I Massive Attack, Napoli e l'anonimato
La storia della band cult e il rapporto del suo leader, Robert Del Naja, con l’arte e l’Italia
13 Febbraio 2020
Qualche giorno fa Liberato ha svelato il nuovo singolo We come from Napoli, brano nato per la colonna sonora di ULTRAS di Francesco Lettieri che vede la collaborazione di Robert "3D" Dal Naja dei Massive Attack. Una delle band più influenti degli ultimi vent’anni torna protagonista con un progetto made in Italy, che è solo l’ultimo esempio dello stretto legame che lega il duo inglese al nostro paese e, in particolare, a Napoli. La nuova partnership ci regala l’occasione di guardare indietro alla storia dei Massive Attack, al loro down beat onirico, ma anche di scoprire la passione di Del Naja per l’arte (sarà lui Banksy?) e per la squadra del Napoli.
Bristol, il trip hop e e il successo planetario.
In principio c’era il Wild Bunch. Il collettivo di dj che mescolando in down beat l’elettronica con l'hip-hop più duro, il dub, il reggae, dilatando le atmosfere, rallentando il ritmo in modo che il numero delle battute rimanesse inferiore a 120 bpm, ha plasmato il suono di un’epoca e rivoluzionato il mondo della musica. Tre dei musicisti autori di quel soundsystem unico che animava le notti di Bristol e più tardi verrà chiamato trip hop, Robert "3D" Del Naja, Grant "Daddy G" Marshall e Andrew "Mushroom" Vowles confluiscono nei Massive Attack. Bastano due album, Blue Lines del 1991 e soprattutto Protection del 1994 che contengono al loro interno pezzi come Unfinished Sympathy o Karmacoma cantato da Tricky (lui, Massive Attack e Portishead sono i tre dei del trip hop) a proiettare il gruppo al centro dell’attenzione.
Quando il 20 aprile 1998 esce Mezzanine, arriva la consacrazione definitiva. Il loro groove giocato su campionamenti e atmosfere oniriche diventa ancora più ipnotico, oscuro, struggente e regala capolavori come Risingson, Angel e Teardrop, hit resa indimenticabile dalla voce eterea di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins e dal famoso video diretto da Walter Stern col feto immerso nel liquido amniotico che canta.
Il successo di pubblico e critica dell’album, considerato tra i più importanti del decennio, non riesce però a sopire le tensioni tra il trio. Vowles e Marshall lasciano il gruppo. Del Naja si trova a lavorare su 100th Window del 2003 da solo, passa gli anni successivi a comporre colonne sonore e si concede una piccola celebrazione con la retrospettiva Collected anticipata dal bellissimo blues inedito Live with me ft. Terry Callier. Fino al ritorno di Marshall. I Massive Attack, ormai un duo, pubblicano Heligoland e chiamano ad aiutarli amici e collaboratori di lunga data come Damon Albarn, Horace Andy e Martina Topley Bird.
Gli anni ’90 in cui decostruivano la dance britannica rallentando i ritmi e creando melodie oscure sono lontani, ma la loro alchimia c’è ancora. Quei bassi dub e le atmosfere lisergiche entrano nello stomaco e nelle vene. Creatività e innovazione si mescolano a musica, arte, politica, negli album e, soprattutto, nei live. Un esempio perfetto della capacità dei Massive Attack di essere coerenti con se stessi e contemporaneamente evolvere rimanendo connessi al presente che stiamo vivendo è il tour per i vent’anni di Mezzanine che ha portato sul palco non solo 3D e Daddy G o uno degli album più seminali degli ultimi decenni, ma l'America di Donald Trump, la crisi siriana, il Family Day, il caso Cucchi, il rapporto tra privacy e social media,…
L’arte, Banksy e il gioco di identità incrociate.
No, non è Robin Gunningham. Banksy è Robert Del Naja. Almeno secondo Craig Williams, che qualche anno fa ha condotto un’indagine, ripresa anche da Daily Mail e Independent, mettendo in parallelo le opere del misterioso artista con le date dei Massive Attack o i dj set di Del Naja nelle città in cui i graffiti erano comparsi. Gli indizi ci sono tutti.
#1 3D è di Bristol, città nella quale sono apparsi i primi graffiti di Banksy;
#2 il musicista ha un passato come streetartist;
#3 esiste un collegamento tra le date dal vivo dei Massive Attack e le città in cui appaiono i graffiti di Banksy;
#4 i due sono amici, bazzicano gli stessi giri e le stesse persone(tipo Geoff Barrow dei Portishead);
#5 Banksy ha spesso citato la musica del gruppo di Teardrop come ispirazione e ha confermato l'influsso artistico di Del Naja, scrivendo nella prefazione al volume 3D & the art of Massive Attack del 2015:
Quando avevo dieci anni, un ragazzo di nome 3D faceva graffiti per le strade, poi smise e formò la band dei Massive Attack, cosa buona per lui, anche se ha implicato una brutta perdita per l'arte della città.
