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La pirateria musicale è nata in Italia

Lo racconta Mixed By Erry , il film di Sidney Sibilia sui tre fratelli di Forcella che hanno anticipato Napster

La pirateria musicale è nata in Italia Lo racconta Mixed By Erry , il film di Sidney Sibilia sui tre fratelli di Forcella che hanno anticipato Napster

Nel 2016 il giornalista investigativo Stephen Witt scrisse nella prefazione del suo primo libro, How Music Got Free, di essere stato parte integrante della generazione pirata. Con la definizione di «generazione pirata» Witt si riferiva a coloro che verso la fine degli anni 90, grazie anche all’apporto del formato mp3 facilmente esportabile visto il peso esiguo in megabyte, permisero senza alcun vincolo la massiccia condivisione di musica decriptata ad alcun costo. Piattaforme come Napster o The Pirate Bay permettevano di accedere quasi in maniera illimitata al più vasto catalogo musicale esistente che mai si era riscontrato nella storia della pirateria, paralizzando in un’industria all’apice del suo potere. «Quando ho iniziato l’università nel 1997, non avevo mai sentito parlare degli mp3. Alla fine del primo semestre nel mio hard disk da 2 Gb c’erano già un centinaio di canzoni piratate. Piratavo su scala industriale, ma non lo dicevo a nessuno. Che cosa mi spingeva, mi chiedo? C’entrava la curiosità ma a distanza di anni mi rendo conto che ciò che volevo davvero era far parte di un gruppo sceltissimo, una specie di élite. Non era solo un modo di trovare nuova musica; era una sottocultura a se stante.»

Ma quello di cui Witt non era probabilmente a conoscenza è che ciò ebbe la sua matrice iniziale già ben dieci anni prima in Italia. Sidney Sibilia porta in scena nel suo nuovo film, Mixed By Erry, da pochi giorni in sala, il sogno di un giovane ragazzo di Forcella, Enrico Frattasio, il cui sogno era solo fare il DJ. Nella Napoli degli anni Ottanta, i fratelli Frattasio crescono tra i vicoli di Forcella, e il secondo genito, Enrico, sin da piccolo rimane affascinato dalla conformazione degli stereo che guarda assiduamente in un piccolo negozio di elettrodomestici, recitando quasi pedissequamente ogni canzone riprodotta dalla radio. Così, insieme ai due fratelli, partendo da un piccolo duplicatore e qualche mixtape campionato direttamente da alcuni LP della sua collezione, crea un’impresa che arriverà a produrre quasi 60 mila compilation al giorno, dominando il 27% del mercato musicale dei primi anni Novanta e diventando la prima etichetta discografica in Italia e la prima forma “originale” di pirateria in Italia.

Attraverso una cassetta targata Mixed by Erry si poteva fruire di una musica pensata direttamente per l’ascoltatore, una dimensione fluida dove il tutto non era prestabilito secondo la suddivisione lato A - lato B, ma poteva essere cangiante in base a propri gusti, non molto differente da quello che avviene oggi quando si realizza una playlist all’interno di qualunque servizio streaming. L’elemento che differenziava le cassette rispetto a quanto oggi ascoltiamo attraverso le playlist, è che in coda ad ogni mixtape si poteva trovare un brano estraneo al tema della compilation, oppure delle versioni ancora inedite di alcune canzoni più conosciute del panorama discografico. Cosi facendo, Enrico Erry Frattasio realizzava una sorta di fidelizzazione ante-litteram verso “l’opera” che veniva consegnata al fruitore, con una composizione musicale che prescindeva dalle uscite discografiche. Qualcosa di unico da poter fruire unicamente attraverso la propria cassetta.

In merito a questo sorprende come ci siano molte analogie tra quanto i fratelli Frattasio realizzavano artisticamente attraverso le loro compilation negli anni 80 e come Napster riusciva a mettere a disposizione dei propri utenti uscite inedite mai arrivate sul mercato. Rimane storica infatti la scelta dei Metallica di portare i creatori di Napster in tribunale dopo aver trovato un mix alternativo alla loro canzone I Disappear sul servizio, una versione che non era mai stata rilasciata ufficialmente. Le cassette di Erry rappresentavano qualcosa che andava oltra una forma contemporanea di mixtape per l’Italia, in quanto veniva riportato direttamente su nastro il mix realizzato da Erry così come facevano i più grandi oltreoceano come Kool Herc, Grandmaster Flash e Africa Bambaataa, anticipando quanto avvenne negli anni 90 con il sampling.

