A Guide to All Creative Directors

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Elon Musk vuole comprare OpenAI

Ma Sam Altman ha rifiutato categoricamente

Elon Musk vuole comprare OpenAI Ma Sam Altman ha rifiutato categoricamente

Elon Musk sta litigando con qualcuno, di nuovo. Questa volta, al centro del mirino non c’è l’organizzazione che lui stesso ha contribuito a fondare nel 2015, OpenAI. Lunedì, il Wall Street Journal ha riportato la notizia di un’offerta da 97,4 miliardi di dollari — proveniente da un consorzio di investitori capitanato proprio da Musk — per acquisire il controllo dell’azienda, originariamente costituita come non-profit e poi trasformata da Sam Altman in una struttura ibrida con un braccio for-profit. Altman ha subito respinto la proposta con una battuta al vetriolo su X: «No grazie, però possiamo comprare Twitter a 9,74 miliardi di dollari se vuoi». La risposta di Musk non si è fatta attendere, definendo Altman un imbroglione e confermando il clima piuttosto teso fra i due ex partner. Dietro questa mossa  però c’è molto di più di un semplice gioco di rialzi, sopratutto se si considera che Musk ha presentato diverse diffide legali negli anni verso l'azienda, affermando che OpenAI avrebbe tradito la sua missione originaria di nonprofit focalizzata sulla sicurezza e sulla trasparenza, permettendo a Microsoft — suo maggior investitore — di esercitare un’influenza dominante nello sviluppo dell’AI. Secondo quanto riportato da Forbes, l’avvocato di Musk, Marc Toberoff, ha inviato il 7 gennaio una lettera ai procuratori generali della California e del Delaware (stati in cui OpenAI ha sede legale), chiedendo loro di aprire un’asta competitiva per stabilire il valore di mercato effettivo degli asset “caritatevoli” (charitable, dato che l’azienda dovrebbe operare secondo un modello non-profit) dell’organizzazione. L’obiettivo è assicurare che quest’ultima riceva un compenso equo, scongiurando il rischio di un’eventuale sottostima qualora il ramo profit venga scorporato.

OpenAI, dal canto suo, definisce prive di fondamento le pretese di Musk e ribadisce che la nonprofit manterrà una quota di proprietà che rispecchierà il reale valore di mercato della società a scopo di lucro. A supporto della propria posizione, la dirigenza di Altman ha diffuso a dicembre alcuni documenti interni, sostenendo che in passato Musk stesso fosse favorevole alla creazione di una divisione for-profit, salvo poi ritirarsi dall’iniziativa quando non è riuscito a ottenerne il controllo effettivo. Secondo quanto riportato da Forbes, Altman è determinato a separare formalmente la parte for-profit da quella non-profit per raccogliere ulteriori investimenti e sviluppare progetti ambiziosi come la joint venture Stargate, che secondo il Wall Street Journal potrebbe richiedere fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale. Se si stabilisse un valore molto alto per la for-profit, la parte non-profit (che comunque detiene quote di proprietà) potrebbe mantenere un’influenza significativa sulla governance futura, frenando i piani di Altman.

Musk, dopo aver lasciato l’organizzazione, aveva accusato Altman di aver abbandonato gli ideali originari di trasparenza e di essere troppo indulgente nei confronti dei grandi investitori, Microsoft in primis. Non è un mistero, inoltre, che i rapporti tra i due ex co-fondatori si fossero già deteriorati in passato, soprattutto dopo un tentativo — fallito — di Musk di prendere il controllo dell’azienda e la successiva riorganizzazione del consiglio di amministrazione avvenuta nel 2019. A rendere ancora più tesa la situazione, ci si mette lo scambio di frecciatine sui social. Dopo il tweet da parte del CEO della non-profit, Musk è corso sul suo profilo condividendo, come di sua consuetudine, contenuti fuorvianti sulla situazioni che potrebbero influenzare il giudizio dei suoi 217.7 milioni di follower. Nel frattempo, l’avvocato di Musk afferma che il consorzio da lui rappresentato è pronto a pareggiare eventuali offerte più alte. Allo stesso tempo, la riuscita dell’acquisto sembra piuttosto surreale, considerando che l’intera board di OpenAI condivide gli stessi ideali di Altman. Con Musk però, mai dire mai