Il ritorno dei chav su TikTok
La sottocultura inglese degli anni Duemila rivive in make-up tutorial e brevi sketch
27 Luglio 2020
Tra le migliaia di video che tutti i giorni inondano il feed di TikTok, nelle ultime settimane è diventato molto popolare l'hashtag #chav, che ha raccolto oltre 455 milioni di visualizzazioni.
Fenomeno profondamente inglese nato all'inizio degli anni Duemila, i chavs erano giovani ragazzi appartenenti alla working class che abitavano nelle case popolari, parlavano in slang e con un fortissimo accento, erano conosciuti per il loro atteggiamento aggressivo, non solo verso i coetanei ma anche verso gli insegnanti, che spesso sfociavano in risse e scontri. Più di tutto, l'aspetto che sarebbe poi andato ad identificare i chav nell'immaginario collettivo, era il loro stile, l'elemento che più viene replicato nei brevi video pubblicati su TikTok. Le ragazze chav portano i capelli sempre raccolti in cipollotti disordinati, fondotinta e terra di almeno tre tonalità più scure della loro pelle, ciglia finte e sopracciglia marcatissime. Per quanto riguarda invece la moda, le ragazze chav indossano sempre puffer jackets - quando non sono nella divisa della scuola, comunque mai veramente in ordine - mentre i ragazzi chav prediligono tute e tracksuit di brand come Nike, adidas, Kappa, possibilmente nei toni del nero e del blu.
Sono numerosi i tipi di video dedicati all'argomento, molti dei quali accompagnati dalla hit grime di Millie B, vera colonna sonora del periodo, la canzone più rappresentativa dell’attitude e dell’estetica di quegli anni, qui il video YouTube per credere. I make-up tutorial sono i contenuti più popolari sul tema, insieme a veri e propri sketch comici in cui è lo slang la parte più divertente, video interviste a finti chav davanti alle loro abitazioni, tutorial per capire come riconoscere un chav e video dedicati alle città inglesi più chav d'Inghilterra.
Al di là di video divertenti e look esagerati, quella dei chav fu una questione molto discussa nel Regno Unito all'inizio degli anni Duemila. Il diffondersi di questa definizione - per alcuni un termine dispregiativo di origine rom, per altri l'acronimo di Council Housed and Violent, 'delle case popolari e violento' - andò di pari passo con il successo di un'enorme satira sui media inglesi, come il programma tv Little Britain e il personaggio di Vicky. Per molti però tutto ciò non fu altro che una grande operazione di demonizzazione della working class, per via di battute e sketch che prendevano di mira le classi sociali più deboli e marginalizzate della società inglese. Si diffuse l'idea che i chav fossero persone pigre e svogliate, senza ambizione, soddisfatte della loro (bassa) posizione sociale, e senza alcuna intenzione di ribaltarla, una concezione chiaramente arbitraria e sbagliata. Il termine assunse proporzioni ancora maggiori quando iniziò ad essere usato anche da Tony Blair, all'epoca Primo Ministro, volendo indicare appunto giovani poveri e senza prospettive.
Man mano che l'hashtag guadagnava views il dibattito è tornato attuale, perché molti dei video dedicati al tema sembrano ricalcare quella stessa demonizzazione, quella presa in giro basata sull'estrazione sociale. Va sottolineato comunque che la stragrande maggioranza degli utenti di TikTok appartengono alla Gen Z, e sono semplicemente troppo giovani per aver conosciuto il fenomeno chav in prima persona, molti di loro non sanno nemmeno cosa sia esattamente. Molti utenti ci hanno tenuto a specificare che i loro video nascono con l'intenzione di divertire e far sorridere, di certo non per riaccendere una polemica sociale e classista. Non solo, ad oggi l'appellativo chav si riferisce molto più allo stile e al make-up di questi personaggi, indipendentemente dalla loro estrazione sociale, una trasformazione in atto portata a compimento proprio su TikTok. Altri utenti hanno ribadito il concetto affermando che i chav possono appartenere a qualsiasi ceto. Uno dei profili più popolari, @tiktokchavs, ad esempio, hanno dichiarato di far parte di famiglie benestanti e di frequentare scuole private, ma ciò non gli impedisce di pubblicare balletti di gruppo indossando sneaker e tute, secondo lo stereotipo in questione.
Colpisce il fatto che TikTok sia stato terreno fertile per il ritorno di questo trend, in particolare perché negli ultimi mesi la piattaforma si era distinta per momenti di attivismo politico che andavano in una direzione ben precisa, dalle prime proteste contro la censura in Cina al supporto del Black Lives Matter, alla questione dei rally di Trump. Ma forse in questo caso è la componente di entertainment e divertimento, elemento intrinseco della piattaforma, a prevalere rispetto agli aspetti politici di un fenomeno che resta legato alla storia e alla società inglese.