Il tetto della Cité Radieuse di Le Corbusier è diventato un museo
Ora-ïto ha trasformato lo spazio sopra l'edificio brutalista in un centro d'arte contemporanea
23 Giugno 2019
Marsiglia, 280 Boulevard Michelet. Qui, nel 1952, l’architetto svizzero Le Corbusier inaugura la sua Cité Radieuse, un rettangolo di cemento a vista sempre esposto al sole scomposto in 337 appartamenti che insieme riuniscono “le condizioni della felicità” e, oltre alle singole unità abitativa, include scuola, medico, orto, boulangerie, ufficio, hotel. L’eredità di questa “città dei matti”, primissimo esperimento di “economia condivisa”, recentemente dichiarato dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”, è stata raccolta qualche anno fa da Ora-ïto.
L’enfant terrible del design francese, diventato famoso appena diciannovenne come “hackerdesigner” dopo aver disegnato finti oggetti per luxury brand e averli lanciati sul mercato con campagne pubblicitarie fittizie, ha acquistato la terrazza sul tetto e la ha trasformata in MaMo (Marseille Modulor), un centro d’arte contemporanea en plein air aperto solo durante la bella stagione. In un’intervista Ora-ïto spiega come è nata l’idea:
“Sono di Marsiglia e da piccolo ero stregato da quel palazzone. Non mi è sembrato vero quando ho saputo che il tetto era in vendita. All'inizio non sapevo cosa farne, sapevo solo che volevo riportarlo al suo progetto originale - quello che Le Corbusier aveva immaginato. Una volta che lo spazio era pronto, non sapevo ancora cosa farne. È stato allora che ho scoperto che Le Corbusier ospitava, su questo stesso tetto, il festival dell'arte d'avanguardia - un festival che mescolava danza, scultura e musica. Quando ho visto quelle immagini piene di sculture e performance, ho capito che dovevo trasformare il tetto in uno spazio d'arte contemporanea”.
Dopo aver sborsato (insieme ad altri investitori) 7 milioni di euro e attuato un lungo restauro durato 3 anni, il designer francese ha realizzato il suo sogno nel 2013 inaugurando il MaMo con una mostra di Xavier Veilhan. Poi è stato il turno di Daniel Buren (che Ora-ïto ha convinto a partecipare al progetto dormendo fuori dalla sua porta di casa per alcuni giorni), di Kavier Veilhan con il suo grande busto azzurro raffigurante Le Corbusier, dell’optical art di Felice Varini, della grande freccia di Jean-Pierre Raynaud, di Olivier Mosset con i suoi pannelli iridescenti. Il protagonista di quest’anno è Alex Israel che ha ricreato con un gioco di proiezioni il Bat-segnale del famoso eroe di Gotham City. L’opera ha dato modo all’artista di esplorare un suo ricordo di infanzia legato al film di Tim Burton del 1989 che nel 2019 compie il suo trentesimo anniversario.