli esempi più celebri, Anna Sorokin e Simon “Tinder Swindler” Leviev, hanno non solo ritrovato una nuova fama grazie a Netflix ma hanno pure cominciato a sfruttarla. Le loro storie, glorificate e usate come base per attirare pubblico e artisti, è una specie di grande eufemismo visivo – eppure le storie sui vari “artisti della truffa” sono in giro da moltissimo tempo. Fino al punto in cui constentendo che questi criminali lucrino sulle storie dei loro stessi crimini potrebbe influenzare la percezione che gli spettatori hanno dei criminali. Anna Sorokin, una finta ereditiera che si è fatta strada nella creme de la crème della società, è stata condannata per otto capi d'accusa e poi rilasciata dopo quattro anni per buona condotta. Dopo lo show è diventata una specie di truffatrice-celebrità grazie a Netflix, che ha adattato la sua storia per la serie Inventing Anna. Al momento ha diversi progetti ambiziosi: lanciare un libro e un podcast sul suo periodo in carcere, lavorare a un progetto di documentario con Bunim Murray Productions e realizzare un progetto insieme a Julia Fox.
Poi c'è Shimon Yehuda Hayut, noto ai più come Simon Leviev. È un ragazzo che ha ingannato giovani donne via Tinder per somme milionarie presentandosi come figlio di un ricco magnate dei diamanti russo-israeliano, Lev Leviev. Simon elargiva regali di lusso e allettava le donne con viaggi in jet privato e cene di lusso. Dopo averle convinte della sua finta identità, Simon le induceva a richiedere enormi prestiti bancari per poi farsi consegnare i soldi con cui sarebbe fuggito. Leviev, condannato a due anni di prigione in Finlandia e 15 mesi in Israele per furto e falsificazione di documenti, è ancora ricercato in diversi paesi per frode. Ma tutto ciò non ha impedito a Netflix di acquistare i diritti per The Tinder Swindler basata sulla sua storia. Adesso, Leviev si sta costruendo una carriera nell'intrattenimento e vende video personalizzati su Cameo facendo pagare ai fan 200 dollari per i saluti personalizzati che diventano 20.000 dollari per fare apparizioni in questo o quel club in veste di guest.
Never trust the Tinder Swindler #tinder #TinderSwindler #tinderswindlermemes #MEMES pic.twitter.com/w7DmwT98t0
— David Beshay (@BeshayDavid) February 11, 2022
Non è la prima volta che Netflix fa diventare popolari storie di truffatori: The Puppet Master: Hunting the Ultimate Conman, Dirty Money, Lord of Scam, sono solo alcuni degli show prodotti dal network negli ultimi anni. Sembra che alla gente piacciano le storie sui truffatori, ma è lecito che la cultura mainstream dia pubblicità a queste figure romanzando i loro crimini? Forse, il crimine della truffa è meno grave di quelli dei gangster de Il Padrino o Gomorra o dei molti serial killer protagonisti di infinite serie true crime. E dopo tutto, l'idea di derubare le èlite che vivono nel lusso non si basa sul fascino della violenza, anzi, potrebbe risultare quasi divertente per gli spettatori. Le vittime truffate appaiono per alcuni addirittura come oggetti di ridicolo, dato che è difficile immaginare come si possano regalare certe cifre a un perfetto estraneo. Inevitabilmente, si gioca sulla loro reputazione. Non di meno, ciò che rende accattivanti queste storie sta proprio nella rappresentazione di inganni, di personalità narcisistiche e manipolatorie.
Cosa hanno in comune Anna, Simon e gli altri artisti della truffa? Il loro punto di forza era la sicurezza di sé, la capacità di giocare con la psiche delle loro vittime per poi "premere il grilletto". La credibilità che gli consente di estorcere denaro alle loro vittime naturalmente proveniva per la maggior parte da un guardaroba coltivato con cura, da network immaginari che avevano a disposizione, dall'avere parlatina ma saper lasciare parlare anche gli altri. Per metterla in numeri, Anna Sorokin ha rubato 275.000 dollari in totale ma è stata pagata 320.000 dollari da Netflix per i diritti di trasmettere la sua storia. E Simon Leviev era addirittura tornato su Tinder fino alla messa in onda della serie, e ora guadagna per la fama (45.800.000 ore di visualizzazioni in una settimana) che Netflix gli ha concesso. Nel frattempo, le loro vittime stanno ancora aspettando che il denaro gli venga restituito.
In tutto ciò, Netflix , con i suoi circa 222 milioni di abbonati nel mondo, sembra sapere cosa vogliono gli spettatori. E l’argomento delle truffe sembra essere assai popolare – sia su Netflix che sulle altre piattaforme streaming. Intanto nella vita vera, le frodi online stanno diventando sempre più comuni, con molte vittime ingannate da false promesse o da ricevute di bonifici bancari photoshoppate ad arte. A questo si aggiunge il fascino generale verso le storie crime, che diluisce la gravità delle truffe nel bagliore del lusso e dei guadagni dei con artist che, spesso, riescono anche a farla franca. Uno dei membri del gruppo di ladri ritratti nel film The Bling Ring, diretto da Sofia Coppola nel 2013, ha detto che «Tutti vogliono vivere così – è questo che la gente vuole». Mentre gli scrittori sfruttano queste storie nella speranza di creare il prossimo bestseller e dimostrare ancora una volta che il crimine vende, bisognerebbe tenere presente che pagare veri truffatori per presentare una versione edulcorata e romanzata della loro storia potrebbe essere un cattivo affare. Nel frattempo Simon afferma di essere «solo un ragazzo single che voleva incontrare alcune ragazze su Tinder» mentre Anna, da parte sua, assicura di non stare «cercando di incoraggiare le persone a commettere crimini» ma di voler «far luce su come sono riuscita a trarre vantaggio di ogni situazione, senza cercare di glorificare le mie azioni. Questo è ciò che voglio trarre dalla mia storia».