Follow the beat
Un viaggio nella storia del clubbing italiano
02 Novembre 2018
300.000 lire. Giorni sotto il sole nel cantiere dello zio a spaccarsi la schiena per arrivare qui. Ne aveva sentito parlare dal fratello maggiore e, ora che è qui, sotto la piramide trasparente che riflette il buio della notte e le luci strobo colorate, Giona sente la stanchezza scivolare via, beat dopo beat, mentre dietro la consolle un dj detta il ritmo dei suoi passi. Buncia, buncia, buncia. Rimini come Firenze. Luca si ferma, si allaccia le scarpe e, rialzandosi, per un attimo nella vetrina che ha davanti vede il se stesso diciottenne, pallido, il trucco pesante e i pantaloni attillati, in coda davanti al Tenax per il live dei Tuxedomoon… Buncia, buncia, buncia. Firenze come Milano. Travestirsi per essere se stessi, per muoversi al ritmo della propria anima. Mentre canta a squarciagola, all’unisono con la folla, il ritornello maledetto di una vecchia hit anni ’80, Anna si scosta il ciuffo di capelli che le copre lo sguardo e si sente libera, forte. Si sente a casa…Buncia, buncia, buncia. Milano come Torino. È una bella notte. Sara chiude gli occhi e respira l’aria acre che si alza dal fiume Po, invade i Murazzi e si mischia all’odore di fumo, sudore, cibo, spirito post adolescenziale di quelli che le passano accanto.
Persone, posti, tempi diversi. Ad unirli un ritmo, un suono, un beat. È la magia della storia del clubbing italiano.
Tenax – Firenze
Firenze. Settembre 1981. I fiorentini sono affamati di musica nuova e a sfamarli ci pensano Alessandro Coragli, Lando di Bari e Roberto Tapes, trasformando l’ex Casa del Popolo al numero civico 46 di Via Pratese nel Tenax (lo stesso nome di un gel per capelli), il palco dove suona il gotha della scena alternative internazionale, dagli Spandau Ballet ai New Order, dai Radiohead agli Everything But The Girl. Presto il club diventa il luogo di incontro prediletto non solo dai musicisti, ma anche dagli artisti e designer e più cool del momento. Qui Vivienne Westwood sfila nel 1988; Elio Fiorucci chiacchiera con Vittorio Gassman; Keith Haring realizza un disegno a pennarello sul coperchio di un quadro elettrico, cancellato, purtroppo, dalla donna delle pulizie che lo scambia per vandalismo.Tra i ballerini ci sono Lea T, modella musa di Riccardo Tisci e Olivier Rousteing che, appena arrivato da Bordeaux, prima di affermarsi nella moda con Balmain, lavora tutti i venerdì e i sabato per mantenersi mentre è impegnato in uno stage non retribuito nell’atelier di Roberto Cavalli.
Il nuovo millennio per il Tenax coincide con una nuova vita all’insegna di house e techno, animata da serate come “Nobody’s Perfect” e da dj provenienti da ogni parte del mondo, come Alex Neri, Marcel Dettmann, Fatboy Slim, Nina Kraviz o Sven Väth. Tutti ingredienti che insieme alla sperimentazione musicale, teatrale e di comunicazione legata al clubbing (un esempio perfetto è Tenax Academy, un corso per producer e dj) ha inserito questo locale nato dalla controcultura fiorentina nella lista dei migliori 100 club al mondo.
Plastic - Milano
Il primo flyer recita: “È d’obbligo abito scuro, il trucco pesante, lo sfarzo soprattutto lo sfarzo… NERO LUSSUOSO”. È il 23 dicembre 1980 e da una ex officina della vecchia Milano di viale Umbria al numero 120, con le pareti dipinte di nero, una sola lampadina attaccata al soffitto e quattro casse stero, nasce il Plastic. Il nome è lo stesso di una band di amici giapponesi di Nicola Guiducci, da sempre l'anima artistica del club al fianco di Lucio Nisi, Pinky Rossi e Sergio Tavelli. Presto diventa un punto di riferimento del panorama notturno milanese, il ritrovo di esteti, bohemienne, trend setter e chiunque sia alla ricerca di posto dove giocare con le tante sfumature di sé, anche travestendosi. Niente liste o prenotazioni, l’unica discriminate per accedere bisogna essere scelti e superare la rigida selezione all’entrata. Per oltre trent’anni il Plastic accoglie un eclettico mix di stravaganza, stile, kitsch ed eccentricità. Madonna lo adora perché è “il locale più democratico del mondo"; Keith Haring nei suoi diari scrive "Qui mi sento come a New York”; Freddy Mercury gioca a biliardo; Elton John, David Bowie, Amy Winehouse, Vincent Gallo, Damon Albarn ci hanno trascorso diverse serate; i Pink Floyd e Anna Piaggi sono avventori abituali, come sono presenze fisse ancora oggi Gianbattista Valli, Alessandro dell'Acqua, Stefano Gabbana, Maurizio Cattelan o Francesco Vezzoli.