Con l'esplosione del rap quasi tutti i produttori musicali incorporarono differenti sonorità provenienti da più brani permettendo loro di fondere i diversi generi musicali. Quando ciò è accaduto, l'associazione americana per il copyright è diventata molto severa riguardo al campionamento perché fonte della pirateria musicale. Secondo i produttori della musica campionata, l'esito del loro lavoro ha avuto una differenza significativa anche se le parti violate avevano interessi finanziari che hanno influenzato le loro decisioni di intentare causa. Il campionamento ha continuato ad essere un'arte attraverso la quale una parte del pubblico poteva esprimersi musicalmente. Una canzone deve generare significato fornendo spazio per la decostruzione. Il campionamento riguarda la fusione culturale in un modo unico che crea comprensione e unità tra gli ascoltatori.

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Per questo la colonna sonora stessa di Mixed By Erry sembra strutturata come un vero è proprio mixtape, dove la musica composta da Michele Braga, il main theme di Liberato (che sembra rappresentare la bonus track al termine della compilation) e la supervisione musicale viaggiano all’unisono nel raccontare l’epopea e la caduta dei fratelli Frattasio. Il racconto di Sibilia non vuole affatto idolatrare quanto di illecito ci fosse nell’operazione Mixed By Erry e non manca mai di ricordarlo, ma come ha raccontato per Rolling Stone Italia: «È chiaro che le proprietà intellettuali vadano rispettate, mica dobbiamo stare a rubare le cose degli altri, però che bello che le idee circolino dalla pancia della gente. L’importante è che la questione non diventi mai troppo strutturata, e quelli di Mixed by Erry sono stati dei danni veri.»

Al di là dell’aspetto a dir poco fondamentale rappresentato dall'illegalità di quanto i fratelli Frattasio misero in pratica nella costituzione della loro azienda, per la quale pagarono con quattro anni di reclusione, non va però dimenticato che alcune ricerche, come riportato in Pirate or Subscriber? An exploratory study on Italian consumers’ music habits, hanno anche sottolineato gli effetti quasi “positivi” della condivisione di file, come la maggiore disponibilità dei consumatori a pagare per i contenuti originali dopo “l'effetto di anticipazione” generato dalla pirateria online; e il fatto che la creatività degli autori non sia stata minata dato che la quantità di musica, libri e film è fortemente aumentata nell'ultimo decennio (Oberolzer-Gee e Strumpf, 2010). Come scriveva Nick Hornby in Alta Fedeltà compilare una cassetta è come scrivere una lettera, c'è un sacco di cancellare e ripensare e ricominciare da capo, perché in fin dei conti Erry Frattasio voleva solo essere un DJ.

A margine della pubblicazione dell'articolo, la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ci ha contattato per un ulteriore punto di vista sulla storia raccontata in Mixed By Erry, offrendoci il parere della federazione che rappresenta circa 2500 imprese produttrici e distributrici in campo musicale e discografico attraverso le parole del suo CEO Enzo Mazza: «La pirateria musicale non è stato un fenomeno di mix tape scambiati tra ragazzi e deejay ma un’industria parallela e parassitaria che vendeva solo grandi successi al minimo rischio con un flusso di denaro che confluiva nelle casse dei clan camorristi che controllavano il territorio:» i danni inflitti dalla riproduzione e dal commercio illegale di brani musicali furono enormi non solo per il settore legale ma anche per gli artisti e gli autori all’epoca. E l’impatto della diffusione illegale fu devastante in primis per la produzione locale di artisti campani: in quegli anni pochissimi artisti di Napoli ebbero la fortuna di emergere perché le case discografiche, di fronte a una pirateria che incideva per il 90% su certe produzioni non investivano. Con lo streaming abbiamo visto nascere nuovi talenti nella regione partenopea, con il raddoppio degli artisti campani al vertice delle classifiche tra gli Anni Novanta e gli ultimi 5 anni, con artisti come Capo Plaza, Rocco Hunt, Liberato, Luchè, Geolier, Enzo Dong, SLF, Ntò, Lucariello che hanno raggiunto il successo e dischi di platino.»