A Guide to All Creative Directors

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Sempre più persone vanno al ristorante da sole

Un’abitudine sempre più frequente tra Millennial e Gen Z

Sempre più persone vanno al ristorante da sole Un’abitudine sempre più frequente tra Millennial e Gen Z

Fino a qualche anno fa sedersi da soli al tavolo di un ristorante era spesso visto come una soluzione di ripiego, una necessità più che una scelta. In genere veniva letta come una condizione tipica di chi viaggiava per lavoro o di chi, per varie ragioni, si trovava senza compagnia durante i pasti. Oggi, invece, mangiare da soli sta diventando un fenomeno più frequente e meno stigmatizzato a livello sociale. L’aumento di prenotazioni per una sola persona nei ristoranti di molte città conferma un cambiamento nelle abitudini sociali e nelle percezioni culturali rispetto a questa pratica. Come riporta la CNN, secondo uno studio di OpenTable – una delle principali piattaforme di prenotazione online – nell'ultimo anno in molti ristoranti si è assistito a un incremento di prenotazioni singole. Inoltre, un sondaggio commissionato dalla stessa azienda ha rivelato che il 60% degli intervistati ha cenato da solo almeno una volta nell'ultimo anno, con una percentuale ancora più alta tra Millennial e Gen Z. Mangiare da soli è sempre più spesso una scelta deliberata – addirittura ambita. Se in passato l'idea di pranzare o cenare senza compagnia era associata alla solitudine, oggi è maggiormente considerata una forma di self-care. Anche Forbes scrive che il motivo principale per cui sempre più persone scelgono di farlo ha a che fare con il benessere personale: «La pace e la tranquillità sono una priorità assoluta per chi sceglie di mangiare da solo». Ritagliarsi del tempo per sé, infatti, può essere un modo per godersi un buon pasto senza distrazioni – in un momento in cui l’attenzione per la ristorazione, il fine dining e più in generale la cucina è molto alta, anche grazie ai social media.

Molti ristoratori stanno iniziando ad abbracciare questo cambiamento culturale. Invece di considerare i clienti che si presentano da soli come un problema logistico, come spesso succedeva fino a qualche anno fa, sempre più locali stanno adattando i loro spazi e le loro offerte per favorire questa tendenza. Alcuni ristoranti stanno ad esempio prevedendo tavoli più piccoli o posti a sedere appartati per offrire maggiore comfort e intimità a chi non ha compagnia. Un’altra soluzione è far accomodare le persone al bancone. Qui in genere vi si siedono clienti che non vanno nei ristoranti solo per la socialità ma perché vogliono essere intrattenuti: da lì si può osservare come lavora la cucina, gli impiattamenti e gli ingredienti utilizzati. E in questi casi il fatto di essere da soli spesso diventa del tutto secondario. Chi lo pratica, descrive il solo-dining come un’esperienza estremamente positiva: alcuni lo vedono come un'opportunità per concentrarsi meglio sul cibo e sull'ambiente circostante, mentre altri lo usano come occasione per interagire con il personale di sala e di cucina. Questo fenomeno, con ogni probabilità, è il riflesso di un più ampio cambiamento sociale: il numero di persone che vivono da sole è infatti in costante crescita. Negli Stati Uniti, secondo i dati riportati dalla CNN, il 30% della popolazione è in questa condizione – un numero in forte aumento rispetto ai decenni precedenti. Ma è mutato anche il modo in cui le persone cercano e si affezionano a certi locali e ristoranti. Grazie ai social media è più facile scoprire e vedere come lavorano precisi indirizzi: scegliere di provarli da soli è l’occasione per sperimentare dal vivo ciò che si era precedentemente imparato a conoscere online.

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Resta il fatto che mangiare da soli non è ancora del tutto accettato, specialmente in culture in cui il cibo è visto principalmente come un momento di aggregazione. Qualche anno fa la studiosa Rebecca Ratner, professoressa di marketing alla Robert H. Smith School of Business, aveva spiegato al Washington Post che molte persone rinunciano a esperienze potenzialmente piacevoli – come andare al cinema, visitare un museo o cenare fuori – per paura di sentirsi a disagio a farle da soli. Essendo molto soggettiva, questa tendenza è vera ancora oggi. Ma ci viene in aiuto la psicologia: come dimostrano diversi studi, le persone in genere sopravvalutano il giudizio che gli altri hanno di loro. Secondo la teoria nota come “effetto riflettore”, spesso gli individui sono molto meno inclini di quanto si creda a esprimere una forma di critica verso chi si concede esperienze in solitaria. Secondo Ratner, il modo migliore per superare l'imbarazzo ancora presente in certe persone quando vanno a mangiare fuori da soli è semplicemente provare a farlo più spesso: «Abbiamo bisogno di persone convinte che divertirsi da soli sia una cosa figa».