Quando, a marzo 2012, il club chiude per trasferirsi poco dopo in un’altra zona della città, un’area industriale in via Gargano 15, poco o nulla è cambiato. Nemmeno la musica, che rimane un calderone che comprende di tutto: dall’elettronica di Bristol e il pop di Manchester anni ’90 al revival degli anni ’80 con hit di Viola Valentino e Patrizia Pellegrino, da Miss Kittin all’underground di Nul.
Cocoricò - Rimini
Dopo un debutto disastroso, il Cocoricò, un nome onomatopeico che evoca il canto del pappagallo, inizia la sua storia il 9 marzo del 1990 e, una serata dopo l’altra, si guadagna un posto tra i superclub più importanti del mondo, insieme al Berghain di Berlino o all’Ushuaïa di Ibiza. Tanti i dj che si avvicendano alla consolle, fondendo generi e tendenze musicali e contribuendo a scrivere la storia dell’house e della techno, ma non i Daft Punk che, secondo una storia ormai diventata leggenda metropolitana, in una notte dell'estate 1997 sono stati cacciati a forza dalla consolle perché la loro musica non piaceva ai clienti. Pare che il dj resident, Cirillo, sia arrivato e abbia strappato dal piatto il vinile che stavano suonando. Risultato? Rissa sfiorata e una storia quasi leggendaria.
Gli elementi che fanno la fortuna della discoteca, anche dopo la chiusura nell'agosto 2015 per la morte di un ragazzo causata dall’assunzione di sostanze stupefacenti, sono diversi. Non solo ritmi serrati che travolgono migliaia di persone e personaggi iconici come Jean-Paul Gaultier, Franco Moschino, Grace Jones, ma anche performance teatrali, reading, happening e l'allestimenti che spesso anticipano mode e tendenze. La vera caratteristica che rende il club riminese unico e riconoscibile è la forma piramidale, un omaggio alla piramide del Louvre, che ha ispirato anche il design di una lampada creata da Renzo Serafini.
Guendalina - Santa Cesarea Terme
Se la location ha un peso nel determinare il grado di coolness di un club, allora il Guendalina di Santa Cesarea Terme (Le), interamente all’aperto, situato a sulla costa adriatica del Salento, tra le colline, a due passi dal mare, ha un posto alto in classifica e non stupisce che rientri nell’ambita lista dei top 100 di DJ Mag. Sarà forse per la magia di vedere l’alba al ritmo house che, dal 1997, le sue due piste, L’Arena e Le Terrazze, hanno richiamato migliaia di clubbers pronti a ballare fino alle prime luci del mattino sulle scelte dei migliori djs e producers del pianeta. Qualche nome? David Guetta, Frankie Knuckles, Ralf, Luca Agnelli, Ilario Alicante, Satoshi Tomiie, Sven Vath. L'evento da non perdere, però, è il Guendalina Music Festival, che si tiene ogni anno ad agosto: 48 ore di musica no stop e artisti da tutto il mondo.
Goa Ultrabeat - Roma
L’arredamento è cambiato più volte nel corso degli anni, ma il coccodrillo ed il Ganesh disegnati sul pavimento dell’ingresso sono rimasti lì, intatti, a testimoniare la filosofia degli esordi, come ricordano i suoi proprietari, Giancarlino e Claudio Coccoluto. Cosa succede se sono due mostri sacri della musica house italiana a gestire un club? Trasformismo, videoproiezioni e rappresentazioni artistiche promotore di tendenze, novità e grande cultura musicale. Lo spazio in via Libetta 13, inaugurato il 29 ottobre 1995 sulle ceneri di un ex officina di riparazioni moto, che prende il nome dai famosi full moon party sulle spiagge indiane, è sicuramente una delle realtà più conosciute a livello internazionale, grazie all’atmosfera, ad appuntamenti come Goa Ultrabeat con elettronica e house ultra minimal, ma, soprattutto, grazie alla musica che spazia da Howie B a Goldie, da Peaches a Grandmaster Flash, da DeWalta a Ricardo Villalobos.
