
A Milano i cinema chiudono per diventare centri commerciali
Ma non date la colpa a Netflix
24 Febbraio 2025
Milano ha un problema con il cinema. Le sale storiche della città stanno progressivamente chiudono i battenti per fare spazio a supermercati, palestre, alberghi e negozi. Secondo quanto riportato da Corriere della Sera, mentre negli anni Ottanta a Milano si potevano contare quasi cinquanta cinema solo nel centro di Milano, oggi si arriva appena a otto. Questo drastico cambiamento è testimoniato dal destino di luoghi storici: al posto del Nuovo Arti di via Mascagni oggi sorge il club Soho House; al posto del cinema Maestoso in corso Lodi ora c’è una palestra Virgin e sulle ceneri dell’Adriano è sorta una torre residenziale. Anche il cinema Apollo ha lasciato spazio a un Apple Store, mentre il celebre e storico Odeon, inaugurato nel 1929, è stato acquistato dalla Rinascente nel 2023. Il Plinius in viale Abruzzi, teatro storico in cui Totò fece la sua prima apparizione in una città del nord e poi trasformato in multisala dal 1967, è stato in parte riconvertito in supermercato dopo la ristrutturazione del luglio 2024. Ma la trasformazione degli spazi cinematografici, come vedremo, non è dovuta soltanto all’evoluzione dei consumi.
È l’ultimo giorno per il cinema Odeon.
— Rozzo Cibernetico (@shock_inmytown) July 31, 2023
Da domani sarà definitivamente chiuso, al suo posto arriverà l’ennesimo orribile centro commerciale.
Aveva 10 sale e 2.250 poltrone: su alcune di esse, in questi 7 anni a Milano, ho visto tanti film, mi sono commosso, ho riso.
Mancherà. pic.twitter.com/mibabYw11Q
I cinema milanesi devono parte della loro rovina nella normativa edilizia della città. Come spiega il Corriere, «a Milano è sempre stato possibile il cambio di destinazione d’uso degli immobili occupati da cinema», e negli ultimi anni oltre un centinaio di sale si sono riconvertite «per il 60% in negozi, ristoranti, locali o spazi per eventi». Barbara Coppetti, ricercatrice del Politecnico in Composizione Architettonica e Urbana, ha spiegato al quotidiano anche perchè molti cinema restano chiusi per diversi anni prima di essere ristrutturati, rilanciati o sostituiti: a quanto pare trasformare gli spazi non è facile, spiega l'esperta, dato che «gli edifici hanno strutture interne non molto flessibili». A Roma, invece, la situazione era stata finora diversa in quanto protetta da vincoli normativi, ma ora è in discussione una legge regionale che, se approvata, renderebbe più facile il cambio di destinazione d’uso per le sale chiuse. In un testo riportato dal Sole 24 Ore si legge che per «le sale cinematografiche e i centri polifunzionali chiusi o dismessi alla data del 31 dicembre 2023 sono consentiti, in modalità diretta e dopo il decimo anno dalla data di chiusura o dismissione, interventi di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione, [...] per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa riconversione funzionale». Tale proposta ha suscitato l’appello di numerose celebrità del mondo dello spettacolo – tra cui Martin Scorsese, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Marco Bellocchio, Paolo Genovese, Paola Cortellesi, Anna Ferzetti, Valerio Mastandrea e Francesco De Gregori – che hanno espresso una «ferma opposizione all’acquisizione indiscriminata delle sale, anche se abbandonate, da parte di gruppi il cui obiettivo è la riconversione a scopo commerciale».
Paradossalmente, il cinema in Italia sembra essere in buona salute. I dati Cinetel sul 2024 mostrano un incasso superiore a 493 milioni di euro per un numero di presenze in sala pari a 69.709.089, «un risultato in linea con l’anno precedente (-0,4% incassi; -1,3% presenze)». Anche in termini di attivazione di schermi il 2024 è stato un buon anno: 1.305 cinema e 3.532 schermi in totale, un «numero superiore al 2023 sia in termini di complessi censiti (+73) che di schermi (+47)». Allora perché a Milano, e forse a breve anche a Roma, molti cinema chiudono per diventare spazi commerciali? La risposta potrebbe risiedere nell’aumento dell’utilizzo delle piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime, Apple TV o Disney+, che permettono di risparmiare il costo del biglietto e offrono una vasta scelta di contenuti direttamente da casa. Dato il cambiamento dei comportamenti post-Covid, sempre più persone hanno abbracciato il video on demand. Secondo i dati del motore di ricerca Justwatch, «[l]a piattaforma preferita dagli amanti del video on demand in Italia è Netflix, che nel mondo conta oltre 277.6 milioni di abbonati. In Italia, l’ultima comunicazione ufficiale di maggio 2022 attestava sostanzialmente 5 milioni di sottoscrizioni.» Che si tratti dell’avvento dello streaming o della difficoltà sia economica che materiale di mantenere strutture imponenti come le sale cinematografiche, è innegabile che ogni chiusura rappresenti una perdita per la cultura e la società. Starà alle singole città capire come (e quando) iniziare a supportare i cinema e i loro spettatori.