Quali sono i brand più citati nei pezzi di Kanye West?
Tra Louis Vuitton e Gucci, un viaggio nel rapporto tra la musica di Kanye e la moda
01 Aprile 2021
Non solo rapper e producer, nel lunghissimo curriculum di Kanye West c'è un rapporto strettissimo con il mondo della moda. Ancora prima di dare vita al suo brand Yeezy, Kanye era volato a Roma con l'amico Virgil Abloh per uno stage da Fendi, mentre nel corso della sua carriera non si è mai lasciato sfuggire l'occasione per trasformare in grail alcuni degli item indossati, dalla celebre camicia Céline di Phoebe Philo fino alle più recenti patch shirt di Raf Simons. Ovviamente anche la musica ha avuto un posto d'onore nel rapporto tra Ye e la fashion industry, trasformandosi nella valvola di sfogo con cui Kanye ha messo in rima alcuni dei suoi brand preferiti, distribuiti nel corso di una carriera musicale lunga 17 anni, dall'esordio con The College Dropout fino al più recente Jesus Is King.
Dopo aver tracciato la lista dei brand più citati nei pezzi rap del 2020, Gabriele Murtas si è rimesso all'opera per stilare la classifica dei brand più citati da Kanye West nei suoi pezzi, esaminando l'intera discografia di Ye in un lavoro che ha visto protagoniste 89 canzoni, il 24% del'intera produzione di Kanye. Sono questi infatti i pezzi in cui il rapper e produttore di Chicago ha citato 22 brand, spaziando da Louis Vuitton per arrivare fino a Zara. È proprio la maison francese la più citata con 32 canzoni all'attivo, tra cui Stronger ('"Cause it's Louis Vuitton Don night") e Gold Digger ("With a baby Louis Vuitton under her underarm"), certificando ancora una volta la storicapassione di Kanye per Louis Vuitton, nata all'inizio della sua carriera e arrivata fino alla nomina di Virgil Abloh come direttore artistico del brand. Segue al secondo posto e a stretto giro Gucci, presente in 24 pezzi tra cui Ni**as in Paris ("What's Gucci my ni**a?") e Touch the Sky ("Back when Gucci was the shit to rock"), mentre al terzo posto troviamo ovviamente Yeezy con "solamente" 9 citazioni in pezzi come No More Parties in LA ("Some days I'm in my Yeezys, some days I'm in my Vans") e Hold My Liquor ("Yeezy's all on your sofa").
Seguono poi Prada e Chanel con 8 citazioni, Versace, Dior e Louboutin con 7, Nike con 6 e Fendi con 5. Chiudono la classifica YSL, Balmain (di cui Kanye West è stato anche testimonial) e adidas con 3, mentre una sola citazione per Zara, Vans, Pyrex, Virgil Abloh, D&G, Jimmy Choo, Burberry e Ralph Lauren. Sorprende la posizione così bassa del brand americano, legato alle prime fasi della carriera di Kanye, così come la grande differenza tra le prima due posizioni e il resto della classifica. Se West non ha mai fatto segreto dalla sua passione per LV e Gucci, dall'altra il trend evidenza un progressivo cambio di rotta di Ye, che da fanatico del luxury ha lentamente virato la propria attenzione verso brand minori e second hand. Brain Dead, Martine Rose e Dickies sono solo alcuni dei nomi indossati da Kanye negli ultimi anni, così come Carhartt e Los Angeles Apparel hanno trovato posto nel guardaroba di West. Un trend che ha visto il suo passo finale nell'accordo con Gap, il brand fast fashion per cui Kanye ha lavorato da teenager e con cui ha siglato un contratto per creare una linea di apparel in esclusiva.
Un vero e proprio cambio di rotta quindi, un passaggio a una fase più matura che ha visto la scomparsa dei brand anche nei testi dei pezzi più recenti di Kanye West. Se Kids See Ghosts e Ye sono due dischi concentrati soprattutto sull'aspetto intimo e psicologico del rapper, in Jesus Is King protagonista è invece il suo rapporto con la fede. Proprio per questo la ricerca di Gabriele Murtas riesce ad avere una doppia valenza: se da un lato risponde a una domanda da sempre nella testa dei fan di Kanye West, dall'altra contribuisce a tracciare l'evoluzione umana e personale del rapper e designer americano.