Il Muretto - Jesolo
La discoteca, un complesso di 2000 mq di superficie, nasce nel 1961 da un’idea di Vasco Bettin ed esplode negli anni ’90, in contemporanea con il periodo d’oro della dance, quella suonata da Albertino e la crew del Deejay Time. È un successo rimasto intatto, mai scalfito dal tempo, ottenuto a colpi di beat di musica house ed elettronica, suonata da gente come David Guetta, The Chemical Brothers, Skrillex, Tiësto, David Morales, Roger Sanchez e Bob Sinclair. L’asso nella manica? Il Full Moon dj Festival sulla spiaggia del Faro, in riva al mare di Jesolo, dove arrivano migliaia di giovani provenienti da tutta Italia e dai confini europei per assistere a performance uniche. Una curiosità: la leggenda metropolitana, smentita dai protagonisti, ma che continua ad essere raccontata da anni è una furiosa litigata di Vasco con la compagna, con tanto di schiaffi e scarpe lanciate. Sarà vero?
Kindgarten - Bologna
Il Kindergarten nasce il 23 Giugno del 2006, nel capannone in via Calzoni 6 a Bologna, che per anni ha ospitato i live dell'Officina Estragon, e inizia la sua storia all’insegna dell’underground con il concerto/performance di FM EINHEIT degli Einstürzende Neubauten, band di Berlino icona della musica Industrial negli anni Ottanta. Da quel giorno in poi, ha reso i week end bolognesi delle vere e proprie maratone musicali, grazie a serate uniche e a live di artisti che si sono esibiti sul famoso palco con la gabbia: dai grandi nomi della musica elettronica come Ritchie Hawtin e Autechre fino alle punte di diamante della scena electro e pop internazionale come Bloody Beetroots o Asian Dub Foudation, ma anche giovani talenti come Capo Plaza o Sfera Ebbasta.
Metropolis - Napoli
La fortuna del Metropolis, come quella del clubbing a Napoli (e non solo) è strettamente connessa agli Angels of Love, collettivo di party makers, nato nel 1990, dalla mente di Charlie Hall, Eren, Mr. Monday e Claudio Coccoluto. Sono loro ad urlare al mondo che la musica del momento è l’house e, per diffonderla, organizzano serate ovunque, in tendoni da circo dismessi, in hangar, addirittura in un capannone dove raccoglievano le patate suona per la prima volta in Italia Frankie Knuckles, uno dei pionieri del genere. Proprio al Metropolis di Ischitella, paese della periferia di Napoli, il gruppo di promoters, realizza il primo concerto dance del più famoso musicista drum n'bass del mondo: Goldie.
Una curiosità: in questo club partenopeo vengono sperimentate le prime serate hip hop che hanno un successo inaspettato coinvolgendo giovani da tutta Italia.
Alterego - Verona
Riaperto nel 2015, il locale attualmente è concepito come un contenitore di musica commerciale, hip-hop e revival anni novanta, house e tecno, con ospiti famosi provenienti in gran parte dal mondo del piccolo schermo.
I Murazzi - Torino
Se oggi il Club to Club è l'evento simbolo della torinesità danzante, in passato questo ruolo era rivestito da i Murazzi, cioè quella parte di lungofiume del Po, sotto Piazza Vittorio. Non un semplice luogo pieno di bar, club e discoteche, ma il vero e proprio cuore pulsante della notte cittadina. Spiegare l’atmosfera che si respirava a chi non li ha frequentati, prima del “restyling” degli ultimi anni, è quasi impossibile. Il segreto forse era nell’energia che quella zona sprigionava, creata dall’incontro tra di loro delle persone più diverse fra loro, che di giorno probabilmente non si sarebbero mai frequentate, ma per un misterioso cortocircuito davano vita alle storie “più assurde, belle e poetiche”, come le ha definite qualcuno.
Il locale più storico e significativo tra quelli dei Murazzi è il Circolo Amici del Po, meglio conosciuto dai torinesi come "Giancarlo". Era un appuntamento fisso per migliaia di frequentatori delle arcate in riva al Po, una sorta di discopub affollatissimo che metteva musica diverse a seconda del mood delle serate.