A Guide to All Creative Directors

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Meta va da una parte, i suoi dipendenti da un’altra

A molti lavoratori non piace la deriva conservatrice che ha preso l’azienda

Meta va da una parte, i suoi dipendenti da un’altra A molti lavoratori non piace la deriva conservatrice che ha preso l’azienda

Da tempo, i leader delle grandi aziende tecnologiche si stanno avvicinando, in modo palese e a tratti sorprendente, all’amministrazione di Donald Trump. L’allineamento alla visione del nuovo presidente degli Stati Uniti sembra avere un preciso obiettivo: da un lato, evitare che certe sue decisioni politiche possano generare delle ricadute negative sulle big tech, come nel caso di una possibile stretta sulla regolamentazione della concorrenza; dall’altro, ottenere vantaggi dalle misure di che probabilmente Trump introdurrà in vari settori. Non è una mossa scontata, questa, dato che molti imprenditori di spicco – da Elon Musk a Jeff Bezos, fino a Mark Zuckerberg – in passato avevano avuto rapporti difficili con il neopresidente. Trump, ad esempio, ha attaccato spesso le grandi piattaforme, accusandole di incoraggiare una forma di moderazione dei contenuti eccessivamente severa contro gli utenti con posizioni conservatrici. Tra le grandi aziende più criticate dal leader repubblicano c’era la stessa Meta. Tuttavia, di recente, Zuckerberg è stato tra coloro che più di altri hanno cercato di entrare nelle grazie del presidente eletto. Il fondatore di Facebook è arrivato ad ammettere di essersi pentito di alcune sue passate prese di posizione sulla gestione dei contenuti, e ha dichiarato di non aver sempre giudicato opportuna la rimozione di certi post sul Covid-19.

Anche per questo, la recente scelta di Zuckerberg di intervenire in maniera sostanziale sulle politiche di moderazione dei contenuti di Meta non ha stupito gli esperti. La più importante modifica riguarda proprio l’eliminazione di un programma volto a limitare la diffusione di notizie false sui social network controllati dall’azienda. Introdotto nel 2016, il progetto consisteva nel rivolgersi a organizzazioni giornalistiche e fact checker indipendenti per confermare o meno una determinata news, mentre d’ora in avanti Meta sfrutterà strumenti simili a quelli usati da X, dove però da tempo la disinformazione è molto diffusa – cosa che ha portato numerosi utenti e organizzazioni a lasciare la piattaforma. Zuckerberg ha detto di aver preso questa decisione per tutelare maggiormente la libertà d’espressione, ma secondo molti l’iniziativa sarebbe più che altro un tentativo di allinearsi alla retorica del nuovo presidente statunitense. Il New York Times ha definito la vicenda «un chiaro segnale di come l’azienda si stia riposizionando in vista dell’amministrazione-Trump». La recente nomina di Joel Kaplan, dirigente di Meta vicino al Partito Repubblicano, come nuovo responsabile delle politiche globali dell’azienda, insieme all’ingresso nel consiglio di amministrazione di Dana White, anch’essa strettamente legata a Trump, alimentano ulteriormente i sospetti in questa direzione.

In che modo si fanno sentire i dipendenti di Meta

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Di recente, Zuckerberg, in una comunicazione ai dipendenti di Meta, ha difeso la sempre maggiore vicinanza dell’azienda nei confronti della Casa Bianca. «Voglio essere chiaro, dopo molti anni, ora abbiamo l'opportunità di avere una partnership produttiva con il governo degli Stati Uniti. La coglieremo», ha precisato il fondatore di Facebook, definendo «corretta» la strategia adottata dall’azienda. «Il governo può opporsi attivamente, cercando di essere un ostacolo e facendo attrito, oppure può provare ad aiutarti, abbattendo gli ostacoli». A dimostrazione del fatto che molti dipendenti di Meta non condividano il riposizionamento della società, le dichiarazioni riservate di Zuckerberg sono state subito inoltrate alla stampa statunitense e, successivamente, sono state riprese da moltissimi giornali a livello globale. Inutile dire che l’azienda non ha apprezzato, anche perché se fino a poco tempo fa la recente simpatia di Zuckerberg per Trump era velata, ora traspare nettamente dalle sue parole. Meta ha precisato che i responsabili della fuga di notizie verranno licenziati. I casi di questo tipo, però, sono aumentati da quando l’azienda ha iniziato a “fare le fusa” alla Casa Bianca, e non è da escludere che l’incremento del numero di leak da parte dei dipendenti sia un modo per disapprovare le scelte dei vertici di Meta.