Tutto quello che sappiamo sul nuovo album di Kanye
Arthur Jafa, un video-artist da sempre impegnato nella lotta per i diritti civili, è l'autore della cover art
30 Giugno 2020
Lo scorso 26 giugno, dopo più di quattro mesi di silenzio social, Kanye West ha ripreso in mano il suo smartphone per parlare di tutti i suoi nuovi progetti, ponendoli tutti sotto l'hastag di #WestDayEver. Il ritorno sui social di West sembrerebbe avere aperto un nuovo momento d’oro per l’artista di Chicago, che attraverso una serie di tweet ci ha rivelato le sue prossime mosse. Oltre all’ormai celebre accordo con Gap e alla nomina della designer Mowalola come design director del progetto, oltre allo show animato di Kids See Ghosts con Kid Cudi e Takashi Murakami e oltre all’annuncio di una nuova versione di Yeezy Supply con un documentario sul making of di Nick Knight, Kanye è tornato a fare quello per cui lo amano tutti: parlare di musica.
A sette mesi dall’annuncio di un Jesus Is King - Part 2 realizzato con Dr. Dre sembra essere finalmente arrivato il momento di ascoltare qualcosa di nuovo, il secondo passo di West nel mondo “christian rap” dopo JIK. I primi indizi su God’s Country erano arrivati già qualche mese fa, prima quando Christina Binkley aveva scritto su Wall Street Journal di una sessione di registrazione in Messico e qualche settimana dopo quando Will Welch di GQ aveva anticipato parte del testo di quella che poi sarebbe diventata la prima traccia ufficiale del disco, Wash Us in the Blood. Lo stesso pezzo era stato poi anticipato dal regista Arthur Jafa durante una live Instagram con Michèle Lamy in cui aveva dichiarato senza mezzi termini di aver lavorato al video di un nuovo pezzo di Kanye West e che questo sarebbe uscito di lì a poco. Tutti con il fiato sospeso, ma inutilmente perché fino a poche ore fa le uniche prove di un work in progress erano un tweet di Kanye, un leak trapelato online e un video pubblicato da Snoop Dogg sul suo profilo Instagram.
La risposta a ogni domanda arriverà comunque tra poche ore: dopo un primo annuncio caduto nel vuoto, infatti, Kanye ha presentato oggi la sua nuova track Wash Us in the Blood, la cui direzione e cover art sono state realizzate dallo stesso Arthur Jafa. Nel lavoro di Jafa si vedono chiaramente due riferimenti, il primo è quello a Thomas Whitfield e alla performance live di Nothing But The Blood con Lateria Wooten come solista. Durante un’intervista pubblicata lo scorso anno dal New York Times Style Magazine, Jafa aveva parlato dell’importanza di questo live, sottolineando come l’intera performance non fosse tanto quella sul palco, ma quella tra il pubblico, uno spaccato vivo e realistico della comunità nera nel 1992. Lo stesso video faceva parte di Love is the Message, the Message is Death, un video essay in cui Jafa univa footage delle violenze della polizia americana, frammenti di pop culture, proteste per i diritti civili e spaccati di vita della comunità afro-americana durante gli anni. Tutto accompagnato dalle note di Ultralight Beam. Il secondo riferimento è invece nascosto nella cover del singolo, che nella sua estrema semplicità richiama il film preferito di Ye, Il Petroliere, usando lo stesso font utilizzata per il poster del film di Paul Thomas Anderson.
I temi citati da Jafa potrebbero essere presenti anche nel video, ma le informazioni a riguardo sono state tenute segrete. Quello che è certo, è che il profilo cross-settoriale di Jafa si sposa alla perfezione con il complesso e stratificato progetto di Kanye. Regista di video per nomi come Solange e Jay-Z e vincitore del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, Arthur Jafa ha lavorato come direttore della fotografia per Julie Dash e Spike Lee, ma soprattutto ha studiato cinema e architettura alla Howard University. Cinema e architettura, due delle passioni di West, che solo pochi giorni fa si è divertito a citare Tron e Ricky Bobby nell’enorme affissione fuori dallo store Gap di Chicago. Non c’è quindi da sorprendersi se Kanye l’abbia scelto per il video del suo nuovo pezzo. Pezzo in cui West non sarà solo, ma avrà l’accompagnamento di Travis Scott.
La partecipazione di Arthur Jafa a quello che Kanye chiama Project 2 rimane decisamente l’aspetto più interessante della storia, la svolta in grado di dare un nuovo significato al lavoro di West arricchendolo dell’esperienza di Jafa, da sempre portavoce della rabbia e della voglia di cambiamento della comunità afro-americana. Se Jesus Is King aveva lasciato l’amaro in bocca per la sua semplicità, God’s Country potrebbe davvero portare a compimento il nuovo progetto di West e farci tornare a parlare di lui come una volta.