A Guide to All Creative Directors

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Robert De Niro è l’ex-presidente degli Stati Uniti in "Zero Day"

Il thriller politico sulla dipendenza del mondo dalla tecnologia

Robert De Niro è l’ex-presidente degli Stati Uniti in Zero Day Il thriller politico sulla dipendenza del mondo dalla tecnologia

Nello stesso periodo in cui i cinema italiani ripropongono la visione di Paprika di Satoshi Kon, su Netflix arriva la produzione seriale che vede protagonista del piccolo schermo il gigante Robert De Niro, Zero Day. Seppur trattando di due aspetti diversi, entrambi i prodotti si prefissano di raccontare agli spettatori i deragliamenti della tecnologia, il terrorismo che gioca su tutt’altri e inediti piani, oltre che una guerra che è impossibile combattere con le armi tradizionali e per cui ci si deve ingegnare per riuscire a non annaspare. È incredibile però come l’anime di Kon, tratto tra l’altro da un omonimo romanzo uscito più di dieci anni prima, avesse focalizzato ancor meglio la deriva pericolosa e assassina di internet e i suoi satelliti, ancor più di quanto riesca a fare la serie ideata da Eric Newman, Noah Oppenheim e Michael Schmidt. Per un minuto intero tutta l’America ha subito un blocco tecnologico: qualsiasi server di qualsiasi applicazione di qualsiasi servizio di qualsiasi parte del paese è rimasto per sessanta secondi completamente immobile, freezato, causando cadute di aerei, scontri tra treni e rendendo macchinari vitali inutilizzabili, uccidendo un numero impressionante di persone. 

Un assalto informatico su larga scala che porta con sé un messaggio: succederà ancora. Per impedirlo la Casa Bianca, il cui Studio Ovale è stato occupato dalla presidente interpretata da Angela Bassett, ha richiamato tra i suoi corridoi colui che un tempo abitava le stanze del potere e che in passato aveva già fermamente guidato gli Stati Uniti. Il George Mullen di cui veste i panni De Niro è un politico comprensivo e deciso, democratico ed empatico a cui verrà chiesto di presiedere una commissione speciale che investighi sull’attacco informatico. Una posizione in cui rimarrà incastrato, accettando e pensando di fare il bene del paese. Ma troppi sono gli interessi e troppa poca la fiducia in una burocrazia in cui tutti sono contro tutti e non ci si rivolge più a nessun principio. Anche per Mullen sarà difficile restare presente a se stesso, rispettare il ruolo ricoperto e fare in modo di non rovinare una reputazione che era riuscita a rimanere pulita anche durante il suo mandato da presidente. Ma tra trucchetti ingannevoli e l’età che avanza, per il protagonista anche solo riuscire a comprendere cosa è reale e cosa non lo è sarà una sfida senza uguali. Perché, in fondo, è esattamente ciò che ci viene chiesto ogni giorno: riuscire a distinguere tra ciò in cui credere e ciò che c’è da ripudiare, soprattutto quando di mezzo la politica si fa sempre più fragile e meno a contatto col proprio popolo, destinato a preferire bugie bianche o possibili cospirazioni pur di non dover più riporre la propria fiducia nello Stato. 

Mettendo sul fuoco temi attuali, tra cui la dipendenza del mondo dalla tecnologia, le fake news e il potere delle  big tech nella quotidianità delle persone (con personaggi che richiamano Mark Zuckerberg e Elon Musk), Zero Day costruisce un thriller politico che vuole dire tantissimo ma si arresta in partenza. Osservando la gravità dei problemi moderni e guardando al contemporaneo - soprattutto quando si parla della diffidenza della gente nei confronti degli organi di potere - la serie Netflix prevede un evento che, ad oggi, non risulterebbe così impensabile, ma comunque non aggiunge nulla, in ambito narrativo, se non ulteriore paura e tensione. L'accadimento sembra un déjà-vu per ciò che concerne il tipo di storia, poco intrigante e con una risoluzione che prova a far ragionare su cosa desiderano i cittadini nel quadro generale del presente senza affondare nelle criticità politiche e sociali odierne e buttando in mezzo parole come “app”, “social” e “teorie del complotto” in maniera superficiale. Zero Day prova a tratteggiare un discorso attorno al tipo di potere che bisognerebbe seguire per far tornare le cose a posto e quali possono essere i sacrifici per ripristinare l’ordine, per fare in modo che alla divisione si risponda con un senso di unità. Ma si sgretolano velocemente le buone intenzioni dello show, che non diluisce il proprio racconto e si concentra in un tour de force da sei puntate in cui si provano ad esplorare i piani e i tornaconti, i segreti e i buoni propositi dei personaggi, il tutto cercando di guidare e raddrizzare un paese ormai allo sbando. Una soluzione che non sarà certo Zero Day a trovare, nemmeno dopo aver convinto due star come Robert De Niro e Angela Bassett a partecipare allo show.