Come TikTok ha salvato il pop-punk
"It was never a phase, it’s a lifestyle"
09 Luglio 2021
Se avete vissuto attivamente i primi anni 2000 avrete sicuramente vissuto l'invasione del pop-punk nelle classifiche di mezzo mondo. Nell'epoca delle boy band e del pop a tutti i costi anche MTV si piegò all'invasione di chitarre e batterie in 4/4 che dai garage e le sale prove di mezza America scalarono le classifiche di tutto il mondo. Nonostante un successo apparentemente inarrestabile, anche il pop-punk finì per arrendersi all'inesorabile scorrere del tempo: i Blink-182 si separarono dando vita ai +44 e ai Angels & Airwaves, mentre i Fall Out Boy provarono a salvarsi aggrappandosi al salvagente del pop più commerciale. Nonostante anni di silenzio, quel fenomeno non è mai morto del tutto ma aspettava solamente una nuova generazione in grado di riportarlo in vita con una versione aggiornata e corretta di un movimento costretto a fare i conti con accuse di sexual abuse, mancanza di diversity e sessismo.
Mai come in questo caso la Gen Z è stata una parte essenziale di questa rinascita, trovando un inaspettato alleato nel mondo dell'hip-hop americano, che da Lil Uzi Vert, passando per i compianti Juice WRLD e Lil Peep, non ha mai nascosto la sua passione per quel mondo fatto di nomi e ricordi che sembrano appartenere a un'era geologica passata, quando i nomi di Fueled by Ramen (storica label di band come i Fall Out Boy e i Panic! at the Disco) e del Warped Tour erano delle colonne portanti. A dare la scossa finale ci ha pensato ovviamente TikTok, capace di riportare in auge uno degli inni del pop-punk, Dear Maria, Count Me In degli All Time Low, trasformandolo in un vero e proprio trend al grido di "it was never a phase, it’s a lifestyle" urlato da orde di ragazzini che nel 2007, anno di pubblicazione del pezzo, probabilmente erano ancora in fasce. Sempre TikTok ha visto la rinascita, seppur unicamente estetica, dell'Emo, da sempre cugino di secondo grado del pop-punk e forse primo responsabile del suo ritorno sulle scene.
È il fascino delle icone, quelle che nel mondo del pop-punk vedevano in Travis Barker il nome immortale capace di sopravvivere agli anni e ai cambiamenti del mondo della musica, ritrovandosi anni dopo con l'onere e l'onore di ridare vita a un intero movimento. Per farlo, ovviamente, ha potuto contare su una Gen Z innamorata di un'era che non ha mai vissuto, ma che con nomi come KennyHoopla, JXDN (l'ex tiktoker Jaden Hossler), Willow (sì, la figlia di Will Smith) e Machine Gun Kelly è riuscito a ricostruire un movimento sgretolatosi nel corso degli anni con un'estetica rinnovata nei fit e nei contenuti. Se il pop-punk d'annata spiccava per i suoi outfit goffi e spontanei, in cui il batterista e il bassista erano sempre vestiti come due persone passate lì per caso, nella nuova wave si fondono estetica streetwear con stili e fit che guardano a Hedi Slimane, Celine e Saint Laurent adattandosi ai gusti e alle esigenze del suo nuovo pubblico. Il merito, come detto, è anche di TikTok, capace di diventare il catalizzatore di una nuova estetica così come fece MySpace più di vent'anni fa portando dalla propria parte orde di teen pronte a lasciarsi influenzare dal fascino ribelle di un movimento immortale, ma soprattutto capace di inghittire tutti, da Olivia Rodrigo a Tyler Posey, nel suo vortice di riff di chitarra distorta e batteria drittissima come solo Travis Barker saprebbe fare.