Con Raffaella Carrà se n’è andata l’ultima icona pop della musica italiana
Più una pioniera culturale che una semplice intrattenitrice
05 Luglio 2021
Raffaella Carrà faceva parte della vita di tutti: chi era giovane quando c’erano ancora le tv in bianco e nero e Canzonissima ’70 la ricorderà in minigonna, a scandalizzare le signore per bene di allora; chi invece è cresciuto fra gli ’80 e i ’90 la ricorderà come quella personalità televisiva sempre elegante, dall’immutabile frangia liscia e bionda, decisamente più matura ma già consacrata nel pantheon della cultura pop italiana. Dai primi 2000 in poi la sua presenza si è fatta più rarefatta ma anche più pervasiva: le sue canzoni erano già filtrate così in profondità nel repertorio classico della musica italiana che erano diventate un classico multi-generazionale ascoltato praticamente da tutti, un must delle playlist più nostalgiche dentro e fuori le discoteche dove sopravvivono ancora oggi brani come Ballo Ballo, A far l’amore comincia tu, Tuca Tuca e Tanti Auguri.
Artista totale e poliedrica, definita nella sua carriera «regina della televisione» e «icona gay mondiale», la Carrà ha saputo fare ciò che moltissimi artisti non riescono neppure ad ambire: unire attraverso sessant’anni di carriera tre o quattro generazioni diverse di italiani che si sono incontrati sul dancefloor con la sua musica. La sua carriera è stata così lunga e costellata di hit che la presenza della Carrà è profondamente radicata nella coscienza collettiva italiana, il suo merito principale è stato quello di aver sdoganato e alleggerito il dibattito sul sesso e sulla liberazione sessuale in televisione, senza essere mai volgare o gratuitamente trasgressiva, ma presentando per la prima volta un’immagine di femminilità sex-positive di cui il mondo della televisione italiana, spesso così distaccato e remoto dalla vita vera del paese, aveva un disperato bisogno: fu lei a insegnare all’Italia che le gambe delle donne potevano anche essere scoperte, ad arrivare sul palco con l’ombelico di fuori, a combattere le obsolete regole non scritte dell’Italia democristiana un Tuca Tuca alla volta.
L’immenso repertorio del suo lavoro televisivo e canoro ha una vitalità intrinseca troppo forte per passare di moda: se con Carramba! è entrata nel cuore dei Millennial, con The Voice si è fatta conoscere dalla Gen Z, le sue performance negli anni ’60 sono ancora un capolavoro di estetica vintage, i suoi brani più celebri che hanno rastrellato dischi di platino in tutta Europa sono freschi oggi come lo erano venti o trent’anni fa. Ad esempio, dopo la sua apparizione nel brano di Tiziano Ferro E Raffaella è mia, nel 2008 un video di lei che danzava sulle note di Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano nei primi anni ’70 divenne virale online – lo stesso anno in cui la sua performance inglese di A far l’amore comincia tu venne immortalata persino in una puntata di Doctor Who. Tre anni dopo quella stessa canzone sarebbe diventata il singolo Far l’amore di Bob Sinclair, una canzone così assurdamente popolare da essere il brano sulle cui note si apre uno dei più grandi capolavori del cinema italiano degli ultimi vent’anni, La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.
Ciò che sorprende di più, considerando la sua carriera stellare, è la maniera in cui la Carrà ha saputo giocare dentro e fuori gli schemi riscrivendo ogni regola pensabile dell’entertainement, passando da essere una pioniera femminista e un’icona LGBT al ruolo di pop star internazionale, trasformandosi poi nel volto più celebre della televisione italiana con una serie immensa di programmi tv condotti da lei in prima persona su cui campeggia il sensazionale successo di Carramba! Che Sorpresa e infine riuscendo a introdursi anche nel mondo dei video virali online, del clubbing e del cinema.