#6 Robert è di origine italiana, precisamente napoletana. La città, con cui conserva uno stretto legame, vanta un certo numero di prestigiosi artisti che hanno fatto dell’anonimato una delle loro caratteristiche principali. Vi dicono niente Elena Ferrante e Liberato?
E poi c’è la questione di Goldie. Il guru della drum and bass si è lasciato sfuggire in un’intervista radiofonica per Distraction Pieces Podcast il nome di battesimo del celebre anonimo graffitaro: Robert. Come Del Naja, per l’appunto. Interrogato più volte sulla veridicità dell’ipotesi, il fondatore dei Massive ha sempre negato, spiegando che lui e l’artista visivo sono amici, ma non la stessa persona. Quello che è sicuramente vero è lo stretto rapporto tra Del Naja e il mondo dell’arte.
Prima di diventare un musicista, l’uomo è stato un pioniere della tecnica dello stencil applicato alla street art. Ricordando l'inizio degli anni ’80, ha detto:
All'epoca non c'era nessuno che usasse lo stenciling, semplicemente non esisteva affatto. Così ho iniziato a fare questi stencil di Marilyn, Maggie Thatcher, Robert De Niro, Mike Tyson. Ne ho fatto uno di Mona Lisa, che è stato inserito nello show dell'87 a Birmingham ed ha avuto un'accoglienza contrastante.
All'incirca nello stesso periodo, i Massive Attack firmano per Virgin e Del Naja inizia a occuparsi del design delle copertine del gruppo, fondendo ispirazioni diverse come Basquiat, il movimento Wild Style, il punk, i loghi industriali e medici, elementi che caratterizzano il suo stile per tutti i nineties. Nel nuovo millennio la connessione tra la sua arte e la politica si è fatto più stretta, rispecchiando temi di attualità come immigrazione, social media o il rapporto con la tecnologia. Un esempio perfetto sono le installazioni con LED da lui create per i live dei Massive Attack e Volume, frutto della collaborazione con Neil Davidge e con United Visual Artists, il collettivo londinese composto dall'artista Matt Clark, dal regista Chris Bird e dallo sviluppatore Ash Nehru.
Quindi Banksy è o non è Del Naja? Forse non lo scopriremo mai.
Napoli, we love you.
Bristol e Napoli. Due città apparentemente così distanti, ma entrambe caratterizzate da una profonda connessione con il mondo della musica e il calcio, sono i posti che Robert Del Naja chiama casa. Il leader dei Massive Attack è figlio di un immigrato campano andato a cercare fortuna in Inghilterra. Da lui l’artista ha ereditato l’amore per la città e per la sua squadra, una passione cresciuta negli anni in cui giocava Maradona.
La mia famiglia è campana e amo Napoli – ha dichiarato in diverse occasioni - Quando sono venuto la prima volta a trovare i miei parenti, ho visto la partita di calcio. Il Napoli era una grande squadra e sono andato direttamente allo stadio San Paolo perché era il modo migliore per conoscere la città. Il calcio ha la caratteristica di lasciar trasparire in maniera immediata l’anima di una popolazione, come celebra gli avvenimenti e esprime le proprie emozioni. Sono rimasto impressionato dai colori e dalla passione che hanno conquistato il mio cuore.
Ancora oggi è facile incontralo allo stadio, magari insieme all’amico James Lavelle aka UNKLE. Con lui, qualche anno fa, ha realizzato una track inedita per il breve video documentario Why I Love Napoli, all’interno del quale entrambi parlano del rapporto con Napoli e il tifo, mentre i loro volti si alternano alle immagini dei gol di Inler.
Si vocifera che da tempo Robert stia lavorando ad un nuovo inno per la squadra, una speciale versione di ‘O Surdato ‘Nnammurato. Lo conferma anche Raiz, voce storica degli Almamegretta che nel 1994 per i Massive Attack hanno remixato Karmacoma, ribattezzata per l’occasione Karmacoma (The Napoli Trip).
Lui un inno del Napoli lo registrerebbe immediatamente, anche a spese sue. Tempo fa mi ha chiesto di mandargli delle tracce su cui stavo lavorando, mi disse che partendo da ‘O Surdato ‘Nnammurato avrebbe provato a creare una versione tutta sua della canzone adatta per lo stadio. Ha mille cose da fare ma se De Laurentiis glielo chiedesse direbbe subito sì. Lo farebbe solo per vedere il suo nome associato per l’eternità alla SSC Napoli. Perché proprio ‘O Surdato ‘Nnammurato? Perché mi disse che se deve pensare a Napoli e al Napoli è quella la canzone in cui si riconosce.
Difficile dire se il progetto si concretizzerà mai. È diventata invece realtà la collaborazione con Liberato di cui si parlava già lo scorso anno. Il brano We Come From Napoli è stato ideato per la colonna sonora di ULTRAS, film diretto da Francesco Lettieri che arriverà su Netflix il 20 marzo. Appassionato di cinema, Del Naja in passato si è dedicato alle musiche per il grande schermo in diverse occasioni e nel 2008 ha compostola track Hercolaneum per il film Gomorra di Matteo Garrone. Non è un caso che il musicista continui a scegliere lavori con una forte connessione con Napoli. La città è parte del suo dna.