Ci siamo stancati dei bis ai concerti?
Sono ormai moltissimi i musicisti che considerano questa pratica una vera e propria farsa
02 Gennaio 2023
Nel 2008 il promoter del concerto di Bruce Springsteen a San Siro finì in guai giudiziari perché non venne rispettata la scadenza delle 23:30, imposta dai regolamenti comunali come conclusione dello show, al fine di garantire la tranquillità degli abitanti della zona. Il concerto terminò alle 23:52: «Tre bis da parte del cantante, sono troppi anche per la tipica tolleranza italiana» disse l’accusa. Negli ultimi tempi, invece, la pratica dei bis ai concerti è diventata sempre meno popolare. Come segnala il Washington Post, certi gruppi e fan sono stanchi di questa cerimonia, che oggi sarebbe vista più che altro come una farsa. «Mi mettono in imbarazzo; sono così forzati» ha detto Stefan Babcock, frontman della band power punk Pup, riferendosi ai bis post-concerto, che il suo gruppo ha smesso di concedere: «Siamo piuttosto autoironici, e ci faceva strano lasciare il palco aspettandoci poi di essere lusingati dal pubblico a rientrare». Probabilmente i bis «sono nati con la giusta intenzione, con la band che suonava quello che voleva suonare» – continua Babcock – «ma quando i bis si inseriscono nello show perché la gente se lo aspetta, sa di ipocrita. Se un gruppo non fa i bis, le persone lo prendono come un affronto».
Poco prima della conclusione del concerto, Babcock – come a volte fanno altri, anche in Italia (ad esempio Any Other) – spiega brevemente al pubblico che non ci saranno bis, e che lo show si concluderà con l’ultimo pezzo previsto. Secondo lui questa è anche una forma di rispetto nei confronti dei fan, che «non fa sprecare tempo alla gente che è venuta per il concerto, ma a un certo punto vuole tornare a casa». Di recente hanno preso posizioni simili i gruppi rock Afghan Whigs, Broken Social Scene e The Chicks, così come la cantautrice Maggie Rogers. Quest’ultima di solito sfruttava il bis per suonare alcuni dei suoi pezzi più conosciuti, come la versione acustica di “Alaska”, ma poi si è chiesta se il pubblico apprezzasse davvero questo teatrino, e su Instagram ha domandato ai fan se ci fosse realmente il bisogno di ripetersi dopo la conclusione dei suoi concerti. E ancora: il frontman della band rock Gaslight Anthem, Brian Fallon, si è premurato di avvertire il pubblico su Twitter di non aspettarsi, durante gli show, la parte dell’uscita dal palco. Fallon ha poi aggiunto che tecnicamente il suo gruppo i bis li fa, «saltiamo solo la parte in cui usciamo dal palco e poi torniamo perché in quel tempo tanto vale fare un altro pezzo. Preferisco dare una canzone in più a chi paga per vederci».
Just to be clear - I guarantee you I will talk, will probably talk some more, will play a song, will then talk more, will not do an encore, and I will definitely talk. Also will be happy you are there. Also will talk. Oh and no encore. And talking.
— Brian Fallon (@thebrianfallon) June 3, 2021
Josh Gondelman, comico e sceneggiatore paragona i bis alla «scena che tutti si aspettano in un film Marvel dopo i titoli di coda», che un tempo era una «cosa unica e divertente», mentre adesso la aspettiamo «perché altrimenti l’esperienza non sarebbe completa». Per molti, i bis interrompono il flusso del concerto, e piuttosto è preferibile fare semplicemente concerti più lunghi. Lo sostengono da anni Grimes, gli Strokes e i Foo Fighters («Non facciamo bis» anticipa spesso Dave Grohl al pubblico. «Andiamo dritti fino alla fine e vaffanculo»). «Per il pubblico il bis non ha più segreti» sostiene Max Collins, frontman degli Eve 6 e opinionista di BuzzFeed. «Non riesco a capire come i bis siano sopravvissuti agli anni Novanta con band che criticavano la politica dello showbiz». Più spesso i gruppi verso la fine del concerto introducono un ospite a sorpresa per “ricaricare” il pubblico, come hanno fatto gli stessi Eve 6 a New York, quando a tre canzoni dalla fine Patrick Stickles del gruppo rock Titus Andronicus si è unito a loro sul palco per suonare il brano “Promise”. Lo stesso facevano in Italia i Calibro35 in occasione del tour dell’album “Momentum” del 2020. Per molti fan questo sembra essere il giusto compromesso. «Mi sembra più onesto e diretto offrire al pubblico il migliore degli spettacoli senza tante cerimonie» dice Jay Siegan, gestore e promotore di club, che ha lavorato con artisti come Celine Dion, Weezer e Imagine Dragons. «Perché sarebbe così sbagliato non lasciarli con la voglia? Per me è rigenerante quando un artista dà l’anima sul palco, e poi scappa. Questo è rock & roll». In alternativa, sostengono gli appassionati, il bis dovrebbe essere realmente un evento speciale, come quando a Los Angeles nel 1991 i Metallica – dopo due ore di concerto e un bis – tornarono sul palco a più di 20 minuti dall'accensione delle luci nel forum, per suonare qualche altra canzone come regalo ai pochi fan rimasti. «È stata la cosa più incredibile che abbia mai visto in vita mia», ricorda il cantautore folk-rock Matt Nathanson. «Così si fa!».