I CEO delle grandi compagnie americane sul muslim ban
Come hanno reagito i CEO delle più grandi compagnie americane al decreto esecutivo del neo-presidete Trump
01 Febbraio 2017
Il muslim ban ha causato reazioni decisamente forti. Centinaia di migliaia di cittadini americani stanno esprimendo con ogni mezzo il loro disappunto nei confronti del decreto esecutivo, emanato dal Presidente Donald Trump, che minaccia di chiudere le porte ai rifugiati ed ai possessori di visa card o carta verde, provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana. Fra gli oppositori non mancano i CEO delle più grandi compagnie americane. Di seguito una selezione delle loro migliori dichiarazioni.
Starbucks CEO: Howard Schultz
“Stiamo vivendo in un epoca senza precedenti, in cui siamo testimoni della messa in discussione della coscienza del nostro paese e della promessa del sogno americano”
Netflix CEO: Reed Hastings
"Trump distruggerà tutto ciò che ha reso l’America un grande paese"
PepsiCo CEO: Indra Nooyi
"I miei dipendenti sono preoccupati per la loro incolumità, dopo l’elezione di Trump. Ho dovuto rispondere ad una gran quantità di domande da parte delle mie figlie e dei miei dipendenti. Sono tutti molto allarmati. Le domande che ricevo sono le seguenti: specialmente da coloro che non sono bianchi, 'Siamo al sicuro?' Le donne anche si stanno chiedendo, Siamo al sicuro?' e coloro che appartengono al gruppo LGBT chiedono, ‘Siamo al sicuo?' Non avrei mai pensato di dover rispondere a questo genere di domande"
Apple CEO: Tim Cook
“Apple non sarebbe esistita senza l’immigrazione, non sarebbe stata così innovativa. Ho sentito che molti di voi sono preoccupati per il decreto esecutivo promulgato ieri, che rende intransigente la politica sull’immigrazione da sette paesi a maggioranza musulmana. Condivido la vostra preoccupazione. Non è assolutamente una politica che condivido. Citando le parole del Dott. Martin Luther King ‘Sebbene possiamo essere giunti qui a bordo di differenti navi, ora siamo tutti sulla stessa"
Uber CEO: Travis Kalanick
"Mentre ogni altra nazione ha politiche sul controllo dell’immigrazione, dare la possibilità alle persone provenienti da ogni parte del mondo di venire qui e fare dell’America la loro casa è sempre stata la filosofia degli USA, fin dalla loro fondazione. Questo significa che il decreto avrà impatto su moltissime persone innocenti. Solleverò questo problema Venerdì, quando sarò a Washington per il primo incontro con i consiglieri in materia economica del presidente Trump"
Google CEO: Sundar Pichai
“Siamo sconvolti dall’impatto che questo decreto potrebbe avere sugli utenti e sui dipendenti di Google, e sulle loro famiglie. Non possiamo appoggiare alcuna proposta che potrebbe in futuro precludere la possibilità a grandi talenti di venire negli Stati Uniti"
Facebook CEO: Mark Zuckerberg
“Gli Stati Uniti sono una nazione di immigrati e dovremmo andarne fieri. Dovremmo inoltre tenere le nostre porte aperte ai rifugiati e a coloro che necessitano di aiuto. Questo è cio che siamo. Se avessimo respinto l’immigrazione qualche decennio fa, la famiglia di Priscilla (sua moglie ndr.) non sarebbe qui oggi”
“Come molti di voi, anche io sono preoccupato circa il decreto, firmato dal presidente Trump. Certo, dobbiamo mantenere la nazione al sicuro, ma dovremmo farlo concentrandoci sulle persone che possono concretamente rappresentare una minaccia. Inasprendo le leggi anche nei confronti di coloro che non rappresentano alcuna minaccia rendiamo l’America un paese meno sicuro; questo perché le risorse non verranno impiegate solamente per prevenire minacce reali. Inoltre, milioni di persone vivranno nella paura di essere espulsi solo perché immigrati, magari senza documenti”