L'elettronica emotiva dei The Blaze
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il duo francese prima del loro primo concerto a Milano
01 Marzo 2019
Quando le persone ascoltano la nostra musica vorrei che chiudessero gli occhi per viaggiare tutti insieme verso un altro mondo.
Così Guillaume e Jonathan Alric - meglio conosciuti con il nome di The Blaze - descrivono al telefono l'obiettivo della loro musica e dei live, che per la prima volta arriva in Italia, il 6 marzo al Fabrique di Milano.
Dal loro esordio con il video di Virile nel 2016 fino alla pubblicazione del primo album DANCEHALL il 7 settembre scorso, i The Blaze si sono imposti come una delle migliori novità nel panorama della musica elettronica mainstream. La loro musica e i loro video esprimono una densa emotività, un fascino per le emozioni umane più intime ed essenziali: la famiglia, l'amore, la giovinezza e la felicità sono le tematiche ricorrenti nella produzione musicale e visiva del suo francese.
Il New York Times ha definito il loro genere come EDM "Emotional Dance Music" e con il suo spiccato accento francese Guillaume mi ribadisce qual è lo scopo del loro lavoro:
"Cerchiamo di connettere le persone, di fargli riscoprire le emozioni che sono comuni a tutti gli umani."
La storia di The Blaze inizia a Parigi ma affonda le radici in quasi ogni parte del mondo. Guillaume e Jonathan sono cugini ma nessuno dei due viene dalla capitale francese: il primo ha studiato fotografia e ha viaggiato in Nepal e in India per dei progetti di fotografia di strada, facendo per qualche anno musica dub sotto lo pseudonimo di Mayd Hubb. Il secondo - Jonathan - è nato in Costa D'Avorio, ha studiato cinema all'università e il progetto The Blaze iniziò proprio quando chiese a suo cugino di collaborare su un progetto universitario.
I beat le voci distorte e lontane come in un sogno delle melodie di The Blaze si accompagnano a dei videoclip di raffinata qualità cinematografica che ha fatto conoscere a livello mondiale la band. Territory è la storia di un ritorno di una ragazzo nella sua famiglia dopo un periodo di lontananza. Non ci sono dialoghi, solo abbracci, il ritorno delle abitudini familiari, il calore dei propri amici e la distanza dalle tradizioni sono i protagonisti del video.
Il video è stato premiato con il Grand Prix del Festival di Cannes e rispecchia perfettamente lo stile cinematografico di The Blaze: un realismo onirico che esplora l'intimità delle persone osservandole discretamente nelle loro fragilità. I dettagli fanno la differenza e la qualità dei video, dai piccoli gesti di una mano alle location, fino allo styling che mischia spesso capi streetwear senza esagerare con l'essere moda.
Ci definiamo realisti perché quello a cui interessa noi è il messaggio, e questo ci sembra il modo più efficace di comunicarlo. Ci ispiriamo ad Andrea Arnold (regista di American Honey), Ken Loach e classici come "Ladri di Biciclette" di Vittorio de Sica
Altri temi ricorrenti sono il senso di comunità e l'intimità - ambigua fra sessualità e amicizia - che domina i video di Queens, Virile e Heaven. In tutti i video i protagonisti comunicano solo con la voce del proprio corpo: si sfiorano sensualmente, ballano, lottano fanno a pugni, piangono e ridono. La forza espressiva dei video riflette l'aspetto fondamentale della poetica di The Blaze:
Il linguaggio del corpo è universale, tutti possono comunicare ballando. I temi che affrontiamo nei nostri video sono sempre gli stessi: la follia e la forza giovinezza - intensa come età mentale più che anagrafica - è quello che secondo noi muove il mondo
E da ballare ce ne sarà al concerto di Milano del 6 marzo, il primo in Italia, che porta in tour l'esordio discografico dei The Blaze: DANCEHALL. Il titolo del disco può trarre in inganno, ma Guillaume mi spiega pazientemente l'origine del nome:
Non ha niente a che fare con il genere musicale. Il riferimento è alla dancehall inteso come luogo fisico, dove le persone si incontrano, ballano e condividono un'esperienza
La curiosità di assistere al primo live dei The Blaze è amplificata dall'assenza dell'elemento visivo dei video, che è uno degli ingredienti principali del progetto artistico. Ci sarà da aspettarsi qualcosa di nuovo, ma Jonathan incalzato dalle mie domande non si sbottona troppo
Non ci saranno i video, ma ci sarà una parte visuale. Nei live vorremmo però concentrarci esclusivamente sulla musica, e il pubblico può godersi la pista chiudendo gli occhi e ascoltando le proprie emozioni
E se vi dovesse servire un ripasso: