Palazzo Venier dei Leoni: il tesoro di Venezia
Alla scoperta della storia segreta dell’attuale sede della Collezione Peggy Guggenheim
17 Novembre 2018
La città di Venezia vanta un fascino misterioso e celeberrimo che esercita da secoli sull'intera popolazione mondiale. È facile perdersi tra le sue vie, fra le labirintiche calli, per poterne assaporare appieno la magia. E così, un po’ alla volta, anche se continui a condividere la famosa massima popolare “Venezia è bella, ma non ci vivrei”, scopri i ponti, le botteghe nascoste, le osterie, gli odori, i giochi di luci con cui l’acqua della laguna anima tutto quello che la circonda.
Tra i tanti, splendidi, esempi di architettura di questa città c’è ne uno, posizionato nel sestiere di Dorsoduro e affacciato sul Canal Grande che è difficile non notare: Palazzo Venier dei Leoni. Le linee così pulite e la nivea facciata a bugnato in pietra d’Istria decorata al livello dell’acqua con diciotto teste di leone (da qui il nome) attirano l’attenzione su questa struttura di un solo piano e ne sottolineano la caratteristica principale, cioè il suo essere incompiuto (“Mai finìo come lo chiamano i veneziani”). Il progetto iniziale, sviluppato da Lorenzo Boschetti nel XVIII secolo per volere dei Venier, una delle famiglie più antiche e influenti della città, era decisamente più ambizioso. L’architetto, infatti, aspirando a seguire l’impronta lasciata in città da maestri come Palladio e Longhena, prevedeva di edificare tre piani e una magnifica facciata classica con triplici arcate che avrebbe fatto da contrappeso all’opposto Palazzo Corner. Purtroppo tutto ciò restò solo una bella idea mai portata a termine e i lavori, iniziati nel 1748, si interruppero un anno dopo, anche se sul perché ci sono pareri contrastanti. Secondo alcuni la potente famiglia Corner, bloccò il cantiere per non veder oscurata la loro residenza (Ca’Granda); mentre altri sostengono che gli eredi dei Venier obbligati da vincoli testamentari avviarono la costruzione, ma, per problemi finanziari, si limitarono alla parte del pian terreno. Così durante il XX secolo, dopo una lunga serie di dispute giudiziarie, l’edificio diventò la casa di tre tra le donne più iconiche della loro epoca.
La prima a diventarne proprietaria fu, tra il 1910 e il 1924, la marchesa Luisa Casati Stampa. La sua figura è leggendaria: una delle donne più ricche d'Italia, musa di Gabriele D'Annunzio, mecenate di un numero infinito di artisti, da Man Ray a Kees van Dongen. La sua vita fu un'opera d'arte e palazzo Venier il suo palcoscenico. Per renderlo tale Luisa assunse un esercito di operai ricoprendo l’interno di marmo (il pavimento bianco e nero fu trasportato dal suo palazzo romano), vetro e oro, in contrasto con l'esterno quasi fatiscente. Profondamente eccentrica e anticonformista, era una sorta di Lady Gaga del 20esimo secolo che dava sontuose e decadenti feste in maschere in cui sfoggiava copricapo di serpenti.
Un piccolo consiglio letterario: se siete rimasti affascinati da Palazzo Venier dei Leoni e volete sapere di più sulle sue eccentriche proprietarie vi consigliamo di leggere il libro di Judith Mackrell The Unfinished Palazzo: Life, Love and Art in Venice.