Ora, De Castelbajac guarda quegli anni come dall’alto ma senza una nostalgia che nella sua personalità così esuberante non ha posto. «Del passato non mi manca niente», dice il designer, «ho vissuto una vita strepitosa, ho avuto modo di fare progetti a livelli altissimi, di lavorare con Lady Gaga e con il Papa, ma questa non è più la moda. La moda ora è un medium – un medium molto interessante». Quando gli domandiamo cosa sia cambiato ai suoi occhi De Castelbajac non ha dubbi: «Noi pensavamo a trasgredire, a inventare, a cambiare le regole, cambiare le idee di prêt-à-porter chic e di alta moda. C’era una relazione particolare tra creativi e industria che io ho vissuto e sui mi piacerebbe fare una mostra, per raccontare tutto quello che io ho fatto con le industrie italiane perché nello stesso momento in cui lavoravo per Iceberg, lavoravo anche per Tecnica, per Starpoint, per Ellesse –tutte aziende emergenti». Scorrendo le pagine del libro che Iceberg ha dedicato alla lunghissima tenure del designer, quest’energia è evidente: le maglie a intarsio che mescolavano l’iconografia di Snoopy alle frasi di Amleto, le campagne che riunivano i volti più interessanti della pop-culture, la relazione con il mondo hip-hop e il dialogo con fotografi leggendari come David LaChapelle e Glenn Lunchford. Passando al mondo di oggi, però, De Castelbajac ammette che «la realtà della produttività e del marketing ora è diversa. Credo che il marketing sia morto Non è più il tempo delle “cinque P”: prodotto, prezzo, posizionamento, pubblicità e persone. Ora è il tempo delle “cinque E”: emozione, esperienza, ecologia, e-commerce e entertainement. Queste “cinque E” hanno cambiato tutto. Oggi non si vende più: si deve far vivere un’esperienza alla gente, si deve far vivere un’emozione».