Virgil Abloh se l’è presa con un brand di Barletta
Rilanciando la sua quote sulla morte dello streetwear
23 Marzo 2021
Nonostante i suoi numerosi impegni tra Off-White e Louis Vuitton, sembra che Virgil Abloh abbia trovato il tempo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Attraverso le sue stories Abloh ha mandato un messaggio non molto criptico a Barrow, il brand italiano indossato da Chiara Ferragni e Sfera Ebbasta fino a Miley Cyrus e Lil Nas X. La story incriminata è uno screenshot di un articolo , pubblicato da WWD che cita in modo diretto Abloh e la sua celebre frase sulla morte dello streetwear, utilizzandola però per certificare il successo del brand e del suo fatturato da 5 milioni di euro in soli otto mesi. Il brand, nato dalla collaborazione con Valerio Coretti e Federico Barengo, punta a toccare i 40 milioni di fatturato entro il 2021, un risultato possibile grazie al successo certificato anche dall'accordo siglato con Farfetch. Tralasciando però il reale peso di Barrow nel mondo streetwear, quello che colpisce è vedere un nome il direttore creativo di Louis Vuitton prendersela con un neonato brand minore apparentemente senza motivo: infatti il vero motivo della story di Abloh non è rilanciare la sua quote ma riaprire una vecchia diatriba che dura dai tempi di Pyrex tra lui e lo streetwear made in Barletta.
In molti non sanno che dietro Barrow c'è infatti Manifatture Daddato Spa, un’azienda tessile storica pugliese con sede a Barletta che nella propria rete conta le licenze di Diadora, e le linee Kids di MSGM, Alberta Ferretti e Neil Barrett. Si tratta di una delle aziende del comparto tessile di BAT (un triangolo tra le città di Barletta, Andria e Trani) che rappresenta uno dei poli produttivi più importanti del tessile italiano e che oggi è stato riconvertito allo streetwear. Tra i nuovi brand emersi negli ultimi Pyrex Original prodotto da Modaeffe è forse quello che ha avuto maggior successo, anche le sue origini non sono chiare: il marchio è stato regolarmente registrato in Italia e in Europa in concomitanza proprio con la fine di Pyrex Vision, il brand fondato da Virgil Abloh.
Era il 2012 quando, ben prima di lanciare Off-White, Abloh aveva fondato Pyrex Vision comprando uno stock di apparel Ralph Lauren per 40$ riuscendo a rivenderlo per 550$. Grazie alla sua natura friends and family, quelle tee e quelle hoodie con sopra stampe di opere di Caravaggio accompagnate dal numero 23 divennero ben presto un oggetto di culto in un mondo streetwear ancora acerbo. Il successo di Pyrex Vision durò però appena un anno: non potendo registrarne il nome Abloh decise di chiudere il brand e fondare a Milano Off-White. È difficile collocare la nascita di Pyrex Original, ma la cosa certa è che i prodotti presentavano e presentano tutt’ora una certa somiglianza con quello che produceva Abloh al tempo. Inoltre è ormai fatto acclarato che tra il 2012 e il 2014 alcune aziende dell’area di BAT diedero luogo al fenomeno del Legit Fake, il cui caso più eclatante è stato Supreme Italia, prodotto dalla IBF International. Su Pyrex Original tuttavia non ci sono mai stati procedimenti legali aperti e Abloh non ha mai nominato direttamente la vicenda pubblicamente, nonostante le ripetute richieste di commento.
A giudicare dalla story però sembra che evidentemente non è mai andata giù a Virgil, che ha colto la prima occasione per mandare una frecciatina a Daddato. Ma per quanto il fastidio di Virgil Abloh sia comprensibile, da un nome della sua levatura ci si aspetta un atteggiamento diverso rispetto a quello mostrato in questa occasione. Inoltre i suoi discorsi sullo streetwear stanno prendendo sempre più una piega elitaria, come se chi non fosse del giro giusto non fosse legittimato a creare dei prodotti e venderli sul mercato usando peraltro le stesse tecniche di marketing coniate dalla generazione dell’hype di cui è Abloh è la personalità più rappresentativa. Inoltre lo Streetwear - come lo intende Abloh, quello OG - ha fatto dell'appropriazione culturale - sia ironica come Fuct che meno ironica - uno dei pillar della sua crescita, è quindi incoerente che sia proprio Abloh a parlare di questo tema. Barrow è un brand originale a tutti gli effetti e se era giusto condannare il trend del legit fake lanciato proprio a Barletta, non è il massimo della classe usare la propria posizione mediatica per screditare un’azienda e un brand con una storia importante nel Sud Italia che crea e vende prodotti in maniera legittima.