Beppe Sala, influencer di Milano
Come si veste il politico più hype e elegante in Italia?
21 Novembre 2019
Se c’è una singola persona che incarna al meglio il momentum che sta vivendo Milano è il suo sindaco, Giuseppe Sala.
Beppe – per tutti i milanesi e non – è l’immagine della Nuova Milano, una città aperta, in crescita, conscia della sua forza e sempre più lontana dal resto dell’Italia sia esteticamente che culturalmente. Non è un caso che l’ascesa a Milano di Beppe Sala coincida con l’Expo del 2015, di cui fu l’amministratore delegato, e cioè proprio con l’evento a cui comunemente si associa la Rinascita Milanese. Il seme era stato ovviamente piantato dai sindaci precedenti, che Beppe non manca di ringraziare in interviste ed interventi pubblici, sottolineando la sua fluidità politica (nessuno lo identifica politicamente con il suo partito, il PD) ma soprattutto l’eccezionalità Milanese di riconoscere i meriti dell’avversario in un paese politicamente litigioso e senza memoria.
Sala è un sindaco ubiquo: intervista Marracash in Santeria, parla con Obama alla fiera Seeds ‘n Chips, soddisfa i palati liberisti per la sua formazione manageriale e partecipa al gay pride. Sala sta simpatico a tutti i milanesi, che ne hanno creato una specie di culto: il sindaco è professionale, competente e ci si può fidare, ha anche l’ironia del taaaaac milanese, che a volte diventa spocchia da primo della classe.
Come ha scritto Michele Masneri su Il Foglio, “più che il sindaco sembra il testimonial di Milano”. Sala impersona un’identità operosa ed europea che ha reso una città che appena vent’anni fa sembrava oscurata da Roma e imprigionata nel grigiore della nebbia naturale e culturale, mentre oggi si propone oasi della moda e dell’arte, porto di creativi italiani e non e place to be della coolness europea.
Come ogni influencer e come ogni milanese, lo strumento prediletto non poteva che essere la moda.
Finito l’expo Beppe Sala è stato coinvolto in uno scandalo riguardo degli appalti di Expo. Una storia che i giornali seguivano secondo il più classico degli storytelling del mangia mangia all’Italiana: il manager di un grande evento che intasca soldi pubblici. Per dimostrare la sua innocenza Sala si autosospese da Sindaco in attesa della fine dell’indagine, confermata da una sentenza definitiva che ne ha confermato l’innocenza. La figura pubblica di Sala uscì sporcata dalla vicenda – complice la stagione politica di caccia al corrotto – e la sua più efficace operazione di rebranding politico non passò da interviste o partecipazioni televisive ma dal suo profilo Instagram: @beppesala.
Il sindaco condivide la sua vita privata, pochi momenti istituzionali, molti personali: il vino al tramonto con la fidanzata, il libro letto d’estate e ovviamente gli outfit casual migliori.
Lo stile del sindaco è Cool low-key direbbero gli americani, cioè elegante ma senza fare troppi sforzi. Item-manifesto della sua simbiosi casual con la città è la maglietta di MSGM “Pensavo Fosse Amore e invece era Milano”. Due gli scatti che politica-moda che hanno occupato le pagine dei quotidiani e le chiacchiere dei salotti milanesi: la foto postata in occasione del gay pride con i calzini arcobaleno (una dichiarazione politica non scontata in era Salviniana). Il post fa il paio con la foto-festeggiamento per l’assegnazione delle Olimpiadi 2026, in cui il sorriso del sindaco con un impeccabile polo bianca a-la-James Jebbia, sorride sornione del successo della Milano-pigliattutto. Esempio perfetto dello stile più personale di Beppe è il recente post con l’accessorio che è diventato il metro del successo di un uomo passati i 35: l’orologio. Quello del sindaco, immortalato in aereo per Barcellona è un D1 Milano della Polycarbon, nessuna marca o patacca da 35mila euro ma un modello semplice, elegante, minimale (ed economico) per evitare backlash sui social.
Recentemente il sindaco ha tagliato il nastro di inaugurazione di Uniqlo – tempio della stile minimale ed elegante - a Cordusio indossando un kimono realizzato dal brand giapponese per l’occasione e anche quando gioca a calcetto, il Sindaco sceglie la maglia giusta: third kit Inghilterra di Umbro, una maglia nostalgica ma stilosa. Il suo abito formale da lavoro tradisce il fatto di aver passato più tempo nelle sale meeting che tra municipi e Parlamento: tagli sartoriali slim con un grattacielo di City Life, camicia bianca con colletto non invadente e cravatta stretta. Niente a che fare con i doppi petti berlusconiani, i cravattoni eccessivi dei parvenu pentastellati, il giovanilismo ostentato di Renzi o le divise di Salvini. Ma è lo stile fuori da Palazzo Marino a raccontare chi è il sindaco, come quando ha postato una foto a Formentera insieme a Ghali indossando delle nike running che si trovano solo in outlet.